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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

EVADI? IL FISCO TI SOPPRIME IL CANE

Pagare le tasse non è mai cosa da ridere. Ma, per retaggi del passato o per logiche incomprensibili, non sono rari gli esempi di balzelli che appaiono alquanto buffi, se non addirittura assurdi, agli occhi del contribuente. In cima alla lista di questa curiosa ricognizione realizzata da ItaliaOggi Sette, a livello mondiale, tra le imposte più strane e controverse, non poteva che posizionarsi lo stato americano del Tennessee. Qui, una norma approvata nel 2004, ed entrata in vigore l’anno successivo, prevede l’imposizione di una tassa sulle quantità di stupefacenti detenute illegalmente. Allegando anche un listino tributario vero e proprio. Le cose stanno così: nel momento in cui un soggetto si trova a dover maneggiare una certa quantità di droga, da un grammo in su, è tenuto per legge ad apporre sull’involucro esterno del pacco contenente gli stupefacenti una marca da bollo che sancisce il pagamento del tributo locale sulla proprietà della merce. In assenza di bollo, chi venisse arrestato per possesso di stupefacenti si troverebbe a dover fare i conti non soltanto con le autorità di polizia giudiziaria, ma anche con gli agenti dell’Erario, con l’accusa di evasione fiscale. Il listino predisposto dal Tennessee parla chiaro. Nel caso di marijuana, il bollo da apporre sulla confezione deve avere un valore di 3,50 dollari (2,7 euro) per ogni grammo di peso. Che salgono a 50 dollari (38,5 euro) a grammo nel caso della cocaina, fino a raggiungere i 200 dollari (155 euro) per le confezioni di crack o di metanfetamina. Ma come sono andati gli affari dello stato dal 2005 a oggi? Secondo le autorità di Nashville, al momento non risultano casi di spacciatori o consumatori che si siano messi in regola con il Fisco applicando volontariamente le marche da bollo sulle confezioni di droga. Nonostante questo, le ispezioni degli agenti del Fisco hanno portato all’emissione di multe per mancato versamento dell’imposta sulla detenzione di droga a centinaia di persone, arrivando a raccogliere 7,8 milioni di dollari (6 milioni di euro) nei primi quattro anni di applicazione della norma. Nel 2010 la crisi economica sembra essersi fatta sentire anche su questo comparto. Tanto che gli affari si sono arrestati. A tal punto che gli 007 del Fisco del Tennessee sono riusciti a portare a casa lo scorso anno solamente 19 mila dollari (14.600 euro) da questo genere di attività. La maggior parte dei quali recuperati in occasione delle verifiche condotte dagli agenti dell’Irs (l’Agenzia delle entrate americana), durante il Bannardo music festival nei confronti dei giovani accorsi per ascoltare i concerti. Ma non si tratta certamente dell’unico balzello assurdo applicato dalle amministrazioni statali americane.

Sempre il Tennessee impone a ogni negoziante che commercia in prodotti per i festeggiamenti del 4 luglio il pagamento di una quota fissa annua di 15 dollari (11,5 euro). In California, invece, acquistare frutta sfusa al supermercato non prevede l’applicazione di alcuna imposta locale. Ma se mele, pere e banane dovessero essere acquistate attraverso un distributore automatico, allora i consumatori devono versare allo stato il 33% del loro prezzo. Situazione molto simile a Chicago, dove una legge dello stato prevede l’applicazione di una tassa sulle caramelle cinque volte superiore a quella degli alimenti. Mentre le bibite alla spina devono sottostare a un balzello del 9% contro il 3% dovuto su quelle in lattina. Per non parlare del Maryland, dove i residenti vengono tassati per l’utilizzo dello sciacquone del bagno: 2,50 dollari al mese (1,9 euro) sulla bolletta dell’acqua per chi dispone di un sistema di trattamento delle acque reflue e 30 dollari all’anno (23 euro) per chi si rivolge ai sistemi di depurazione pubblici. Dal 2004 a oggi, i proprietari di locali a luci rosse situati nello stato dello Utah sono soggetti a una sovrattassa del 10% applicata sul prezzo di ingresso al locale e sul cibo e le bevande vendute durante le esibizioni di uomini e donne senza veli. Tra le tasse più incomprensibili figura anche quella applicata dal Maryland a partire dal 1975: sull’acquisto di ogni mazzo di carte da gioco con un numero di carte non inferiore a 54 si devono pagare 10 centesimi di dollaro (8 centesimi di euro) di imposte locali, oltre ai 3 dollari annui (2,3 euro) di licenza che gravano sul negoziante a cui si aggiunge un ulteriore dollaro di tassa su ogni mazzo venduto. E cosa dire dell’imposta sui mirtilli applicata dal Maine? Dal 1997 in avanti, tutti coloro che coltivano, raccolgono, vendono o utilizzano i mirtilli sono soggetti al versamento allo stato di un balzello del valore di un penny e mezzo (1 centesimo di euro) per ogni libbra di mirtilli (pari mezzo chilo circa). La legge dell’Arkansas prevede invece una tassa del 6% sui tatuaggi, mentre il Nord Carolina sancisce che tutti i residenti possessori di cani e gatti per almeno quattro mesi paghino 10 dollari l’anno (7,6 euro) se gli animali sono stati sterilizzati. In caso contrario, il balzello sale a 75 dollari (58 euro). Lo stato di New York, dallo scorso anno, ha introdotto un’imposta speciale di 8 centesimi (8 centesimi di euro) sui bagel, le famose ciambelle alla base della colazione di tutti i residenti nella Grande Mela. Mentre coloro che si trovano a dover comparire di fronte a un giudice newyorchese per reati civili o penali sono soggetti al pagamento di un’imposta statale di 25 dollari (20 euro).

La stranezza nell’applicazione della legge tributaria non rappresenta, tuttavia, una peculiarità dell’America. Per rendersene conto, è sufficiente guardare alla Germania dove una vecchia legge ormai disapplicata prevedeva la possibilità di dedurre dal reddito di impresa i costi legati alla corruzione di funzionari pubblici per ottenere un appalto. La normativa tedesca non ha mai riscosso grande successo. Per usufruire del beneficio fiscale, infatti, l’imprenditore era tenuto a indicare il nome della persona a cui erano state versate le mazzette con evidenti implicazione di carattere penale.

Tasse piuttosto stravaganti hanno fatto la loro comparsa anche in Irlanda e Danimarca. Al tempo dell’allarme sui rischi derivanti dal buco dell’ozono, il governo di Dublino e quello di Copenhagen avevano proposto di imporre un tributo su ogni mucca presente sul territorio dei rispettivi paesi le cui flatulenze, secondo gli esperti, sarebbero state responsabili del 18% delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Ebbene, le mucche irlandesi sarebbero state soggette al risarcimento danni con il pagamento di 14 euro all’anno. Più salato il conto presentato agli allevatori danesi che avrebbero dovuto pagare ben 85 euro all’anno per ogni capo di bestiame posseduto.

Gli animali sono finiti nell’occhio del ciclone anche in Svizzera. Le autorità del comune di Reconvilier hanno deciso di ricorrere a misure drastiche per costringere i propri residenti a pagare la tassa annuale di 50 franchi sul possesso di animali domestici. In base all’articolo 4 della legge cantonale sulla tassa dei cani datata 1904, il sindaco ha inviato una comunicazione dichiarando che tutti coloro che non avessero ottemperato a quanto previsto dalla normativa, si sarebbero visti abbattere il proprio animale domestico da parte degli ufficiali del Fisco. Piuttosto bizzarra anche l’Olanda, che ha concesso ai propri cittadini la detrazione dalle tasse delle spese sostenute per la partecipazione a corsi di formazione professionale per diventare maghi o streghe. Le stranezze dell’Erario non sembrano mancare nemmeno dall’altra parte del pianeta. È il caso, per esempio, della Cina dove in barba alle politiche antifumo messe in atto dall’Occidente, il governo ha incentivato il consumo di sigarette per aumentare le entrate fiscali legate all’imposta sul tabacco. A partire dal 2009 il governatore della provincia di Hubei ha ordinato ai dipendenti pubblici di fumare almeno 250 mila pacchetti di sigarette all’anno come misura per stimolare l’economia in tempi di crisi.

La stessa disposizione ha riguardato anche gli insegnanti mentre un villaggio della provincia ha ricevuto l’ordine di acquistare 400 cartoni di bionde ogni anno per i propri dipendenti. E per gli amministratori che non avessero raggiunto i target fissati dal governo provinciale per il consumo di sigarette o che fossero stati colti a fumare marche non prodotte all’interno della provincia, il governatore ha previsto multe salatissime.