Stefano Zurlo, il Giornale 26/1/2011, pagina 5, 26 gennaio 2011
Toghe e tv: quando il fango uccide - Un tassista e un maresciallo. Per mandarli alla gogna furono sufficienti poche parole
Toghe e tv: quando il fango uccide - Un tassista e un maresciallo. Per mandarli alla gogna furono sufficienti poche parole. Quelle innocenti di una bambina, toccate dalla bacchetta di un pm che le aveva trasformate per magia in un serpente velenoso. E quelle di un politico che aveva allestito la sua requisitoria in un salotto tv trasformato in corte d’assise mediatica. Altri tempi. La metà degli anni Novanta. Ma gli stessi protagonisti di oggi. Lo stesso passo. E le stesse bolle di sapone vendute a peso d’oro. Passano gli anni, ma la cronaca ormai ingiallita non insegna nulla. Pietro Forno indaga sugli abusi sessuali a metà degli anni Novanta e indaga sulla stessa materia anche oggi. Allora c’era di mezzo un tassista, colpevole, colpevolissimo, un mostro, finché un altro pm, nella stessa aula, virò, invertì la rotta e trasformò l’accusa in un atto di scusa. Michele Santoro, invece, non era ancora il liturgico conduttore di Annozero ma il gran cerimoniere di Tempo Reale e nel suo braciere mandò in fumo l’onorabilità del maresciallo Antonino Lombardo. Fu Leoluoca Orlando, sindaco famoso allora e ancora oggi in carriera, ad accendere il fiammifero con una dichiarazione che dal braciere di Santoro raggiunse tutta l’Italia: «La mafia usa pezzi dello Stato. Pezzi dello Stato a Terrasini stanno dalla parte della mafia». Era l’identikit di Lombardo. Sia chiaro. La responsabilità di quelle parole era di Orlando, come quelle di Nadia Macrì, la nouvelle vague delle escort, appartengono solo a lei; e toccherà a lei spiegare perché era convinta di aver visto Ruby ad Arcore il giorno in cui lei non era ad Arcore; e perché i gioielli che le luccicano addosso sono un regalo certificato di Silvio Berlusconi, anche se ex marito, ex fidanzato e madre certificano le sue bugie. Però ci vorrebbe prudenza prima di accendere il fuoco, basterebbe sentire e, soprattutto, far sentire la madre o il fidanzato o uno straccio di parente, prima di passare il megafono a chi lo userà come una mazza per colpire a destra o sinistra, non fa differenza. Sono le regole del gioco. A non rispettarle spesso si strappano i titoli dei giornali e la standing ovation di un’opinione pubblica distratta e confusa. Ma si uccide la verità. E con lei qualche volta muoiono anche le persone. Marino V., il tassista accusato di abusi sessuali sulla figlioletta, è riemerso dopo quattro anni dal precipizio. Lombardo invece no. Per sfuggire alla gogna ha trovato un solo rimedio: un colpo in testa. La riabilitazione, semmai arriverà, sarà postuma. Come nelle “democrazie” dell’Est.