Varie, 24 gennaio 2011
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Sanna Luca
• Oristano 4 novembre 1978, Afghanistan 18 gennaio 2011. Alpino (caduto n. 36 dal 2004) • «L’avamposto Highlander è poco più che un grande fosso nel terreno sabbioso dell’Afghanistan nord-occidentale. È qui, a pochi chilometri dalla base avanzata di Bala Murghab, che Luca Sanna eseguiva i suoi compiti di Alpino, fianco a fianco con i soldati afgani. Ed è qui che si è fidato, assieme ad un compagno, di un uomo vestito con l’uniforme dell’Esercito nazionale afgano che si era presentato agli italiani chiedendo aiuto per sistemare un’arma inceppata. È qui che Luca Sanna è stato colpito a morte, mentre il commilitone Luca Barisonzi restava ferito in modo grave e l’assalitore si dava alla fuga sulle colline, invano inseguito dai colpi degli Alpini [...]» (Giampaolo Cadalanu, “la Repubblica” 18/1/2011) • «[...] nelle ultime telefonate [...] rassicurava il padre Antonio, ma si era lasciato sfuggire che rispetto alla prima missione in Afghanistan si sentiva meno sicuro: “Qui la situazione si è fatta più pericolosa, voglio tornare a casa al più presto”. Contava i giorni, il rientro era previsto per marzo, ad attenderlo non c’era soltanto la prospettiva di una licenza, ma il programma di un viaggio di nozze, che non aveva potuto fare per questione di tempo e di soldi. “Quando torno faremo un viaggio di nozze splendido” aveva promesso [...] alla moglie Daniela [...] Dopo il matrimonio in paese erano andati subito in Friuli, sede del reggimento cui apparteneva l’alpino, e si erano stabiliti a Micottis, una frazione di Lusevera, in provincia di Udine. L’arrivo della giovane coppia in una comunità ormai invecchiata era stato salutato come l’inizio della rinascita, “speravamo di vedere nascere presto un bambino”, ha detto il sindaco del comune friulano. La missione in Afghanistan per Luca Sanna, come per tanti ragazzi sardi, era stata quasi una necessità, in una regione con il 44,7 per cento di disoccupazione nei giovani tra i 15 e i 24 anni. Prima di arruolarsi, nel 2003, Luca aveva lavorato per un po’ con i fratelli Dario e Giuseppe nell’officina di riparazioni auto, che il padre Antonio era riuscito ad aprire con i soldi guadagnati da emigrante. Ma in un comune con 3mila abitanti quattro persone in un’officina sono troppe e Luca aveva scelto lo stipendio fisso, e la possibilità dei guadagni in più con le missioni, nell’esercito. Non era la prima volta che si trovava in zone di guerra e il ministro Ignazio La Russa l’ha definito “un militare esperto”. La sua esperienza non è bastata a salvargli la vita [...]» (Cristina Nadotti, “la Repubblica” 19/1/2011).