Luigi Ferrarella-Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 27/01/2011, 27 gennaio 2011
E DUE OSPITI DI ARCORE AVEVANO VERBALI DIFENSIVI. GLI AVVOCATI: E’ CORRETTO —
Sono solo pochi fogli di carta: verbali di indagini difensive nell’interesse di Silvio Berlusconi, e cioè interrogatori di due ragazze ospiti delle feste di Arcore fatti dagli avvocati e parlamentari pdl Niccolò Ghedini e Piero Longo in base all’apposita legge del 2000. Ma pur essendo solo pochi grammi di carta e inchiostro, rischiano di pesare. Per tre motivi. Perché quegli atti sono stati trovati dagli investigatori là dove non sarebbero dovuti essere: a casa di due delle ragazze perquisite venerdì 14 gennaio. Perché entrambi i verbali di indagini difensive, e cioè i due atti con le dichiarazioni rese dalle ragazze ai legali ma non depositati ai pm come invece altri martedì, non risultano firmati a mano dalle due interessate in calce al loro nome dattiloscritto. E perché una delle due ragazze, e cioè non Eleonora De Vivo (che aveva il proprio verbale datato 26 ottobre) ma la dominicana Marysthell Garcia Polanco, era in possesso non del proprio verbale di indagini difensive, ma addirittura di quello contenente le dichiarazioni di un’altra delle ragazze di Arcore, Barbara Guerra. Come è potuta accadere questa commistione che potrebbe suggerire l’idea che le testimoni a favore di Berlusconi si siano passate atti d’indagine per sincerarsi delle rispettive versioni, se non per sintonizzarle preventivamente? «È assolutamente normale che un teste possa avere il suo verbale di indagine difensiva— risponde Ghedini interpellato ieri sera dal Corriere —: io come difensore non ho il divieto di legge di rilasciare una copia alla teste. Se poi chi riceve il verbale lo gira ad altre persone, sono affari loro» . In effetti la legge sulle indagini difensive, nelle quali l’avvocato è «pubblico ufficiale» proprio come il pm nei suoi interrogatori, non contiene un esplicito divieto di rilasciare copia dell’interrogatorio al teste, anche se le «Regole di comportamento del penalista nelle investigazioni difensive» , stilate dall’Unione delle Camere penali italiane, all’articolo 13 raccomandano che «il difensore non è tenuto a rilasciare copia del verbale alla persona che ha reso informazioni» : consiglio che di norma molti avvocati accolgono, proprio per non rischiare di innescare (anche inconsapevolmente) inquinamenti probatori indiretti. Nel caso di specie, l’eventualità di uno scambio di atti tra ragazze lascia comunque l’interrogativo del perché i verbali non siano firmati dalle testimoni. Già nei giorni scorsi, sulla base di telefonate e sms intercettati la notte del 6 ottobre tra il fidanzato ufficiale di Ruby (Luca Risso) e una sua amica, era emerso invece un altro mistero su un interrogatorio-fantasma di Ruby, certamente non eseguito né dai pm, che avevano smesso di interrogarla il 3 agosto, né (per loro dichiarazioni) da Ghedini e Longo, che la interrogheranno solo il 3 novembre e per giunta per iscritto tramite il suo legale Massimo Dinoia subentrato il 29 ottobre al primo difensore di Ruby, Luca Giuliante: e cioè il mistero di chi dunque fossero «l’avvocato» e «l’emissario di lui» che la notte del 6 ottobre— e cioè 20 giorni prima dell’emergere del caso sui giornali, 14 giorni prima dell’inizio della raccolta di indagini difensive da parte dei legali del premier, e quasi un mese prima dell’unico interrogatorio difensivo per iscritto di Ruby depositato l’altro ieri ai pm, — avevano «interrogato» Ruby alla presenza di «Lele» (cioè di Lele Mora) e a tratti dello stesso Risso, raccogliendo l’ «allucinante» racconto di Ruby su «scene hard col pr... con la persona» . In seguito Ruby era stata intercettata mentre ad altre persone accennava di aver rivolto richieste di denaro a Berlusconi in cambio o del proprio silenzio o della propria disponibilità a passare per pazza, in entrambi i casi allo scopo di negare che il premier fosse consapevole della sua minore età quando frequentava Arcore. Adesso nelle nuove carte inviate ieri alla Camera, che aggiungono all’elenco delle feste sotto esame anche quella recentissima del 6 gennaio ad Arcore, sono valorizzate alcune recenti intercettazioni di Ruby con l’avvocato Luca Giuliante in giorni (dal 7 al 12 gennaio) nei quali lui, rimasto a seguire Lele Mora in un differente procedimento per bancarotta, non era più (da fine ottobre) il difensore della ragazza: intercettazioni nelle quali Ruby fa riferimento a «una grossa somma» , parrebbe una richiesta di soldi al premier, intermediata come già in passato da non si capisce quale «avvocato» . Il 7 gennaio, alle 16.25, Ruby chiede a Giuliante: «Siccome io... praticamente non ho modo di parlare con la persona che (Ruby ride, annotano gli inquirenti, ndr) tutti e due conosciamo...» . L’avvocato mormora qualcosa come annuire, e Ruby completa la richiesta: «... eehhm praticamente mi aveva dato una volta un aiuto, tramite sempre l’avvocato... (che non si sa chi sia, ndr). Avrei bisogno dello stesso aiuto, perché comunque in questo periodo non sto lavorando» . «Ci penso lunedì, non ti preoccupare» , conclude Giuliante. Passano tre giorni e Ruby il 10 gennaio vuol sapere: «Ma ne hai già parlato con la persona diretta?» . Giuliante: «No, lo faccio attraverso Massimo» , stesso nome di battesimo del nuovo avvocato di Ruby, Dinoia, il quale però al Corriere afferma di non aver mai avuto con Giuliante discorsi su soldi chiesti da Ruby, ma solo sull’annunciato suo matrimonio con Risso. Il 12 gennaio Ruby richiama la segretaria di Giuliante alle 11.12: «No, embé, perché lui doveva sentire sia Massimo cheee... mm che Ghedini, no?» . Quando Giuliante arriva alla cornetta, fuori conversazione si sente Luca Risso che dice a Ruby «ma chi? Ghedini oooo...» , e Ruby che gli risponde «Luca» , cioè Giuliante. Il quale poi interviene e, a Ruby che gli chiede se abbia parlato con Massimo, risponde «Sì, a posto, a posto, a posto» . Nel pomeriggio dello stesso 12 gennaio, alle 15.56, Giuliante aggiorna meglio Ruby: «Io sono andato perché, chiaramente, bisogna sempre muoverci di persona, e ne ho parlato ieri sera con Massimo, e poi vedi tu, diciamo che io il problema l’ho rappresentato a Massimo... Poi vedi tu, eh?» . E Ruby: «Sì, comunque il discorso è che la somma è grande, perciò comunque, va beh, dai. Vedo vedo cosa devo fare prima e poi ci sentiamo» .
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella