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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

Quando a giocare al golpista era proprio il capo dell’esecutivo - «Vogliono sovvertire la democrazia, rovesciare il governo eletto dal popolo con un golpe»

Quando a giocare al golpista era proprio il capo dell’esecutivo - «Vogliono sovvertire la democrazia, rovesciare il governo eletto dal popolo con un golpe». Stavolta questa frase l’ha pronunciata il primo ministro albanese, Sali Berisha, dopo le manifestazioni che hanno provocato tre morti, uccisi dal fuoco delle sue squadre speciali e decine di feriti. Ma, ancora una volta, quello che sta snaturando la fragile, tormentata, corrotta democrazia albanese, è proprio lui, Sali Berisha. Se, infatti, la magistratura ha ordinato l’arresto di sei ufficiali della Guardia repubblicana (nome identico a quello dei pretoriani di Saddam Hussein) la polizia, su evidente ordine del capo del governo, si è rifiutata di eseguire i mandati. Un brutto segnale per un Paese che fa parte della Nato, che aspira a entrare nell’Unione Europea, che si vanta di aver superato gli anni oscuri del passato. Del resto non ci si deve stupire troppo, non è la prima volta che Berisha compie atti che avrebbero portato un qualsiasi uomo di stato europeo a essere allontanato per sempre dalla politica. Nel febbraio 1997, in pieno scandalo delle società piramidali (le finanziarie truffaldine che precedettero il metodo Madoff, derubando con una colossale catena di sant’Antonio gran parte degli albanesi), molte voci accusarono l’allora presidente della repubblica Berisha di connivenza con i finanzieri truffatori che esportarono il frutto delle loro truffe e lasciarono a pezzi la società. Connivenze conclamate, ma mai provate. In ogni caso Berisha diede le dimissioni e si ritirò nell’ombra. Ombra da cui emerse nel 1998, quando il Partito democratico, da lui capeggiato, tentò un vero e proprio golpe di palazzo e di piazza contro il governo del socialista Fatos Nano. Tentativo che provocò anche la morte di un deputato. Il colpo di stato fallì e ancora una volta Berisha se la cavò senza conseguenze. Poi ecco le elezioni del 2009, grazie alle quali, ma soprattutto all’accordo con il Movimento socialista per l’integrazione del transfuga socialista Ilir Meta, Berisha si è assicurato il governo con soli 4 seggi di maggioranza. Furono molte, allora, le accuse di brogli, mai provate, perché nessuno ebbe la voglia, il coraggio o la capacità di indagare. Poi è arrivato il 14 gennaio scorso, quando un filmato mostra Ilir Meta, sempre lui, divenuto vicepremier e ministro dell’Economia, mentre sollecita una tangente. Berisha ebbe il coraggio di affermare che era un filmato manipolato, ma fu messo a tacere quando Meta ammise e si dimise. Ora Berisha proclama di difendere legalità e democrazia. E intanto blocca l’azione dei magistrati.