Michele Calcaterra, Il Sole 24 Ore 21/1/2011, 21 gennaio 2011
SPAGNA IN SOCCORSO DELLE CASSE CON NUOVI FONDI
Il governo spagnolo avrebbe deciso di intervenire in tempi strettissimi, con nuovi fondi, nelle casse di risparmio, in modo da completare il piano di risanamento del settore iniziato a maggio e rincuorare la comunità internazionale sull’affidabilità del sistema finanziario del paese. Era stato José Luis Zapatero, in occasione dell’incontro natalizio con i giornalisti, a sottolineare come l’obiettivo prioritario del governo nei primi mesi del 2011 fosse quello di ristrutturare definitivamente questi istituti che hanno asset complessivi per 1.300 miliardi di euro, il 42% del sistema creditizio totale.
Per questo, probabilmente già oggi in consiglio dei ministri (o la settimana prossima), l’esecutivo dovrebbe varare un decreto con cui permettere al Frob (il fondo di garanzia già intervenuto nei mesi scorsi a supporto delle casse con un’iniezione di danaro di 12 miliardi) di intervenire direttamente nel capitale di queste istituzioni, rafforzandone i mezzi propri e le riserve e diventandone nel contempo azionista diretto.
Nella sostanza ci sarebbe una sorta di nazionalizzazione pro tempore (si dice di massimo 5 anni) delle casse di risparmio, per poi restituirle al libero mercato, facendo entrare azionisti privati e trasformandole in vere e proprie banche, quotate in Borsa, dove l’attività creditizia sia una volte per tutte disgiunta da quella delle fondazioni e dove la pressione del potere politico (soprattutto locale) non sia più così forte.
I tempi di questa operazione sarebbero ravvicinatissimi e potrebbero essere necessari interventi compresi tra i 15 e i 100 miliardi di euro, tenuto conto del fatto che le "partite" inesigibili delle casse, nei confronti del settore immobiliare ammonterebbero a circa 90 miliardi di euro. Mentre ieri il Wall Street Journal riferiva di una necessità di fondi da parte delle casse di 30 miliardi di euro, cifra smentita dal ministero delle finanze, che dice che per avere un quadro chiaro della situazione, bisognerà attendere la fine del mese, quando le casse pubblicheranno i dati della loro esposizione verso il settore.
Quello che appare certo è che la riforma delle casse, iniziata prima dell’estate, è finora rimasta un’incompiuta. Ci sono state fusioni e alleanze che hanno portato il loro numero a scendere da 45 a 17. C’è stata una generale razionalizzazione della rete degli sportelli e un sensibile taglio dei livelli occupazionali, ma molte casse hanno ancora il fiato corto e necessitano nuovi fondi per poter sopravvivere. Ci sarà dunque probabilmente una seconda ondata di matrimoni e la vendita di asset industriali in portafoglio per fare cassa e rafforzare le riserve (Catalunya Caixa mercoledì ha annunciato la vendita della sua quota in Repsol, ricavandone circa 450 milioni). Mentre ci sarebbero già istituti, come la Caixa, pronti a trasformarsi in banca e ad accedere alla Borsa.
Ma i problemi di Zapatero sono anche altri. Contrastare una disoccupazione che ha superato il 20%; rilanciare l’economia; portare a termine la riforma delle pensioni promessa entro il 28 gennaio; far quadrare i conti pubblici, dato che quelli di molte regioni e città (Madrid che ha 7 miliardi di debiti) stanno sfuggendo di mano.
Nei primi nove mesi del 2010 il debito delle autonomie è cresciuto del 27%, superando i 107 miliardi di euro (10,2% del Pil), mentre il disavanzo si è avvicinato, di media, al 2% del Pil. Con eccezioni negative come la Catalogna (3,6% del Pil), Castilla-la Mancha (2,9%), Comunità valenciana (2,6%) e Baleari (2,5%).
Proprio la regione catalana ha ormai l’acqua alla gola: quest’anno ha bisogno di 11 miliardi di cassa e al momento ha mezzi per sopravvivere e pagare i fornitori per soli 2 mesi. Il nuovo governatore della Generalitat, Artur Mas, ha dovuto così tagliare del 10% (4 miliardi in totale) le uscite del budget 2011, in particolare alle voci sanità (25%) e istruzione (15%). Ma servono nuovi fondi. Non sarà facile, dato che la Generalitat non può ripetere l’emissione dei cosiddetti "buoni di solidarietà", collocati in autunno per 3 miliardi di euro, con grande successo.