Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 27 Giovedì calendario

Musei belli e impossibili? - Due mesi per entrare nel sacrario del Cenacolo Vinciano, in Santa Maria delle Grazie a Milano: dopo regolare prenotazione, s’intende, al sito www

Musei belli e impossibili? - Due mesi per entrare nel sacrario del Cenacolo Vinciano, in Santa Maria delle Grazie a Milano: dopo regolare prenotazione, s’intende, al sito www. cenacolovinciano.net, e il biglietto per l’affresco preferito da Dan Brown costa sei euro e mezzo. Prenotazioni obbligatorie anche per la Cappella degli Scrovegni di Padova (13 euro a ingresso, a gruppi di 25 persone) e per gli Uffizi di Firenze (da 9 euro e 45), se si vogliono evitare code chilometriche. Le stesse che si presentano inesorabili davanti ai Musei Vaticani: due ore di media, che possono diventare tre o quattro nei periodi di punta. Capita così che, per aggirare l’ostacolo, fioriscano le agenzie che organizzano tour agevolati alle bellezze d’Italia: l’esempio più divertente (ma qualcuno è autorizzato a storcere il naso) riguarda la Cappella Sistina, dove è diventata una moda per turisti romantici formulare la domanda di matrimonio sotto gli affreschi michelangioleschi. Commento di uno storico dell’arte: «Non porterà mica scalogna andarsi a fidanzare sotto il Giudizio Universale?». Data però la fame non placata di beni artistici, pronti e subito, che continua a infervorare una parte degli italiani (anche se, come vedremo fra poco, c’è chi polemizza con questa forma di consumo culturale), ecco dunque fiorire i portali, taluni anche piuttosto misteriosi e non solleciti nel rispondere al telefono, che permettono di tagliare le code. Ma il settore è una giungla, e la molteplicità degli accessi non tanto chiara. Tanto più che càpita, ogni tanto, di pescare sui giornali certe foto di divi americani in rapinoso pellegrinaggio: George Clooney alla Sistina, per esempio, e lì non c’è nessuno che lo scocci con la richiesta d’autografo. Stefano Landi, presidente di una società di consulenze sul turismo e sul territorio, la SL&A, ha pronto, per spiegarci quel che succede, un paragone con la Sanità. «Anche per gli ingressi al museo possono distinguersi un livello Asl, il corrispettivo dell’intramoenia e quello del ricovero in clinica privata. Se per andare agli Uffizi lei semplicemente si mette in fila, è come se si rivolgesse alla mutua: trattamento di base, con una certa scomodità. Se pretende un servizio un po’ più sofisticato, si attacca al computer o al call center, mette mano alla carta di credito e, con un piccolo sovrapprezzo, è certa di poter penetrare nella grotta di Ali Babà. Magari non nel giorno che aveva stabilito: anche qui c’è il rischio dell’overbooking, come se si prenotasse un volo low cost. Il portale Prc, per esempio, autorizzato dal ministero dei Beni Culturali, gestisce ben 88 siti, dal Colosseo a Pompei, dal Palatino al Foro». E la clinica? «Come il primario si porta in clinica certi pazienti, così la guida turistica i clienti se li può andare a pescare proprio nella fila. Ne assolda un certo numero, si fa pagare un bel sovrapprezzo e poi passa per lo sportello “gruppi”, che non ha bisogno di prenotazioni, per una visita di 45 minuti circa. La tariffa speciale è dichiarata a chiare lettere, e dunque il metodo non è illegale. E questo è il mercato esplicito». Dunque, c’è dell’altro... «Per continuare nella metafora, ci sono anche i malati che riuniscono i chirurghi migliori sulla piazza per un consulto in una casa di cura svizzera. Sono quelli che possono spendere forte e hanno sempre disponibili le chiavi dei musei». Si favoleggia, sempre alla Sistina, di coppie di americani che hanno pagato, sull’unghia 10 mila euro. «Già, ma tutto questo avviene in uno Stato extracomunitario», sottolinea sornionamente il critico d’arte e star di Rai 5 Philippe Daverio. «La Città del Vaticano legittimamente aspira a un gettito d’introito, l’ha sempre fatto e non ci trovo nulla di male. La questione è un’altra: a questa storia dei tesori artistici inaccessibili non ho mai creduto. Non parliamo dei famosi quadri in deposito, che stanno lì per ottime ragioni. Il tema delle code e delle liste d’attesa è mal posto: tutti ad affollarsi per i quadri-evento, per la “Donna allo specchio” di Tiziano appesa a Palazzo Marino di Milano, senza ricordarsi che per un bel pezzo è stata a Mantova e quasi nessuno se n’era accorto. Vogliamo citare, invece, certi meravigliosi musei che nessuno visita mai? Quelli di Palermo? Il formidabile Palazzo Piccolomini in mezzo alla campagna? La Galleria Corsini di Roma che rischia grosso? Sono questi i veri casi culturali».