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 2011  gennaio 26 Mercoledì calendario

Dall’attore al finanziere Colpo grosso al camposanto - Pecunia non olet», dicevano gli avi, loro lo sapevano che il denaro è denaro, dunque, benvenuto, sempre e comunque

Dall’attore al finanziere Colpo grosso al camposanto - Pecunia non olet», dicevano gli avi, loro lo sapevano che il denaro è denaro, dunque, benvenuto, sempre e comunque. Anche se ha origini disgustose, inconfessabili. Non c’è limite al peggio come alla fantasia perversa dell’uomo. Perché anche rubare una salma per chiederne riscatto è un’idea che certuni giudicano brillante. Inaccettabile? Come il crimine stesso. Ma c’è pure chi cede a impulsi di fanatismo. Fatto è che nell’aprile del ‘46, Domenico Leccisi e il suo manipolo di «Sam - Squadre d’Azione Mussolini» trafugò dal cimitero milanese di Musocco la salma del Duce. La portò a Madesimo, per restituirla alla famiglia dieci anni dopo. Nell’invero del 1987, nel cimitero della Chacarita di Buenos Aires, tagliarono e rubarono le mani del dittatore argentino Juan Domingo Peròn. Sospettati i «Montoneros», gli estremisti che lui aveva tanto cari. Nessuno pagò il riscatto di 8 milioni di dollari. Dunque, anche i cimiteri sono terreno di caccia. Il colpo più clamoroso, nella notte fra l’uno e il 2 marzo ‘78, a Corsier sur Vevey, in Svizzera. Rubata la salma di Charlie Chaplin e per restituirla si pretendevano 600 mila dollari. La bara venne ritrovata due settimane più tardi, presso il villaggio di Neuville, in Francia. Il catalogo, chiamiamolo così, si apre col furto della salma di Salvatore Matarrese, patriarca della famiglia che ha regalato a Bari un deputato democristiano, un prelato e un presidente di società calcistrica. Era il 23 febbraio 1977, stagione di terrorismi diffusi e i ladroni, lasciata la firma dei Nap, nuclei armati proletari, fecero sapere che avrebbero restituito il caro estinto per un miliardo di lire. La bara fu trovata tre giorni più tardi in un loculo a poche dozzine di metri. L’anno successivo, il 7 aprile, a Nurri, bassa Barbagia, rubarono i resti di Giuseppe Serra, padre del veterinario provinciale di Cagliari: ritrovati un mese dopo, sotto un cumulo di massi, alle porte del paese. Due miliardi il riscatto richiesto per le spoglie di Luigi Pezzullo, figlio di un industriuale della pasta, morto a 19 anni durante un’immersione. Il furto nel cimitero di Eboli, l’8 aprile ‘81, la restituzione, l’ultimo giorno del mese. Colpi di ripugnanti che, purtroppo, hanno fatto scuola e il capitolo successivo di questa storia indecente riguarda Serafino Ferruzzi, fondatore della grande azienda, suocero di Raul Gardini. Rubarono i suoi resti il 31 ottobre ‘87, pretendevano 10 miliardi: la famiglia rispose no, la salma non è mai stata trovata. Il 1992, un anno nero. A Mesagne (Brindisi), il primo maggio fu trafugata la salma di Guido Vece, prezzo della restituzione: 200 milioni. I i carabinieri rintracciarono i resti in un campo vicino al cimimitero otto giorni più tardi. Il 3 novembre, a Cesenatico, rubarono Raffaele Bagni, morto a 3 anni, figlio del calciatore Salvatore. Il riscatto era di 300 milioni, la famiglia avrebbe pagato, ma non si seppe più niente. Due balordi della Val di Susa pensarono di arricchirsi con Enrico Cuccia, sepolto a Meina, sul lago Maggiore. Era il 17 marzo 2001, li presero alla fine del mese e i resti del banchiere vennero recuperati in un fienile. Ora Mike Bongiorno. Purtroppo sono innumerevoli quelli che hanno un solo credo: «Pecunia non olet»