Chris Bonface, Libero 23/1/2011, 23 gennaio 2011
IL PREFETTO E LA ESCORT
Diventa centrale nell’inchiesta della procura di Milano sulle feste ad Arcore dell’ex prefetto e commissario antiracket Carlo Ferrigno e della sua amica, la danzatrice del ventre, Maria Makdoum. Perché sia la partecipazione alla festa indetta da Silvio Berlusconi il 12 luglio sia le intercettazioni telefoniche alle utenze di Ferrigno rappresentano un vero e proprio mistero. Perché alla data del 12 luglio almeno secondo la documentazione inviata dalla procura alla Camera nessuno dei protagonisti delle feste di Arcore: né le ragazze, né Lele Mora, né Emilio Fede, hanno i telefoni intercettati. La prima festa che viene ricostruita attraverso intercettazioni telefoniche è quella avvenuta a casa Berlusconi la sera dell’11 agosto. L’ultima ricostruita solo attraverso i tabulati degli invitati è appunto quella del 12 luglio. Maria Makdoum, l’amica di Ferrigno, non parteciperà più a nessuna delle feste. Se anche la sua utenza telefonica fosse stata messa sotto controllo su richiesta del pm dopo la sera del 12 luglio, la sua assenza a qualsiasi festa successiva avrebbe certamente fatto cadere entro breve tempo le necessità investigative e probabilmente nessun gip avrebbe autorizzato una ulteriore attività di intercettazione. Il telefono del prefetto Ferrigno è invece stato messo sotto controllo. Non dai pm dell’inchiesta sulle feste di Arcore, ma dal pubblico ministero Stefano Civardi, cui era giunta fin dal mese di febbraio una corposa denuncia della associazione Sos usura per presunti abusi sessuali (perfino casi di violenza) compiute dall’ex prefetto nei confronti di donne vittime dell’usura all’epoca del suo incarico da commissario (2003-2006) e perfino in periodo successivo. Certo di quelle intercettazioni sono stati estratti brogliacci utili a quel filone di inchiesta. Ed è certo che nessuna ragione spiegherebbe la necessità da parte del pool “feste di Arcore” di mettere sotto intercettazione i telefoni di Ferrigno solo per il rapporto di amicizia con la Makdoum per la sua unica partecipazione a una serata da Berlusconi il 12 luglio 2010. Tanto più che la prima telefonata intercettata a Ferrigno inserita nel fascicolo è a tale Youssef Salmi e porta la data del 22 settembre 2010. Sono passati ben 68 giorni da quella festa di Arcore del 12 luglio, l’unica di cui Ferrigno poteva avere conoscenza. È assai probabile che l’intercettazione appartenesse ad altro fascicolo, in cui era ipotizzato il reato previsto dall’articolo 609 bis del codice penale (violenza sessuale), che prevede una pena fra 5 e 10 anni. Ma è incomprensibile come abbia potuto fare quel viaggio di fascicolo in fascicolo. Nell’inchiesta del pm Civardi infatti sono stati sentiti nove testi, e gli atti sono stati secretati. Si può ben capire: il tema di indagine era delicatissimo, i riscontri più che necessari. Ma che riscontro può esserci nelle intercettazioni di un indagato che ora sa di essere intercettato perché i brogliacci sono stati resi pubblici in altro procedimento (si indagava per altro per un reato meno importante, con pena prevista fra 6 mesi e 3 anni) e finiti su tutti i giornali?
C’è poi un’altra stranezza difficile da spiegare. Il prefetto Ferrigno conosce (lo sappiamo dai tabulati) i particolari della serata del 12 luglio ad Arcore dalla Makdoum. Prima lei gli scrive degli sms. Alla una e 46 minuti del mattino del 13 luglio Ferrigno la chiama. Sta al telefono con lei 32 minuti anche se la linea cade nel frattempo due volte: la Makdoum sta tornando a Milano in auto. Sessantotto giorni dopo il prefetto Ferrigno si sveglia in un bel mattino di settembre e all’improvviso impazzisce dalla voglia di raccontare prima ad amici, poi al figlio (quindi proba-
bilmente a una persona che sente spesso) e poi di nuovo ad amici ogni particolare di quella serata. È da queste telefonate di Ferrigno che si colgono molti particolari che hanno dato la chiave dell’inchiesta: Nicole Minetti che bacia Berlusconi con le tette scoperte, il giudizio «è un puttanaio» sulla serata, il racconto di balletti spinti, il giudizio sul comportamento del premier («è uno schifo») e perfino la rivelazione sul fatto che la serata sia finita a letto («sai chi è rimasto con lui poi a scopare, con Berlusconi? Le due sorelle De Vivo, le gemelle De Vivo...»). Se quella serata era restata così impressa nitidamente nella memoria dello scandalizzatissimo prefetto Ferrigno, perché non l’ha mai raccontata ad esempio al figlio per 68 giorni? Un vero mistero. Perché un fatto c’è: le parole di Ferrigno sono arrivate provvidenziali per l’inchiesta dopo settimane di intercettazioni in cui non si riuscivano a definire fatti concreti, e questi per fortuna arrivano nella ricostruzione dell’ex prefetto.
Non tutte le ciambelle però riescono con il buco, e così il mistero si dilata ancora di più. Nelle telefonate di Ferrigno emergono con chiarezza due particolari fondamentali: lui ha accompagnato l’amica ballerina Makdoum da Lele Mora, che poi l’ha portata ad Arcore a fare la danza del ventre. Secondo particolare: quando la serata ormai andava sullo spinto, Lele Mora ha girato i tacchi e si è portato via la Makdoum con altre due ragazze, e le ha riaccompagnate a casa. Prima conseguenza: le telefonate Ferrigno-Makdoum sono avvenute mentre la ragazza era nell’auto di Lele Mora, ed è difficile che in quel contesto siano stati rivelati particolari piccanti (questo però racconta Ferrigno quando viene intercettato). Ma perché si allarga il mistero in questo modo? Perché la data del 12 luglio è proprio quella in cui viene girato il misterioso video con Lele Mora che porta ad Arcore alcune ragazze poi finito sul sito di Oggi. Nel video si vede Mora, si vede il suo autista Fedele Gentile si vede Florina Marincea e un’altra ragazza, Lisandro Silva. Non c’è alcuna immagine di Maria Makdoum, che pure secondo la telefonata intercettata a Ferrigno dovrebbe essere su quell’auto. Quindi o la Makdoum non è mai andata ad Arcore e quindi tutto è inventato e costruito ad arte. O la Makdoum è stata risparmiata da chi filmava perché aveva un ruolo speciale. O la Makdoum stessa è l’autrice del filmato poi fatto arrivare ad Oggi. In tutti e tre i casi questa vicenda così piena di misteri puzza proprio di bruciato.