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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

Se la dittatura si misura in secoli o in denaro - La caduta del presiden­te tunisino Ben Ali ci ha dato modo d’assi­stere alla solita sce­neggiata del «prendi i soldi e scappa»

Se la dittatura si misura in secoli o in denaro - La caduta del presiden­te tunisino Ben Ali ci ha dato modo d’assi­stere alla solita sce­neggiata del «prendi i soldi e scappa». Non so quanto siano vere le notizie, o dicerie, secondo le quali la consorte del deposto, Leila, avrebbe caricato sul suo aereo, prima del decollo verso l’esilio, una tonnellata e mezza di lin­gotti d’oro. Certo è che questi uomini forti - finché lo sono ­ma di mezza tacca non si riduco­no, se cacciati, a vivere in pover­tà. Di solito hanno provveduto tempestivamente a cautelarsi in qualche banca svizzera o in qualche «paradiso fiscale». La fi­nanza è poco interessata ai dirit­ti umani e molto al contante. Il truce Idi Amin Dada è mor­to tranquillamente in Arabia Saudita, (nell’agosto 2003), lo stesso dicasi per Jean-Bédel Bokassa , dittatore della Repub­blica Centrafricana e poi impe­r­atore dell’Impero Centrafrica­no, destituito nel 1979 (e morto nel ’96). Un caudillo di lungo corso - ma spazzato via - come il paraguaiano Alfredo Stroes­sner si è spento novantatreen­ne a Brasilia, nel 2006. Molti ve­t­erani del pugno duro hanno di­mostrato e dimostrano una ec­cellente salute. Né Gheddafi né Mubarak denunciano sintomi di cedimento. Fidel Castro per verità sembra malconcio, ma come frequentemente accade la sua malattia è un segreto di Stato, da custodire gelosamen­te. Spesso i dittatori muoiono senza essere stati malati, muo­iono- vedi Leonid Breznev- uf­ficialmente sanissimi. Gli uomi­ni sono autoritari, le donne a quanto sembra di mano lesta e di piede esigente. Imelda Mar­cos possedeva tremila paia di scarpe. Siamo con questi personaggi nell’ambito delle dittature di ambizione limitata e di corto raggio. Il diverso rapporto con la ricchezza, con la «roba», con le prospettive del futuro distin­gue la dittatura temporanea ­anche se lunghissima come è stata quella di Bel Ali in Tunisia - dalla dittatura millenaristica. Quest’ultima non si pone né problemi di durata temporale né problemi di proprietà. I suoi traguardi superano di molto la durata d’ogni vita umana,il suo desidero di possesso è insieme immenso e nullo. Perché desi­derare palazzi e lingotti d’oro nei forzieri se il Paese intero, o addirittura un impero, ti appar­tiene? Il maresciallo Tito , un po’ a mezza strada tra il millena­ri­stico e il folkloristico sgargian­te alla Gheddafi, faceva la bella vita, amava uniformi vistose e un numero di nastrini e meda­glie capace di coprire per intero l’esteso torace.Aveva rango sto­rico, spietatezze da tiranno, ma anche un coté operettistico. Li immaginate Hitler o Stalin o Mussolini o Mao che si preoc­cupano per la consistenza del conto in banca e allestiscono un tesoretto elvetico, in vista di rivolgimenti futuri? Con un cen­no Stalin e Hitler potevano de­cretare la morte di migliaia d’uomini. E lo facevano con as­soluta indifferenza. Ma gli affa­ri no. Mussolini - altra tempra, in meglio- era insensibile al de­naro, anche se poi il principe Torlonia gli concesse in uso l’omonima villa al prezzo sim­bolico d’una lira l’anno. Fu sem­pre disinteressato. Quando di­venne direttore dell’ Avanti! vol­le che il suo compenso fosse di­mezzato, in confronto a quello spettante al suo predecessore. Con le amanti era avaro, o piut­tosto distratto nei regali, la fami­glia della favorita Claretta Pet­tacci si avvantaggiò indiretta­mente della parentela ambigua con il Duce, ma l’uomo più po­tente d’Italia non usò mai con­sapevolmente la sua potenza per arricchirsi o per arricchire altri. Non gli passava nemme­no per la testa. Il Duce era in sostanza un soli­tario, non aveva amici e soffrì con disagio che qualche gerar­ca, come Italo Balbo, gli si rivol­gesse con il tu anche dopo che era stato mitizzato (lo fece per prima Margherita Sarfatti, intel­ligente e ambiziosa ebrea con­vertita, trasformando il capopo­polo Benito in Dux).Il Duce era autoritario, a volte cinico, ma non crudele. Crudelissimi inve­ce Stalin e Hitler che amavano tuttavia le riunioni conviviali, avevano una cerchia di intimi con i quali amavano intrattener­si e soprattutto monologare, poi capitava che un intimo ca­duto in disgrazia fosse l’indo­mani messo al muro. Ai bisogni quotidiani di questi onnipoten­ti p­rovvedevano apparati buro­cratici oscuri, loro non doveva­no mai occuparsi di entrate e di uscite, simili preoccupazioni stavano troppo al disotto dei loro de­stini di grandi ti­monieri. Possia­mo immaginare Francisco Franco che, da militare esperto di fureria e di intendenza, si preoccupa di sape­re cosa c’è in di­spensa. Gli Inson­ni no, il loro oc­chio guarda altro­ve, più in alto. Non concepiscono l’eventua­lità d’essere sbalzati di sella, di finire in esilio. Anche perché ai millenaristici la cronaca e la sto­ria di solito non offrono vie di fuga. O vincono e muoiono nel loro letto- come Stalin e Mao- o perdono e vengono uccisi o si uccidono, come Hitler e Musso­lini. Anche quando abbia aspet­ti grotteschi e meschini - come il camuffamento di Mussolini da soldato tedesco - le fini dei dittatori di serie A che hanno per unità di misura i secoli o i millenni sono solitamente tragi­che. Quelle dei dittatori di serie B a volte lo sono, a volte no, di­pende dalle circostanze. Nico­l­ae Ceausescu è stato fulminea­mente messo a morte (nel 1989), tanti altri torvi protagoni­sti non meno infami di lui han­no trovato riparo. Ben Ali e ma­dame Leila si aggiungono ades­so alla lista degli esuli di lusso muniti di un solido salvacon­dotto in lingotti d’oro o in valu­ta equivalente.