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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

RISPARMI - VOCEARANCIO


Tra i buoni propositi che ci si può dare quest’anno, ce n’è uno che non costa niente. Anzi, lascia le tasche un po’ più gonfie. Il fioretto low cost è risparmiare, spendere meno sulle tante piccole cose che, gestite distrattamente, rendono più costosa la vita di ogni giorno.

Le stime delle associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori - come sempre poco ottimistiche - dicono che nel 2011 la famiglia italiana media spenderà 1.016 euro in più per fare la stessa vita che ha fatto nel 2010. Chiuso il bilancio domestico alla fine di quest’anno la famiglia media avrà speso: 267 euro in più per gli alimentari, 131 euro in più per i carburanti, 105 euro in più per le assicurazioni.

Gli ultimi anni ci hanno insegnato che prevedere l’andamento dei mercati internazionali dell’energia o degli alimentari è impresa quasi impossibile. Le dinamiche dei prezzi sono molto meno prevedibili di quanto sembrino, e quindi ogni previsione va presa con mille cautele. Di sicuro, però, c’è che con qualche accorgimento i costi possono essere abbattuti.

Si comincia in casa, con la lotta al famigerato "stand-by". Ormai lo sanno tutti: la televisione, lo stereo, il personal computer, il lettore dvd o la console per i videogiochi sembrano spenti anche quando non lo sono del tutto. La lucetta verde o rossa ci avverte: sono in modalità stand-by, accesi quel poco che basta ad attivarli in pochi istanti appena ci servono.

Comodo, certo. Ma è un lusso che si paga: in media un apparecchio in stand-by consuma tra gli 1 e i 5 Watt. E questo nonostante una direttiva europea preveda che che gli apparecchi in vendita quando sono in modalità spenta o stand-by non debbano superare 1w di potenza assorbita. Un’indagine del Politecnico di Milano dice che le apparecchiature collegate e non utilizzate rappresentano il 12% dei consumi elettrici di casa. Per una famiglia media sono una settantina di euro di spesa all’anno.

Secondo i calcoli di Legambiente, i più voraci anche spenti sono le fotocopiatrici, stampanti laser, decoder della nuova tv digitale, i router per collegarsi in rete, i televisori soprattutto i videogiochi e persino le macchinette del caffè espresso che hanno consumi enormi in standby, pari a 15 euro l´anno. Playstation 3 e X-box sia da spenti che da accesi assorbono quasi la stessa quantità di energia, consumando 5 volte di più di un frigorifero efficiente.

Messi tutti assieme gli apparecchi in stand-by in Europa consumano una dose di kilowattora pari all’energia prodotta da otto centrali termoelettriche.

Allora meglio spegnerli davvero, usando "ciabatte", multiprese con l’interruttore (ne esistono anche con il telecomando) per staccare la corrente a questi apparecchi ogni volta che non li usiamo. E’ una scocciatura in più, ma può valerne la pena. Se non per il portafoglio, almeno per l’ambiente: lo standby in Europa ci "costa" 3.5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Una volta spento quello che c’è da spegnere, arriva il momento delle lampadine. Il risparmio sulla luce in casa quest’anno diventa quasi obbligatorio, dato che da settembre l’Europa manda in pensione le lampadine a incandescenza da 60 watt (che resteranno in vendita fino a esaurimento scorte) dopo avere ritirato quelle da 100 e da 75 watt.

Al posto della vecchia lampadina - che buttava via in calore quasi la metà dell’energia che consumava - si possono installare le ormai tradizionali lampadine alogene. Costano di più ma, a parità i consumo, hanno un rendimento luminoso del 50-100% superiore alle lampadine a incandescenza. La loro vita utile varia da 2000 a 6000 ore.

Per risparmiare ancora di più dalle proprie lampadine è possibile installare gli interrutori regolabili, che permettono di scegliere l’intensità della luce prodotta. Mantenendo l’intensità bassa, i risparmi possono aumentare.

Se tutte le famiglie italiane usassero lampadine alogene al posto di quelle a incandescenza, si risparmierebbero 5,6 miliardi di kilowattora, con tre milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno.

L’alternativa più naturale sono le lampade fluorescenti, che si distinguono per l’elevata efficienza luminosa, il basso consumo di energia elettrica e la lunga durata. Durano da otto a venti volte più a lungo delle tradizionali lampade a incandescenza e consumano, a seconda del tipo di lampada e della potenza, fino all’85% di energia elettrica in meno. Un esempio: una lampadina da 75 watt con il filamento si può sostituire con una da 15 watt a fluorescenza. Altrimenti ci sono le lampade al led, composte da tantissimi mini punti luce ma ancora decisamente più costose.

La lampada a energia solare è solo per ecologisti radicali. Utilizza un pannello solare integrato e orientabile che genera luce attraverso quattro led, per un periodo di tempo che va dalle due ore e trenta alle sei ore. Non garantisce la stessa luminosità di una lampada tradizionale ma è resistente sia all’acqua che alla polvere. Costa 13 euro.

Tutti questi sforzi al risparmio rischiano di essere quasi impercettibili se in casa c’è il re degli energivori: lo scaldabagno elettrico. Le stime dicono che, dove possibile, sostituire la caldaia elettrica con una a gas si tagliano della metà i consumi dell’energia e si possono risparmiare oltre 330 euro all’anno. Le caldaie più moderne, quelle a condensazione, riescono a ridurre i consumi anche del 70%, abbattendo anche le emissioni di ossidi di azoto e monossido di carbonio.

Volendo si può risparmiare qualcosa anche sui termosifoni: esistono nuovi modelli che consumano anche il 93% in meno.

Ma caldaie e termosifoni non sono cose che si cambiano facilmente. Più semplice, invece, cercare il risparmio guardando l’orologio, per sfruttare le opportunità della nuova tariffa elettrica bioraria, già una realtà per 20 milioni di famiglie. Per risparmiare si devono concentrare almeno due terzi dei consumi nelle fasce serali e notturne dei giorni lavorativi (dalle 19 alle 8), oppure nei sabati, domeniche e festivi. Nelle ore diurne feriali si spenderà il 3,7% in più.

Poi c’è l’acqua. Ogni giorno in Italia consumiamo, per utilizzi domestici, 200 litri d’acqua a persona. Il 28%, cioè 56 litri, viene consumato attraverso lo scarico del Wc, il 36 % attraverso gli altri apparecchi sanitari del bagno (doccia, lavabo), il restante per le attrezzature domestiche.

Nel 2009 il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, è andato in televisione per invitare i venezuelani a farsi la doccia per non più di 3 minuti. Annusandosi le ascelle ha detto: “Io mi lavo in meno di 2 minuti e non puzzo”.

Senza esagerare, si possono fare docce meno lunghe, lavare i piatti chiudendo l’acqua con più attenzione. C’è anche chi mette nella cassetta dello sciacquone una bottiglia di plastica da un litro piena d’acqua, priva di etichetta ed ermeticamente chiusa con il tappo. Serve a ridurre il getto. Utilizzando miscelatori e rompigetto ai rubinetti si arriva a risparmiare quasi la metà dell’acqua utilizzata.

Risparmiato tutto il possibile in casa si può vedere di spendere meno anche fuori. Iniziando a tagliare i costi dell’auto, una delle voci più importati delle spese di una famiglia. Scegliere un olio «fuel economy» al momento del cambio del lubrificante del motore consente di consumare anche il 4% in meno di benzina.

Mentre, al momento del cambio gomme, scegliere pneumatici «fuel saver», che non costano molto di più di quelli tradizionali ma fanno consumare meno benzina, permette di ridurre i consumi di carburante fino al 3% in città e fino al 5% nei tragitti extraurbani, con un risparmio di 80 euro all’anno.

Meglio evitare di rinnovare l’assicurazione automaticamente, senza aver prima confrontato le offerte tra le diverse compagnie: cambiando è possibile risparmiare dai 50 ai 100 euro. Mentre fare il pieno nei distributori durante l’ora di chiusura in modalità «Iperself», invece che farsi servire dal benzinaio, consente un risparmio che va dai 6 ai 10 centesimi al litro. Su 25 mila chilometri significa 70-100 euro in meno.

L’ultimo passaggio del risparmio quotidiano è la vecchia "schiscetta". L’insalata, il panino, una pietanza portati da casa al lavoro per evitare di spendere i 10-12 euro quotidiani al bar per la pausa pranzo. Federconsumatori calcola che in un mese si possono risparmiare così anche 200 euro.