Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 26/01/2011, 26 gennaio 2011
LE CARTE: «TULLIANI IL PROPRIETARIO DELLA CASA» —
La linea della Procura di Roma appare tracciata: il reato non c’è, non cambia nulla. Ci si limiterà a trasmettere le carte provenienti da Santa Lucia al giudice che il 2 febbraio dovrà decidere se archiviare l’inchiesta come sollecitano i pubblici ministeri oppure andare avanti come chiedono gli esponenti della Destra che avevano presentato la denuncia. E sarà lui a dover stabilire la valenza processuale del documento che fornisce l’indicazione precisa sulla titolarità delle due off shore e quindi dell’appartamento di Montecarlo. Secondo il certificato: «Giancarlo Tulliani è il titolare di Timara e Printemps» . Vuol dire che nel luglio 2009 fu proprio lui, il cognato del presidente della Camera Gianfranco Fini, ad acquistare la casa da Alleanza nazionale, schermandosi dietro il paravento delle società caraibiche. Una circostanza che secondo l’accusa non modifica però le conclusioni dell’indagine e presumibilmente sarà proprio questo il parere che sarà espresso in udienza, al momento di fornire una valutazione sul plico trasmesso dalla Farnesina. Sono diversi i fogli giunti al ministero degli Esteri e ora «girati» alla magistratura. Ma quello più importante è certamente l’esito degli accertamenti ordinati dal governo di Santa Lucia dopo che sui giornali sudamericani era stata pubblicata una lettera del ministro della giustizia locale che attribuiva a Tulliani la titolarità delle off shore. La relazione dà conto degli accertamenti svolti, ricostruisce i passaggi finanziari, attribuisce ruoli precisi a chi si è mosso sulla scena della compravendita, compreso James Walfenzao, il fiduciario che firmò per conto di Printemps l’acquisto dell’appartamento da An. Secondo indiscrezioni, nello stesso documento si elencano i tentativi che sarebbero stati fatti in questi mesi per occultare il collegamento diretto tra Tulliani e le società. Ma pure su questo la Procura non sembra intenzionata a svolgere ulteriori controlli «perché— si spiega— si tratterebbe comunque di fatti avvenuti all’estero sui quali non abbiamo alcuna competenza» . Non solo. A chi sollecita ulteriori spiegazioni i pubblici ministeri evidenziano le motivazioni con le quali avevano sollecitato l’archiviazione dell’indagine, in particolare nella parte che riguarda i contratti stipulati per l’affitto della casa di boulevard Princesse Charlotte. «Il contratto di locazione intervenuto tra il locatore Timara priva dell’indicazione che la rappresentava e il locatario Giancarlo Tulliani— sottolinea nella richiesta il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani— reca sotto le diciture "locatore"e "locatario", due firme che appaiono identiche, così come quelle apposte sulla clausola integrativa recante la data del 24 febbraio 2009 allegata al contratto, in cui viene specificata la consistenza dell’immobile» . Ed è proprio questo passaggio a spiegare come mai la Procura ritenga che questi nuovi documenti non cambiano la sostanza dell’indagine. «Per noi — si fa infatti notare a piazzale Clodio— appariva scontato che Tulliani fosse il reale proprietario dell’appartamento, ma non ci interessa perché compito del pubblico ministero era stabilire se sussisteva il reato di truffa e abbiamo ritenuto che non fosse contestabile. Eventuali rivendicazioni di tipo economico devono essere presentate in sede civile» . Sarà questa la linea espressa di fronte al giudice anche perché — viene ribadito — «non siamo stati noi a sollecitare l’invio dei documenti» . La scelta di trasmissione delle carte rimane ancora misteriosa. Nessun ufficio giudiziario le aveva richieste, altrimenti dovevano essere inviate per rogatoria e consegnate al ministero della Giustizia. Valter Lavitola, il titolare dell’Avanti che per primo rilanciò la lettera apparsa sui giornali sudamericani, nega di aver avuto un ruolo di mediatore nella vicenda. Alla Farnesina accreditano la versione che sia stato il governo di Santa Lucia, di propria iniziativa, a voler far conoscere ai colleghi italiani l’esito delle loro indagini. Nelle ultime ore sono state esplorate le due strade possibili per rendere pubblici i documenti: allegarli alle risposte alle interrogazioni parlamentari già presentate da alcuni esponenti del Pdl oppure consegnarle alla magistratura. Il ministro Franco Frattini ha caldeggiato la seconda opzione come «scelta istituzionale» e alla fine questa linea è passata, nella consapevolezza che comunque quelle carte saranno messe a disposizione delle parti processuali e diventeranno note.
Fiorenza Sarzanini