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 2011  gennaio 27 Giovedì calendario

Le grandi manovre di Gheddafi sulla Tunisia - Questa volta per Gheddafi la tenta­zione è forte. È dal 1969, da quando è salito al potere, che il raìs sogna di espandersi a ovest, arrivare fino a Tuni­si, e poi ancora più in là, al Mediterra­neo

Le grandi manovre di Gheddafi sulla Tunisia - Questa volta per Gheddafi la tenta­zione è forte. È dal 1969, da quando è salito al potere, che il raìs sogna di espandersi a ovest, arrivare fino a Tuni­si, e poi ancora più in là, al Mediterra­neo. E oggi che la Tunisia ha il fianco scoperto, a Gheddafi viene l’acquoli­na. Il Paese è debole, soffre; la rivolta ha fiaccato un Paese già alla fame. Ben Alì è fuggito e il nuovo governo fa fatica a reggere. Da Tripoli Gheddafi guarda e pensa. Vede le masse insorgere. Tuni­sia, Egitto, e poi Marocco Algeria, fino ad arrivare alla Giordania e allo Ye­men: polveriera Maghreb, così la chia­mano gli analisti. Il raìs sa che hanno ragione. Non c’è da fidarsi di quella rabbia collettiva, il lan­cio delle pietre potrebbe arrivare lonta­no e colpire anche lui. E quando marte­dì è esplosa la rivolta anche in Egitto, Gheddafi ha cambiato idea sulla rivolu­zione tunisina. «Non possiamo essere contro la volontà del popolo tunisino. Noi siamo con loro». Un discorso completamente diverso da quello fatto un paio di giorni prima, quando dallo stesso palazzo si affaccia­va e giurava: «Ben Ali resta il legittimo presidente della Tunisia. Non c’è nes­suno che possa governare il Paese me­glio di Ben Ali». In questi giorni le cose per il colonnello devono essere cambia­te. «Se il popolo ha scatenato la rivolu­zione- ha spiegato - ha il diritto di darsi un governo. Io non posso che sostene­re questo orientamento, se si indirizza verso il potere delle masse». Poi il colpo finale: «Ciò che accade in Tunisia è di primario interesse per la Libia. Ma io ho paura che la rivoluzione del popolo tunisino venga rubata al po­polo tunisino. Ci sono manovre all’in­terno e da parte di interessi stranieri». Le valutazioni non sono facili. Qui tut­to cambia giorno per giorno. Lo stesso leader libico prepara diverse strategie. Il colonnello vuole restare in sella, si muove in fretta, cerca nuovi alleati e scarica il vecchio Ben Ali. Gira le spalle a questa amicizia iniziata nel 2004, pro­prio quando Muammar sembrava cam­biato per sempre, quando annunciava di voler intrecciare rapporti economici con Tunisi e rinunciare alle armi di di­struzione di massa. Eppure tra i due Pa­ese c’è stato odio e sangue. Era il 1980 quando Gheddafi perse la pazienza. Dopo quindici anni di rapporti tesi e un clima da guerra fredda, il 26 gennaio un commando proveniente dalla Libia si impadronì della città di Gafsa. «Un movimento che porterà alla liberazio­ne del popolo tunisino», dicevano gli uomini del commando. Una minaccia debellata dall’intervento della Fran­cia. Ma oggi la situazione è cambiata. Con quasi tre miliardi di dollari di inter­scambio, la Libia è al quinto posto negli scambi commerciali. «Oggi a tremare ­spiega Le Monde­restano i leader del­l’opposizione tunisina. Sanno che il raìs possiede le leve per intervenire a Tunisi. E non si tratta solo di leve econo­miche ».L’influenza di Muammar è for­t­e e lui non vuole certo rischiare di cede­re il posto.