Cristiano Gatti, il Giornale 27/1/2011, pagina 18, 27 gennaio 2011
Sbagliato o giusto, quel verdetto è un’atrocità - Questa sentenza ha l’effetto di uno sparo in chiesa: improvvisamente, sveglia tutti su una durissima realtà
Sbagliato o giusto, quel verdetto è un’atrocità - Questa sentenza ha l’effetto di uno sparo in chiesa: improvvisamente, sveglia tutti su una durissima realtà. È il momento di spazzare via dalla tavolata, come tirando la tovaglia con un colpo deciso, l’ameno armamentario del nostro facile giallismo tv. Non è più il momento del plastico, dei criminologi svalvolati, del derby tra innocentisti e colpevolisti. È il momento di una riflessione complessa e dolorosa, se ancora ne siamo capaci. C’è un uomo poco più che quarantenne, nel pieno degli anni, con moglie e due figli. Dopo il delitto del ’90, si è rifatto una vita: mai modo di dire è risultato più vero. Sì, Raniero Busco è vissuto un’altra volta. Con un’altra storia, con altre persone e altri progetti. L’idea che adesso questa seconda vita, iniziata a vent’anni e durata esattamente altri vent’anni, debba finire al macero, come non fosse nemmeno mai cominciata, è in ogni caso spaventosa. Per la società, metà della sua vita è inutile, vuota, priva di alcun valore:l’imputato deve riavvolgere il nastro e tornare all’estate del ’90. Lì, come se allora qualcosa o qualcuno avesse schiacciato il tasto dello stand- by, deve adesso ricominciare. Con un’altra storia e un’altra prospettiva. In galera per 24 anni. È giusto così? È accettabile che questo Busco, quarantenne marito e padre di famiglia, sconti la pena per il Busco di allora,ventenne e tutta un’altra persona? Casualmente, non possiamo nemmeno far partire il disco sui tempi della giustizia italiana: come per paradosso, tutto questo avviene invece per la sua insospettata efficienza, o almeno grazie al suo aggiornamento scientifico, che ha sfruttato l’esame del Dna allora impossibile. Niente da fare,non c’è lassismo sul quale infierire con moralismi e indignazione. Non ci sono scappatoie: siamo soli con la nostra coscienza. Il quadro è di una semplicità raggelante. Prima ipotesi: Busco è davvero colpevole. La tentazione è dire subito che allora deve andare in galera, perché quello è il posto degli assassini. Ma persino questo caso, apparentemente così semplice e lineare, implica il suo tormento: davvero è giusto che un altro Busco, nei fatti capace di vivere decorosamente in un consesso civico, come chiedono qualunque pena e qualunque recupero, proprio questo Busco paghi adesso, in un’altra vita, la colpa di quel Busco così diverso e così lontano? Comunque,c’è qualcosa che angoscia. Ma poi, purtroppo, c’è la terribile ipotesi due: Busco è innocente. Allora: un uomo innocente viene prelevato a metà del suo cammino di vita, strappato a moglie e figli, e sbattuto a marcire in cella. Questa ipotesi ci riporta brutalmente all’eterno dilemma di qualunque società civile, sempre attuale e sempre irrisolto: peggio un colpevole in libertà o un innocente in carcere? Entrambi sono orrori. Dovendo scegliere, però, non ho dubbi. Il colpevole impunito è comunque un male sopportabile. Fa rabbia, ma è sopportabile.L’innocente rovinato per sempre è tutt’altra cosa: è un peso che nessuno può umanamente sostenere, mai.