Varie, 27 gennaio 2011
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Brossard Cecile
• Parigi (Francia) 20 marzo 1969. Nel febbraio 2005, a Ginevra, in preda a «uno stato di profondo smarrimento», sul finire di un gioco erotico sadomaso e di un’emozione violenta uccise con quattro colpi di pistola il ricchissimo banchiere Edouard Stern, con cui dal 2001 aveva una relazione (lui era divorziato) • «[...] Come raccontò poi lei stessa, rea confessa, fu una relazione “di alti e bassi e di sesso estremo”. “Mi tormentava e mi umiliava promettendo soldi e matrimonio” ha raccontato. Ma per l’accusa la donna non lo amava affatto, puntava soltanto al denaro. Riuscì a farsi versare un milione di dollari sul conto corrente ma all’improvviso il banchiere le bloccò il conto e sarebbe proprio questo il movente del delitto. [...]» (“Corriere della Sera” 18/6/2009) • «[...] La storia [...] è di quelle esemplari. Lui ricco, ricchissimo, banchiere di professione, bello, giovane, ancora aitante, ex genero del presidente di una famosa banca d’affari, divorziato, padre di tre figli, dominato dal senso del rischio, cacciatore per hobby, collezionista d’arte e di armi, seduttore compulsivo, capace di grandi tenerezze e molte crudeltà. Lei invece è povera, non bellissima, demimondaine sessualmente disponibile, sposata a chiropratico di vent’anni più vecchio che le fa da ruffiano, pittrice in proprio, ma senz’arte né parte. Ultima fra gli ultimi, è nata da una coppia improbabile della provincia profonda: madre matta con manie suicide, padre sessuomane, uno zio stupratore che abusa di lei bambina. Ha alle spalle un breve apprendistato abortito come commessa in un negozio all’aeroporto di Roissy, e la fredda determinazione di non essere tagliata per il lavoro, che non le permette di “esprimere” la sua personalità. I due dunque si incontrano durante una cena mercenaria in casa di un antiquario. Lei, in cucina con altre ragazze, aspetta che gli uomini finiscano di mangiare. Poi entra in scena per colmare gli appetiti. I due si piacciono, si catturano, si seducono. Diventano in breve tempo inseparabili, si detestano, si evitano, si inseguono, si riprendono, si rilasciano uniti da torbida passione sadomaso. Il loro è un legame insondabile e feroce che entrambi nutrono dando fondo a tutta la gamma di perversioni possibili, e cioè giochi di ruolo, con lei che domina lui e lo maltratta e lui che umilia lei abusandone come se fosse un oggetto: penetrazione a freddo di prima mattina, gatto a nove code, violenze sorde e reiterate come quella di ordinare al posto suo pietanze che lei detesta, mentre lei reagisce lasciandolo pietire per giorni e giorni senza mai rispondergli al telefono, o tirandogli la lingua fuori dalla bocca, mentre stanno mangiando al ristorante, per conficcargli un’unghiata. E poi una cascata di bugie, sotterfugi, vessazioni continue, anche quando tutto sembra volgere al meglio, e i due partono per New York e restano chiusi in casa per quindici giorni in balìa di una libido sfrenata. Lui va ai fornelli e prepara un’omelette, lei si mette in guêpière, tacchi a stiletto, e lo prende a scudisciate con frustino, dopo averlo cosparso di borotalco e infilato in una tutina di lattice per evitare di lasciargli tracce sulla carne viva. Alla fine, c’è il ricatto sentimentale: un bonifico di un milione di dollari versato da lui sul conto di lei, e poi sequestrato in extremis dall’avvocato di lui. È l’epilogo tragico. Una sera, in casa di lui, lei l’ammazza con quattro colpi di pistola e lui muore come un cane, affogato dal sangue nella sua tuta di lattice, seduto immobile su una sedia, con le braccia legate. [...]» (Marina Valensise, “Il Foglio” 27/3/2010).