ROCCO MOLITERNI, La Stampa 25/1/2011, pagina 26, 25 gennaio 2011
Tifo da stadio per il mondiale degli chef - Immaginate uno stadio di calcio pieno di tifosi scatenati
Tifo da stadio per il mondiale degli chef - Immaginate uno stadio di calcio pieno di tifosi scatenati. Mettete in campo dodici cucine fianco a fianco, sostituite ai calciatori degli chef di talento, con tanto di allenatore personale, immaginate carne o pesce al posto del pallone»: si presenta così il Bocuse d’Or, forse la più prestigiosa gara di cucina del mondo che si svolgerà oggi e domani a Lione. Se la cucina è sempre più spettacolo, basti pensare al successo della nostra «Prova del cuoco» e ai vari reality televisivi che vedono affrontarsi tra sughi veri e drammi finti stuoli di giovani chef, bisogna dare atto a Paul Bocuse di essere stato un antesignano. L’icona della nouvelle cuisine francese (oggi ottantaquattrenne), inventò infatti questa gara nel lontano 1987. La formula vede ogni due anni cuochi emergenti di tutto il mondo affrontarsi all’ultima ricetta. Il successo è stato tale che per l’edizione 2011 si è costruita un’apposita hall di oltre 10 mila metri quadri in grado di ospitare 2500 spettatori. Quest’anno gli chef in gara saranno 24, selezionati dopo un complesso giro di eliminatorie (in Centro America si è volta addirittura la Copa Azteca) che ha coinvolto i cinque continenti. Bocuse è un teorico della «cucina del mercato», così i concorrenti avranno a disposizione due ingredienti base, carne e pesce, quest’anno scozzesi: l’agnello e la pescatrice. E avranno l’arduo compito di preparare una spalla o due carrè del peso di circa 3 chili, con annessi rognoni, e una o due pescatrici di circa 5 chili. Il meccanismo delle selezioni prevede che in ogni paese a scegliere il concorrente sia una giuria presieduta da uno chef affermato che fa poi da tutor: fra questi c’è il gotha della ristorazione mondiale. Solo per fare qualche esempio gli Stati Uniti vedono Thomas Keller il mago della French Laundry in Napa Valley sostenere James Kent, emergente al punto da essere invitato da Michelle Obama alla Casa Bianca. Per la Spagna c’è il basco Pedro Subjana del mitico Akelarre di San Sebastian che «sponsorizza» Juan Andres Morilla. Fra le ventiquattro nazioni partecipanti non poteva mancare l’Italia. A difendere i nostri colori sarà Alberto Zanoletti della Locanda Armonia di Trescore Balneario, vicino a Bergamo. Il suo «tutor» è Giancarlo Perbellini, dell’omonimo pluristellato ristorante di Isola Rizza, nel veronese. In passato nessun italiano ha mai vinto. Il palmares delle precedenti edizioni vede al primo posto la Francia con sei affermazioni, al secondo posto curiosamente (ma neppure tanto perché l’esplosione della cucina scandinava è uno dei fenomeni degli ultimi anni) la Norvegia con quattro vittorie, il Lussemburgo e la Svezia con un Bocuse d’Or ciascuno. Che si prova a vincere? «E’ una cosa fantastica - afferma il norvegese Geir Skeie Bocuse d’Or nel 2009 - il premio mi ha permesso di lavorare in tutto il mondo e di farmi un’immensa esperienza». Grazie alla quale toccherà a lui giudicare i suoi colleghi: come tradizione gli spetta infatti il ruolo di presidente della giuria.