JASON BUSH, La Stampa 27/1/2011, 27 gennaio 2011
In Russia torna l’inflazione ora il Cremlino deve agire su rublo e deficit fiscale - L’ economia russa è stata colpita duramente dalla crisi, ma c’era un aspetto positivo: l’inflazione era sotto controllo
In Russia torna l’inflazione ora il Cremlino deve agire su rublo e deficit fiscale - L’ economia russa è stata colpita duramente dalla crisi, ma c’era un aspetto positivo: l’inflazione era sotto controllo. Dopo avere galoppato per anni a tassi di due cifre, a luglio del 2010 era scesa al 5,5%, il minimo storico dell’epoca post-Urss. Ora sembra che le promesse di un futuro luminoso fossero premature. L’ultimo dato sull’inflazione - l’8,8% negli ultimi 12 mesi - si era attestato a un livello analogo a quello dell’anno precedente, ma le autorità avevano già avvertito che avrebbe presto potuto superare il 10%. Certo, l’impennata dell’inflazione può essere in gran parte attribuita al rincaro degli alimentari, che a sua volta può essere ricondotto alla sfortunata siccità della scorsa estate. Ma questo non basta come unica spiegazione. La fiacca politica monetaria ha attizzato le fiamme. La massa monetaria M2, un buon indice di previsione per l’inflazione, è salita del 30% l’anno scorso. I tassi di interesse non sono riusciti a tenere il passo con l’aumento dell’inflazione: il tasso di rifinanziamento della banca centrale è ora di un intero punto percentuale al di sotto del tasso di inflazione headline. Un’impennata dei tassi è inevitabile, ma la persistente incapacità della Russia di domare le spinte inflazionistiche fa pensare anche a problemi di tipo strutturale. La sua abitudine di intervenire sul tasso di cambio anziché sull’inflazione può essere considerata la causa principale del notevole rafforzamento della moneta dell’anno scorso. Nella prima metà dell’anno la banca centrale era intervenuta per frenare l’ascesa del rublo, privilegiando la competitività a scapito dei timori sull’inflazione, per poi alleggerire la sua azione solo nel momento in cui la valuta ha iniziato a indebolirsi contro il paniere di riferimento dollaro-euro. La politica fiscale è un’altra area in cui le credenziali antinflazionistiche della Russia lasciano molto a desiderare. Ora la scelta più saggia sarebbe quella di lasciare apprezzare il rublo e di usare i nuovi proventi incassati dal petrolio per ridurre il deficit fiscale, che le stime di quest’anno danno al 3,6%.