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 2011  gennaio 25 Martedì calendario

PERCHÉ ZAPATERO RIUSCIRÀ A SFUGGIRE ALL’INCUBO DEFAULT

E così restiamo in attesa. In attesa della nuova ondata di dati sullo stato di salute di Eurolandia e in attesa che i politici escogitino qualche espediente per rassicurare i mercati, dimostrando che l’eurocrazia ha finalmente trovato una struttura di controllo dei bilanci nazionali come richiesto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, tesoriera generale dell’Eurozona.
Nel frattempo, tutto ruota intorno alla Spagna, la quinta economia europea. La Grecia è andata, l’Irlanda è andata, il Portogallo sta per andare e tutti e tre dovranno ristrutturare in un modo o nell’altro le loro finanze. Ci sono buoni motivi per credere che la Spagna sfuggirà al destino in serbo per i suoi compagni minori di indebitamento. Nel suo nuovo rapporto, dal titolo incoraggiante Spagna: sostenibile!, Goldman Sachs sostiene che il debito pubblico spagnolo «non supererà probabilmente il picco del 90% del pil: difficilmente si verificherà un caso di insolvenza». Gli economisti di Goldman Sachs ammettono comunque la possibilità di una crisi di liquidità che potrebbe costringere la Spagna a richiedere «assistenza esterna», vale a dire un salvataggio. Un rischio che la classe politica di Eurolandia potrà tenere sotto controllo. Partiamo dalla situazione finanziaria della Spagna, a confronto con quella del terzetto in difficoltà. Secondo l’Economist, il debito pubblico della Spagna è al 64% del pil, ben al di sotto dei livelli di Portogallo (83%), Irlanda (97%) e Grecia (140%). I titoli di Stato decennali hanno un rendimento che è circa la metà rispetto a quelli greci. «La Spagna è probabilmente solvente» conclude l’Economist, con un «onere del debito atteso_ simile a quello delle sicure Francia e Germania». La parola chiave è «probabilmente», che non equivale esattamente al visto «Sostenibile!» di Goldman Sachs. Tutto dipenderà da quattro fattori. Il primo è il contesto macroeconomico di Eurolandia nel suo complesso. Attualmente il futuro dipende da un delicato equilibrio tra il proseguimento della crescita trainata dalla Germania e il rallentamento causato dalla decisione della Bce di irrigidire la politica monetaria per contrastare le pressioni inflazionistiche, ora vicine a livelli che, se dovessero persistere, la Bce non è pronta ad accettare. Nel breve termine, il livello dell’euro dovrebbe mantenere in attività la macchina delle esportazioni tedesche e la nuova propensione alla spesa dei consumatori tedeschi dovrebbe dare all’intera Eurolandia un certo stimolo. Un secondo fattore sarà il comportamento dei consumatori spagnoli, fortemente indebitati. I nuclei familiari hanno ridotto sensibilmente il livello di indebitamento, riducendo così l’onere del pagamento degli interessi, e ora sono di fatto beneficiari netti dei pagamenti di interessi. Ciò fa ben sperare, almeno per la stabilizzazione della spesa per i consumi, a patto che si interrompa il calo del reddito delle famiglie. Secondo gli economisti di Jefferies Fixed Income, nel 2010 il reddito disponibile reale delle famiglie è diminuito di quasi il 6%. Se il calo dovesse continuare a questi ritmi, tutti i pronostici sbaglierebbero e la Spagna dovrebbe chiedere aiuto ai colleghi di Eurolandia (vale a dire la Germania). Un terzo aspetto positivo è la crescita delle esportazioni che, insieme al calo delle importazioni, ha ridotto il deficit delle partite correnti dal 15% del 2008 al 4,3%. Questo è uno dei motivi per cui l’attività economica non è più in declino e sembra anzi essere in leggera ripresa. Infine, c’è la questione delle banche spagnole, descritta come un disastro. Le casse di risparmio o cajas hanno concesso finanziamenti per circa 189 miliardi di euro a immobiliaristi che a quanto pare non saranno in grado di rimborsare i prestiti. Questo è il motivo che spinge gli investitori a pretendere un premio per concedere prestiti alla Spagna. Dopotutto, finché l’Irlanda non aveva deciso di chiedere il salvataggio delle proprie banche, gli investitori non avevano capito che il Paese era in bancarotta. Sul lungo periodo tutto dipenderà dalla capacità di Zapatero di mettere in atto le riforme, tra cui quella del mercato del lavoro, e di aumentare la competitività e il tasso di crescita del Paese. I sondaggi indicano che non sopravvivrà alle prossime elezioni e che quindi resterà in panchina a guardare.