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 2011  gennaio 27 Giovedì calendario

PRENDONO COMPENSI DA LAVORO AUTONOMO, COSÌ IL FISCO INCHIODA ANCHE LE PROSTITUTE


Sono finiti i tempi del mestiere più antico e allo stesso tempo più «nero» del mondo, ora anche per le prostitute è arrivato il momento di pagare le tasse. In attesa che a dirlo tramite una legge sia il parlamento, la commissione tributaria provinciale di Rimini ha messo le mani avanti, rigettando alcuni mesi fa il ricorso di una giovane russa di 28 anni. Attraverso l’utilizzo del redditometro, la ragazza era stata pizzicata nel 2004 dall’Agenzia delle entrate: non aveva mai versato nemmeno un euro alle casse dello stato, ma se la spassava lungo la riviera al volante della sua Porsche e risultava proprietaria di svariati immobili. Da dove venivano i soldi per tutto quel ben di Dio, visto che la giovane non aveva mai dichiarato un bel niente al Fisco? Semplice, ha detto lei facendo ricorso alle contestazioni, «sono una escort e come tale non sono tenuta alla denuncia dei redditi». Peccato però che per il presidente della commissione, il dottor Franco Battaglino, anche i proventi di una prostituta sono riconducibili al «lavoro autonomo», quindi vanno tassati, e poco importa se in Italia l’attività di meretricio non è regolamentata. «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» dice l’ art.53 della Costituzione, prostitute comprese. E così la commissione ha presentato il conto alla 28enne. Per fugare ogni dubbio, i giudici tributari hanno poi stabilito nella sentenza che «non è provato che i redditi accertati dall’ufficio corrispondano a quelli derivanti dall’esercizio della prostituzione». Ma se anche fosse, le tasse vanno pagate ugualmente visto che «i proventi di tale attività (prostituzione, ndr) andrebbero ricondotti nella categoria dei redditi da lavoro autonomo in quanto sussistono tutti i requisiti tipici di tale tipo di lavoro». La ragazza, dimostrando di conoscere le leggi italiane, aveva tentato di ribaltare la sentenza in suo favore, provando la sua attività di prostituta con tanto di sito internet e foto osé. Niente da fare, se non c’è sfruttamento (che è reato) chi vende il proprio corpo lo fa in maniera «autonoma», contrattando liberamente i compensi e quindi va tassato. Solo per il 2004 la giovane russa risultava aver evaso circa 23mila euro, ma il saldo è destinato ad aumentare con gli anni successivi. © Riproduzione riservata