Diodato Pirone, Il Messaggero 24/1/2011, 24 gennaio 2011
L’eliminazione dell’Ici sulla prima casa, la rimozione dei rifiuti da Napoli, la rapida risposta della Protezione Civile al terremoto abruzzese
L’eliminazione dell’Ici sulla prima casa, la rimozione dei rifiuti da Napoli, la rapida risposta della Protezione Civile al terremoto abruzzese. Per molti mesi, almeno prima che in Campania la monnezza tornasse a traboccare, sono stati questi i tre fiori all’occhiello del governo Berlusconi. Tre punte di diamante di un’azione riformatrice che negli ultimi trenta mesi ha affrontato molti nodi con alterne fortune. Università. Forse la riforma più corposa realizzata dal governo è quella degli istituti universitari che ha suscitato molte polemiche. Tre le misure principali: nuove norme per i concorsi dei docenti; contratti solo a termine per i ricercatori; regole di governo più chiare e moderne per la gestione della Università a partire da nuovi limiti per la durata dei mandati dei Rettori. La riforma avrà bisogno di ben 47 provvedimenti di attuazione per diventare realtà. Un lavoro imponente che il ministro Gelmini ha promesso di portare a termine entro l’estate anche se un po’ tutti gli osservatori accreditano l’inizio del 2012 come data più probabile di partenza effettiva della riforma nel suo complesso. Scuola.Anche per elementari e licei il governo Berlusconi è stato sinonimo di novità sia pure non tutte riuscite. Nel 2008 si era partiti tentando di riportare nelle elementari la figura del maestro unico. Operazione riuscita solo in parte visto che questa opzione è stata scelta solo da un numero modesto di genitori. E’ stata portata a termine, invece, la riorganizzazione delle superiori che - avviata addirittura dal ministro Moratti durante il governo Berlusconi durato dal 2001 al 2006 - ha ridotto il numero delle ore di studio e tagliato moltissimi indirizzi sperimentali. Risultato? Nelle superiori c’è indubbiamente più ordine anche se, qui e là, i docenti segnalano fenomeni di impoverimento dovuti all’accorpamento di storia e geografia e alla riduzione delle lingue. Fisco. Discorso opposto per la riforma fiscale che non è decollata. Dopo l’eliminazione dell’Ici sulla prima casa (già dimezzata dal governo Prodi) su questo fronte l’esecutivo Berlusconi si è dimostrato molto prudente preferendo mantenere la barra dritta sul rigore. Il deficit dei conti pubblici è stato contenuto entro quota 5% del Pil e il debito pubblico è salito ma non esploso come in altri Paesi. Per la verità il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha promesso una riorganizzazione e una razionalizzazione del sistema fiscale ma non un abbassamento sostanzioso delle imposte. Fatto sta che il cantiere della riforma, aperto da un annetto, è fermo alle commissioni di studio. Federalismo. E’ un terreno delicatissimo. Sono state messe in cantiere moltissime modifiche nel rapporto fra Stato ed enti periferici ma non tutte con il consenso dei Comuni e delle Regioni. La delega complessiva scade il 21 maggio. Previdenza. Il governo di centro destra ha varato due riforme delle pensioni praticamente senza annunciarle. Nella manovra dello scorso luglio, destinata soprattutto a tagliare i fondi per Regioni e Comuni, è stata inserita una norma che alza di fatto l’età pensionabile a 66 anni per gli uomini e a 61 per le donne allungando di 6/9 mesi anche l’età per ottenere la pensione d’anzianità. La norma è stata presentata come un ritocco tecnico suscitando poco clamore anche se porterà risparmi sensibili. Anche perché dal 2015 scatterà un’altra “riformetta” passata l’anno scorso con una circolare tecnica che aggancerà il momento del pensionamento all’aspettativa di vita. Quindi da quell’anno gradualmente si andrà in pensione verso i 67 anni. Pubblica amministrazione. Una riforma che ha suscitato molte polemiche è stata invece quella della pubblica amministrazione che, facendo scattare penalizzazioni per chi presenta certificati medici, ha ridotto di circa un terzo l’assenteismo degli statali. Professioni. Resta da riferire delle norme sulle professioni “liberalizzate” dal precedente governo con le lenzuolate di Bersani. All’esame del parlamento ci sono norme sulle parafarmacie e sugli avvocati che vengono incontro alle richieste delle categorie e non a quelle dei consumatori. In questo caso, dunque, non si può parlare di riforma ma di ritorno al passato.