ALBERTO MATTIOLI, La Stampa 25/1/2011, pagina 31, 25 gennaio 2011
Parigi vuole riempire le coste di pale eoliche - Un oceano di mulini a vento. Nicolas Sarkozy annuncerà oggi da Saint-Nazaire, il porto sull’Atlantico, la svolta «marina» dell’eolico francese
Parigi vuole riempire le coste di pale eoliche - Un oceano di mulini a vento. Nicolas Sarkozy annuncerà oggi da Saint-Nazaire, il porto sull’Atlantico, la svolta «marina» dell’eolico francese. Nulla di donchisciottesco ma molto di concreto: il progetto, atteso da tempo dalle aziende specializzate ma sbloccato soltanto di recente, prevede 600 «pale» distribuite in cinque «parchi eolici» al largo delle coste della Manica e dell’Atlantico. Un affare da 10 miliardi di euro, e in tempi rapidi: appalto nel 2012, prima distribuzione di energia nel 2015. La Francia, all’avanguardia nel nucleare, non è invece nella pole position dell’eolico. Questa iniziativa dovrebbe servire a colmare il ritardo, tanto più che il Paese dispone di 3.500 chilometri di coste e quelle settentrionali, come peraltro sa qualsiasi turista, sono ventosissime. L’idea è di produrre nei cinque parchi 3 mila MegaWatt, l’equivalente di due centrali nucleari, primo passo per arrivare ai 6 mila previsti per il 2020 dal piano energetico: certo meno dei 32 mila dell’analogo piano inglese, ma pur sempre un progetto gigantesco che «vale» 60 mila posti di lavoro. Meno invasivi per il paesaggio di quelli terrestri, i mulini a vento oceanici hanno l’inconveniente di costare il doppio: 3 milioni e mezzo di euro a megawatt. I siti dei parchi sono già stati scelti: tre in Normandia, a Dieppe-Le Tréport, Fécamp e Courseulles-sur-Mer, uno in Bretagna, a Saint-Brieuc, e l’ultimo appunto a Saint-Nazaire. Le pale saranno collocate a una decina di chilometri dalla riva, a una profondità di 30 metri. Ognuna sarà alta 110 metri (sottoterra, da un minimo di 20 a un massimo di 40 metri), con un diametro dell’elica di 78. Gli ecologisti sono già divisi: l’entourage della ministra competente, Nathalie Kosciusko-Morizet, ovviamente «si felicita» della decisione di Sarkò; ma nella zona di Dieppe, dove un progetto analogo, su scala più piccola, è già iniziato da cinque anni, pescatori, amministratori locali e difensori del paesaggio sono in rivolta. Idem l’Unesco, che ha chiesto alla Francia «spiegazioni» sul progetto di impiantare le pale in prossimità del Mont-Saint-Michel, la «quasi isola» normanna occupata da un santuario gotico che è uno dei più celebri, visitati e fotografati monumenti francesi. Il rilancio dell’eolico è destinato a mobilitare i principali specialisti mondiali, nessuno dei quali è francese: sono tedeschi (Siemens), danesi (Vestas), spagnoli (Gamesa), americani (General Electric) e cinesi (Sinovel). Con squisito sciovinismo economico, «Le Monde» scrive però che «non tutto è perduto» e ricorda che due colossi «made in France» come l’Edf e l’Alstom hanno già concluso un consorzio per partecipare insieme alla gara. Interessante anche l’indotto, per il quale si sono già creati tre poli a Le Havre (60 aziende), in Bretagna (altrettante) e a Saint-Nazaire (quaranta). Resta il problema del prezzo a cui sarà venduta l’energia, che sarà oggetto di negoziati. In un Paese dove, grazie al nucleare, l’energia è più a buon mercato che in Italia, i sondaggi parlano chiaro: il 97% dei francesi è favorevole all’energia pulita, ma solo il 34 è disposto a pagarla di più. Intanto, sembra proprio che il futuro energetico francese sia in acqua, anzi sotto. Sono già vivaci le polemiche sull’ipotesi di costruire delle centrali nucleari «tascabili» da collocare sui fondali marini al largo delle città costiere. Un progetto portato avanti dal gruppo Dcns, specialista di sottomarini nucleari, insieme ad Areva, Edf e alla Cea, l’agenzia per l’energia atomica: prototipo nel 2013, entrata in servizio nel ‘16 o nel ‘17. Costruite a Cherbourg, le minicentrali, cilindri dal diametro di 15 metri, saranno portate al largo da una nave speciale, immerse a cento metri, collegate da cavi sottomarini e «governate» da terra. Puro Jules Verne.