ORIANA LISO FRANCO VANNI, la Repubblica 26/1/2011, 26 gennaio 2011
LA CASA IN CENTRO A 200 EURO AL MESE ECCO LA NUOVA AFFITTOPOLI DI MILANO - MILANO
Un prestigioso trilocale di 150 metri quadri in corso Monforte, centro storico di Milano, si affitta tramite agenzia, quindi sul mercato dei privati, a 51mila euro l´anno: 4.250 euro al mese, spese incluse. A poche centinaia di metri da lì, 132 metri quadri con affaccio sulla Galleria Vittorio Emanuele costano all´inquilino che fa parte di un manipolo di "fortunati" poco meno di mille euro al mese. E basta fare ancora pochi passi per arrivare in corso Italia, dove 70 metri quadri costano 210 euro ogni mese. Anche se le condizioni di stabile e appartamento non sono all´altezza dell´indirizzo, il risparmio - va da sé - è notevole.
Comune di Milano, Policlinico, Pio Albergo Trivulzio: tre enti, migliaia di proprietà immobiliari in città e in provincia, un patrimonio poderoso di 3.700 tra case, negozi e locali in uso ad associazioni che, nonostante le promesse cicliche e i ciclici scandali, resta gestito, nella migliore delle ipotesi, con una buona quota di negligenza. Così si disegna una Milano a due facce: quella, maggioritaria, delle famiglie e dei single che devono riservare una grossa fetta del loro reddito all´affitto, spesa imprescindibile, anche a scapito di altre voci altrettanto necessarie. L´altra faccia è quella di una Milano del privilegio, che spesso non ha niente a che fare con il bisogno. Perché, se non è una colpa pagare un canone bassissimo rispetto a un mercato immobiliare tra i più cari d´Italia, è una colpa – degli enti pubblici – aver permesso che per decenni si stratificassero privilegi. Con il risultato che oggi tanti di quegli indirizzi in pienissimo centro sono abitati da professionisti - medici, architetti, giornalisti... - e da qualche amico e parente di. Non solo da quei bisognosi per aiutare i quali erano nati in anni lontani questi serbatoi immobiliari, ancor oggi rimpinguati da lasciti privati.
Nei giorni scorsi i tre enti, sotto la spinta di partiti d´opposizione e giornali, hanno iniziato a pubblicare sui siti gli elenchi degli immobili. Ma è un´operazione trasparenza con qualche alone di troppo: a volte mancano le date di fine locazione, quasi sempre i nomi degli inquilini, o ancora ci sono generici raggruppamenti di immobili senza alcuna specifica economica. Fa una premessa Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari: «Alcuni palazzi sono malconci, gli enti non pagano le manutenzioni e quindi tocca agli inquilini anche ristrutturare». Ma i confronti sono pesanti. Il quadrilocale in via Dogana vista Duomo a 453 euro al mese, 5.400 euro all´anno? Sul mercato varrebbe cinque volte tanto. I 73 metri quadri in via Bagutta a 331 euro? Un´agenzia immobiliare chiederebbe almeno il triplo. «Il problema, però, non è quello di far pagare di più gli inquilini - argomenta Breglia - , quanto quello della mancanza di regole certe su chi ha diritto a quelle case, e sulle modalità di ricambio degli affittuari. Se un anziano padre ha la pensione minima non dovrebbe subentrargli allo stesso canone il figlio professionista. Milano ha fame di alloggi a canoni bassi per fasce sociali che, altrimenti, sono costrette a lasciare la città». In via Pellico, nel cortile alle spalle di boutique e bar famosi, c´è ancora l´84enne vedova del portinaio dello stabile. Ma nel palazzo successivo c´è anche il modello con pied-a-terre di 80 metri quadri a meno di 500 euro al mese, 5.700 euro in un anno. E in via Caminadella, viuzza chic in zona Cattolica, 177 metri quadri non arrivano a 2mila euro al mese, grazie ai contratti del Policlinico.
Per comprendere come sia nata la giungla dei prezzi e dei favori è necessario andare indietro nel tempo fino alla fine degli anni Settanta quando Trivulzio, Policlinico e in parte anche il Comune affittavano le proprie case a prezzi di equo canone con bandi aperti che premiavano i bene informati. «I primi a sapere delle case in affitto erano i primari e i dirigenti dell´ospedale, ma anche i politici - racconta un anziano funzionario del Policlinico, oggi in pensione - lo dicevano agli amici, che facevano richiesta». Nulla cambia fino al 1992, quando la legge 359 introduce i "patti in deroga": ogni ente può decidere se affittare gli appartamenti che si liberano a prezzi di mercato oppure confermando l´equo canone. Trivulzio e Policlinico scelgono la seconda ipotesi per la maggior parte del patrimonio, il Comune valuta caso per caso. Palazzo Marino negli anni Novanta diversifica i nuovi contratti al punto che nello stesso stabile c´è chi paga l´equo canone, chi è "concessionario di spazi" e chi versa cifre vicine a quelle di mercato. Vicine, ma mai troppo: in via della Guastalla, zona Tribunale, 105 metri quadri costano all´inquilino 1.208 euro al mese. Per chi è già dentro le case nulla cambia invece fino al 1998, quando la legge 431 prevede che l´equo canone sia sostituito da tariffe concordate fra Comune, sindacati inquilini e associazioni dei proprietari immobiliari.
Da quindici anni almeno, quando un appartamento si svuota viene messo in affitto al prezzo "libero" definito dall´agenzia del Territorio, in media tre quarti del valore corrente. «È sbagliato porre l´accento sui casi di privilegio - dice Marco Bistolfi, segretario provinciale del Sicet - la sopravvivenza del sistema dei prezzi concordati per il rinnovo dei contratti ha consentito a inquilini poveri di evitare il dramma degli sfratti». E a molti "fortunati" di risparmiare migliaia di euro all´anno.