FABIO SCUTO, la Repubblica 25/1/2011, 25 gennaio 2011
GERUSALEMME LE CARTE SEGRETE
Il Day After dopo l´uscita dei Palestinian Papers, le rivelazioni-bomba di Al Jazeera sui dieci anni di negoziati fra Anp e Israele, è un piazzale vuoto con le Mercedes corazzate di Abu Mazen coperte con dei teloni. Il «colpo» alla credibilità dell´Anp è stato portato dalla tv del Qatar mentre il presidente è in Egitto e con lui c´è Saeb Erekat, il capo dei negoziatori palestinesi alle trattative con gli israeliani, messo sotto accusa per le «eccessive» concessioni che sarebbero state fatte pur di arrivare al termine del più lungo processo di pace della Storia, vent´anni. I telefoni al secondo piano della Muqata - quello che ospita gli uffici del presidente e dei suoi consiglieri - non smettono di squillare un momento, il via vai tra le stanze è continuo, nervosismo e tensione sono palpabili. «Quei documenti contengono mezze verità e molte bugie», dice Nemer Hammad, consigliere politico di Abu Mazen, «sono stati artificiosamente mescolati, proposte, resoconti di incontri, bozze di lavoro e appunti che se riprodotti solo parzialmente danno una visione distorta della situazione». La notte dopo l´annuncio di Al Jazeera è stata lunga e faticosa, ma la sicurezza palestinese ha ricostruito come questi 1600 file riservati - la Wikileaks palestinese - siano arrivati fino alla sede centrale del network del Qatar.
«Sono stati violati diversi computer del dipartimento per i negoziati dell´Olp qui a Ramallah e i file sono stati copiati da un impiegato infedele dell´ufficio e passati per denaro alla tv», spiegano quelli della Sicurezza preventiva, i servizi segreti di Abu Mazen. Lo scambio è avvenuto più di un mese fa, le «chiavette» con le copie sono state date a un mediatore che si è incaricato poi di farle avere a Al Jazeera. Ricostruita la strada percorsa da questi file da Ramallah a Doha resta per l´Anp il problema politico, è arrivato un colpo alle spalle da un «fratello» arabo che aperto una crepa profonda nella credibilità della leadership palestinese. «Trappola, complotto, congiura». Queste le parole ricorrenti nei corridoi della Muqata. «Il modo sensazionale con cui sono stati presentati, e come sono stati in qualche modo «manipolati», ci dice chiaramente che l´Anp è sotto un forte attacco, senza esclusione di colpi», dice con la consueta pacatezza il premier Salam Fayyad.
È certamente più diretto Yasser Abed Rabbo - un´altra «colomba» sotto tiro - che accusa il Qatar di essere dietro questo attacco. «Una campagna come questa è il frutto di una decisione al più alto livello», dice riferendosi all´emiro del Qatar, che avrebbe delle malcelate simpatie verso Hamas, il nemico giurato di questa Anp. «Stiamo pensando di pubblicare tutti i documenti negli archivi relativi al negoziato in nostro possesso per dimostrare che sono stati presentati in maniera distorta e che alcuni sono stati manipolati», spiega ancora Hammad, «e comunque, se come sostengono quelli di Al Jazeera avessimo fatto delle concessioni storiche agli israeliani su Gerusalemme e sul resto come mai non hanno accettato un offerta tanto vantaggiosa per loro? Una prova che alcuni file sono stati manipolati?: si dice che eravamo pronti a uno scambio di territori compensativo del 6,5%, non è vero non siamo mai andati oltre 1,9%». «Passeremo dei brutti quarti d´ora», dice Salam Fayyad salutando l´ospite straniero. Non c´è dubbio primo ministro, se è vero quel che sostengono alla Muqata è stata inferta una ferita profonda all´immagine di Abu Mazen, e alla sua linea politica tutta votata al negoziato. «Al Jazeera vuole solo creare il caos» dice Abu Mazen dal Cairo, «ho visto io stesso ciò che il network ha trasmesso sostenendo che fossero documenti palestinesi, mentre sono israeliani». Ma il fango, se di fango si tratta, è stato lanciato e non sarà facile toglierselo di dosso. Lo ammette sconsolato anche il portavoce del Dipartimento di Stato americano: «Non è cambiato nulla sulla nostra valutazione di ciò che è in gioco e quel che deve essere fatto ma queste rivelazioni renderanno la situazione regionale più difficile».
La piazza, così facile a scaldarsi in queste latitudini, per ora è stata ferma - una scaramuccia sotto l´ufficio di Al Jazeera in città subito sedata - ma nessuna profezia è possibile. L´accusa di tradimento è già partita. Urla dalla tv sintonizzata su Al Jazeera, come tutte di fatto ieri mattina nella Muqata, Mahmud Zahar - il leader dei duri di Hamas da Gaza: «Questa è la prova che l´Anp è composta da traditori». A Ramallah regna il caos di una città che, in rapida espansione, è un cantiere perpetuo. Sui tavolini di Samir, il caffè che si affaccia sulla Piazza dei Leoni, sono squadernati i principali giornali palestinesi con i titoli sulle rivelazioni di Al Jazeera. Dall´atmosfera se ne ricava un sentimento diviso fra rabbia, delusione e paura del futuro, perché se crolla questa Anp dietro l´angolo c´è Hamas. Un salto nel vuoto che nessuno si augura. Non se lo augurano nemmeno gli israeliani. Se il futuro di Abu Mazen è in pericolo - scrivevano ieri i quotidiani israeliani - per noi non è una buona notizia. «Abbiamo con chi parlare e di che parlare», diceva ieri sera Amnon Abramovich dagli schermi di Channel 2, la tv più seguita in Israele. Così come l´editoriale Haaretz: «Queste carte smentiscono la tesi di Netanyahu secondo cui non esiste un partner di pace palestinese. In cambio di uno Stato i palestinesi sono pronti a percorrere una lunga strada». Ma ci sarà ancora Abu Mazen alla fine di questa strada?