Claudio Del Frate, Corriere della Sera 24/01/2011, 24 gennaio 2011
LA VITA DELL’ALTRO SILVIO B., OPERAIO E INTERISTA —
Un metro e novantadue centimetri di altezza non erano mai stati un problema ingombrante tanto quanto il nome e il cognome: Silvio Berlusconi. Aggiungete il fatto che la persona in questione, omonimo del premier, era pure elettore del centrosinistra e interista.
Silvio Berlusconi, 57 anni, operaio tessile brianzolo, aveva sempre vissuto la comunanza anagrafica più con fastidio che con opportunismo. «Quando prenoto al ristorante devo sempre dare il nome e il cognome di mia moglie» diceva ad esempio a cronisti e troupe che in queste anni arrivavano incuriositi a intervistarlo.
Stavolta i mass media, però, devono occuparsi dell’omonimo del premier per una circostanza tragica: Silvio Berlusconi è morto sabato scivolando su una lastra di ghiaccio durante un’escursione sulle montagne dell’alto lago di Como: un volo di trenta metri in un dirupo che non ha lasciato scampo nemmeno a un esperto di alpinismo come l’operaio comasco. Il cinismo di internet ieri è andato a nozze: decine e decine di siti, persino una pagina su facebook, nel rammaricarsi per la tragica fine dell’operaio non risparmiavano battute salaci sul fatto che fosse passata a miglior vita la persona sbagliata.
Ma come ha vissuto Berlusconi, nel senso del tessitore brianzolo, così tanti anni a condividere la carta d’identità con il capo del governo (stando alle pagine bianche sono 117 i Berlusconi in giro per l’Italia)? Mai due persone avrebbero potuto essere così distanti: l’ego sovrabbondante del presidente del Consiglio non ha nulla a che vedere con l’operaio, descritto dai suoi amici come una persona schiva e poco propensa ad esporsi.
Sposato e padre di due figli, ha sempre lavorato in un’azienda di Fino Mornasco, paesone a due passi da Veniano (il comune in cui era residente) noto solo per aver dato i natali a Stefano Casiraghi, marito di Carolina di Monaco. Insomma, una biografia lontana come non mai da quella dell’esuberante Cavaliere, fatta di abitudini e di mondo piccolo della provincia italiana: sei appassionato di calcio? Ti ascolti la radio, mica ti comperi la squadra del cuore. La televisione? Meglio guardarla che farla. «Vi concedo l’intervista, però mi regalate un abbonamento alla vostra testata» era solito patteggiare con i giornalisti che lo contattavano, dando mostra in questo modo di un malcelato understatement nei confronti dei riflettori e della notorietà. Talvolta il favore veniva concesso davvero.
«L’unico Berlusconi operaio sono io» era la frase con cui rompeva il ghiaccio di ogni conversazione a proposito della sua omonimia. E poi sciorinava gli episodi bizzarri che gli erano capitati cammin facendo: «Un giorno mi è arrivata nella cassetta della posta una richiesta di soldi dall’Argentina: girai la lettera a Silvio Berlusconi, quello effettivamente destinatario della richiesta. Di missive così ne ho ricevute a decine, ma dopo un po’ mi sono stancato e le ho sempre gettate via senza nemmeno aprirle» .
Inevitabile che anche la politica cercasse di approfittare dell’illustre omonimia: «Mi venne offerto un posto di capolista dal partito "No euro"; rifiutai perché non ritenni giusto trarre in inganno gli elettori» dichiarò a suo tempo.
Al suo posto misero in lista un Roberto Formigoni. Un signor nessuno, ovviamente, che non venne eletto.
Claudio Del Frate