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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

Intercettazioni fai da te, spiata pure l’Arcigay - Spy-gay, tra servizi segreti e ser­vizietti audio

Intercettazioni fai da te, spiata pure l’Arcigay - Spy-gay, tra servizi segreti e ser­vizietti audio. Sono arrivati a ipotiz­zare la Spectre internazionale e la massoneria deviata i seguaci (ma anche i detrattori) dell’Arcigay, la maggiore associazione omoses­suale italiana vicina al Pd, incredu­li per le intercettazioni fai-da-te con la voce del presidente naziona­­le, Paolo Patanè, postate sui siti gay e su youtube . Tema della chiacchie­r­ata pirata dove si tirano in ballo no­mi noti e meno noti del mondo omosex (politici come Vladimir Lu­xuria, Imma Battaglia e giornalisti Rai)lo scontro ferocissimo per l’ac­caparramento di voti in vista del congresso provinciale romano, e l’attivismo sfrenato dello stesso Pa­tanè per arrivare con più delegati possibili all’assise nazionale di Pe­rugia che nel febbraio 2010 l’ha in­coronato presidente. A côté dello spionaggio omosessuale anche i veleni sulla gestione dei finanzia­menti ottenuti dal ministero del Welfare (150mila euro all’incirca) per l’installazione di un numero verde istituzionale attivato da po­co, però, a pagamento e in funzio­ne solo a Bologna. Ma andiamo per gradi. Da gior­ni, sui maggiori siti internet della comunità omosessuale ( notizie­gay. com ,gaynews24 eccetera) rim­balza un’intercettazione telefoni­ca fra il presidente dell’Arcigay Pao­lo Patanè e un iscritto. Chi l’abbia fatta è un mistero. L’ombra del ri­catto, o della vendetta, si allunga sull’associazione. La voce del pri­mo è nitida. Criptata, invece, quel­la del suo interlocutore. Per en­trambi parlano, e quanto parlano, i sottotitoli che raccontano della strategia di Patanè di far fuori la concorrenza puntando a «pilota­re » la nomina dei delegati al con­gresso nazionale. Obiettivo? Mette­re le mani sui pacchetti di voti, per l’esattezza sui tredici associati pro­venienti dalla capitale. Stando alle regole dell’Arcigay,infatti,ogni co­mitato provinciale ha autonomia politica nella scelta dei delegati da inviare al congresso per l’elezione degli organi dirigenti. La «truppe cammellate»evocate nell’intercet­tazione avrebbero avuto questo scopo: sostenere la lista «Essere fu­turo » (peraltro già criticata per la presenza, nel listino, di un profes­sore coinvolto nel 2008 in una oscu­ra vicenda di molestie sessuale in danno di due cadetti dell’accade­mia di Modena) e i delegati favore­voli alla sua elezione a presidente. Vere o manipolate che siano, le in­tercettazioni rintracciabili attraver­so il link più cliccato sui siti gay ( ht­t p://www.notiziegay. com/?p=67006 ) offre uno spaccato desolante del movimento omoses­sua­le assai preoccupato da una se­conda, possibile, ondata di audio­pirata. Rintracciato dal Giornale il presidente dell’Arcigay parla così della registrazione abusiva: «Que­sto episodio si commenta da solo. Verrà da me sottoposto all’attenzio­ne della magistratura perché è un’operazione illegale,un atto gra­ve. È un gesto volgare, bisogna capi­re chi e perché lo ha messo in prati­ca ».Un’idea sull’intercettatore mi­sterioso, Patanè sembra averla. «So con chi stavo parlando in quel momento ma non so chi abbia ma­­terialmente registrato la telefona­ta. Il problema è che probabilmen­te è stato fatto un montaggio, sono state agganciate cose diverse, e quindi il risultato che ne viene fuo­ri è il tentativo di far apparire una persona in una luce negativa». Il mondo gay è in subbuglio. Lo spet­tro di una compravendita di voti è tema di discussioni animate nel­l’associazionismo pro o contro Ar­cigay. «Non c’è mercimonio per­ché non c’è alcun cenno a un pas­saggio di denaro. La telefonata- in­siste Patanè - non contiene affer­mazioni lesive di nessuna norma, regola, legge o principio. C’è solo un leader di una mozione che inter­loquisce con un possibile delega­to, tutto qui. Non c’è niente di cui debba preoccuparmi, sono sere­nissimo. Più che al contenuto oc­corre interessarsi al “metodo” del­la registrazione e divulgazione in internet». Nell’attesa di sapere se e quante ulteriori chiacchierate possano fi­nire online , sul filo del telefono gay corrono polemiche a non finire. Il sospetto è che possa esserci del marcio anche nella gestione dei 150mila euro ottenuti dal ministe­ro del Welfare per l’istituzione di un numero unico nazionale da atti­varsi all’inizio del 2010 (ma in fun­zione solo a Bologna) e da pubbli­cizzare il più possibile con campa­gne mediatiche ( di cui nessuno, se­condo un reportage di Italia Oggi, nelle comunità gay è a conoscen­za). Bert D’Arragon,a nome dell’Ar­ci, ha stigmatizzato illazioni e so­spetti spiegando che l’utenza esi­ste (vero) anche se non è «verde», perché il contatto che in pochissi­mi conoscono è a pagamento. E non è nemmeno «unico» ma solo «raggiungibile» a Bologna da tutta Italia. Sorpresa dallo tsunami tele­fonico Vladimir Luxuria: «Di que­sta cosa del numero verde non so niente, sulle intercettazioni finite su youtube invece, posso dire che è un fatto assai sgradevole, che mi ha sorpreso non poco. Da sempre io ri­spetto il movimento indipendente­mente dal numero degli associati. Mai ho partecipato ai congressi Arci­gay, mai ho dato indicazioni di voto perché non mi piace lavorare dietro le quinte, sono una persona che dice sempre le cose in faccia, io».