RAFFAELLA SILIPO, La Stampa 25/1/2011, pagina 80, 25 gennaio 2011
Quanto vale oggi la discografia? - Qual è la situazione del mercato discografico in Italia e nel mondo? La rivoluzione digitale ha travolto l’industria discografica mondiale
Quanto vale oggi la discografia? - Qual è la situazione del mercato discografico in Italia e nel mondo? La rivoluzione digitale ha travolto l’industria discografica mondiale. Da una decina d’anni - cioè da quando la musica ha incominciato a essere diffusa sul web - le vendite di cd hanno registrato un persistente trend negativo. Nell’ultimo triennio, il comparto ha perso circa un quarto del suo valore. L’album musicale comunque non è morto, soprattutto sul mercato italiano: nel 2010, secondo i dati Fimi, per la prima volta dopo 11 anni di «rosso» sono tornate a crescere le vendite del 9%, con un fatturato di quasi 50 milioni di euro contro i 45 del 2009. Complessivamente il mercato discografico italiano, tra digitale e fisico, ha visto un incremento del 7,7%. Esiste quindi uno specifico italiano nella crisi? Sì, la discografia italiana è più in salute: nel nostro Paese il mercato digitale non è ancora sviluppato come all’estero, per la scarsa diffusione della banda larga e per la bassa attitudine dei consumatori a comprare online. E il supporto fisico ha beneficiato di tutti gli album dei ragazzi dei talent show, messi in vendita a prezzi ridotti. La tv è un mezzo molto forte: fa conoscere la musica, ma anche la persona. Così la gente si affeziona e i fan più fedeli comprano il cd per avere un ricordo da tenersi in casa. A dare una boccata d’ossigeno alla discografia sono anche i grandi artisti italiani, i classici come Ligabue, Jovanotti (di cui esce oggi il nuovo album «Ora»), Vasco Rossi. Le vendite dei cd di repertorio tricolore sono cresciute del 33 % e oggi rappresentano il 53 % del nostro mercato contro il 42 % dell’internazionale. La vendita digitale in italia come va? Anche in Italia i negozi virtuali crescono, ma il loro peso è ancora ridotto e si ferma a un quinto di quello dei cd: complessivamente la musica digitale, con oltre 11 milioni di euro di ricavi nel primo semestre 2010 e un incremento del 15% rispetto all’anno precedente, rappresenta circa il 18% del mercato fisico, rispetto al 14% di sei mesi fa. La musica digitale nasconde differenze interne: a fronte di un exploit del 116% dell’online music, passata da 3,2 a 6,9 milioni di euro, c’è un leggero calo dei prodotti musicali «mobile» (da 104,1 a 102 milioni). Il mercato delle suonerie dei telefonini, infatti, è quasi saturo. Quali sono i dischi più venduti del 2010 in Italia? Sono Ligabue e Shakira i dominatori delle classifiche di vendita del 2010: il primo per la vendita di album, con «Arrivederci Mostro», la seconda come singolo più scaricato dal web con «Waka Waka». Negli album domina la musica italiana con nove artisti su dieci, tra i quali quattro nuovi talenti emergenti. Dopo Ligabue, la classifica vede Emma, Antonacci, Carone, Amoroso, Zucchero, Negramaro. Dopo l’ottavo posto di Lady Gaga, unica internazionale nei primi dieci, chiudono al nono e decimo posto Mengoni e Vasco Rossi. Nei singoli dopo Shakira, sono Jovanotti e Kesha a conquistare il podio. Tra le compilation al vertice c’è SuperSanremo 2010. Quali sono le conseguenze della crisi della discografia sul tipo di musica ascoltata? Prima di tutto il fatto che oggi la musica venga scaricata più che comprata ha segnato una forte riscossa della canzone singola rispetto all’album. Più in generale, il calo delle entrate e la conseguente riduzione di investimenti e di persone impegnate nello sviluppo delle carriere artistiche da parte dell’industria musicale crea una separazione evidente tra artisti già affermati e esordienti. A farne le spese è la classe media, priva di risorse e di speranza di «avanzamento», e i giovani, per cui intraprendere la strada della musica diventa sempre più difficile a meno che non vadano in tv. E nel resto del mondo? Il mercato discografico globale è molto sofferente: se infatti i ricavi dalla musica digitale sono aumentati del 9,2%, non sono ancora in grado di compensare il calo del mercato tradizionale, che nell’ultimo anno è stato del 12,7%. La musica digitale, rispetto al valore registrato nel 2004, è cresciuta di ben 10 volte e le piattaforme online rappresentano oggi per le case discografiche il 25,3% di tutte le loro entrate. Negli Usa le vendite online hanno raggiunto il 43%, quasi la metà del mercato complessivo. Qual è l’impatto della pirateria musicale? Immenso: bisogna tener conto che la musica leggera interessa soprattutto i giovani, che sono i più abili «pirati» esistenti: nel 2008, secondo i dati della Tera Consultants, le industrie creative dell’Unione Europea, cinema, musica, televisione e software, hanno registrato perdite pari a 10 miliardi di euro. Solo in Italia i danni sono stati di 1,4 miliardi di euro. Sulla base delle proiezioni le industrie creative potrebbero subire entro il 2015 perdite pari a 240 miliardi di euro, dato che il traffico di condivisione dei file cresce a un tasso annuale di oltre il 18%. L’unica strada percorribile al momento è quella della riduzione del prezzo dei prodotti sia fisici che digitali.