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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

IL BELGIO IN PIAZZA CONTRO I POLITICI —

Facebook ha partorito molte rivoluzioni, buon’ultima quella dei gelsomini in Tunisia. Ma una «rivoluzione delle cozze e delle patatine fritte» , come quella dilagata ieri nel centro di Bruxelles, davvero mai. L’hanno chiamata così i suoi stessi partecipanti, 30.800 secondo la polizia, 80.000 secondo gli organizzatori: cozze e patatine fritte sono piatti nazionali della cucina belga, e il Belgio è appunto il Paese per cui si è scesi in piazza. Spontaneamente, ed è questa la vera notizia: 3 studenti e 2 impiegati hanno lanciato un appello su Internet, su Facebook e Twitter, e tutti gli altri — moltissime le famiglie con bambini— hanno risposto. «Che cosa vogliamo? Vogliamo un governo!» , lo slogan scandito in coro, «basta con il vuoto di potere» . Con l’aggiunta di quella parola sulfurea cui è stata intitolata la marcia: «Shame» , in inglese, «vergogna» . Non era mai successo, almeno qui. L’unico precedente del genere è stata la «marcia bianca» di 300mila persone nel 1996, ma allora la molla dell’indignazione era ben diversa: i delitti del pedofilo Marc Dutroux. Così, questa volta, i politici si stropicciano gli occhi. E prendono atto di altri segnali: un bambino nato ieri è stato chiamato Belgio, vari manifestanti portavano al collo un cartellone con la scritta: «Dividere il Paese? Non nel mio nome» . Era nell’aria, tutti sapevano che prima o poi qualcosa sarebbe successo. Da 224 giorni la nazione non ha una guida, malinconico record europeo strappato agli olandesi che prima «conducevano» la classifica con 208 giorni; e il primato mondiale, quei 289 giorni raggiunti dall’Iraq nel 2009, è vicino. Ora regge tutto un governo pro-tempore, ma la recessione morde, la speculazione comincia ad azzannare i titoli di Stato belgi sui mercati finanziari, la mediazione generosa del re Alberto II resta a metà del guado. Le ragioni? Quelle di sempre: 11 milioni di abitanti, al 60%fiamminghi e per il resto valloni francofoni (più una minoranza tedesca), non trovano più leader capaci di parlarsi; soprattutto quando si sfiora l’argomento più scottante, il progetto di scissione della capitale Bruxelles. I giovanotti — 3 fiamminghi e 2 valloni, uno è figlio di un ministro — che hanno lanciato l’appello su Internet hanno voluto rompere il silenzio. Ha risposto una sorta di tuono. Sui giornali, il vignettista Philippe Geluk invita gli uomini a lasciarsi crescere la barba fino a quando nascerà un governo, e dà per primo l’esempio. Nelle strade, una protesta pacifica (5 soli fermi fra gli attivisti di un gruppuscolo estremista) scopre tutte le risorse dell’ironia: dal cartello con il leone fiammingo e il gallo vallone avvinti in un abbraccio ad alto contenuto erotico, agli striscioni che ammoniscono, inserendo nel motto della Scozia il nome dell’antica marca romana, «Nemo Belgica impune lacessit» («Nessuno ha mai aggredito impunemente il Belgio» ). «Non vogliamo essere vittime del nostro successo» , dice uno degli slogan coniati per l’occasione. E un altro ancora, fiero: «Niente governo, ma un Paese formidabile» . Oggi i politici riprendono a negoziare.
Luigi Offeddu