Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

CAMERON RIFORMA LA SANITA’ PUBBLICA. POTERE AI MEDICI E MENO MANAGER —

Tutto il potere ai medici di famiglia e ai Comuni. Il governo Cameron avvia la revisione della sanità pubblica con un progetto di riforma di 550 pagine, presentato al Parlamento e che piace al laburismo di impronta blairiana (assai meno ai sindacati) visto che alla filosofia di Tony Blair si ricollega. Al leader del New Labour andò male e fu costretto dai contrasti coi compagni di partito a rimangiarsi quelle idee controcorrente. Ora ci provano i conservatori e i liberaldemocratici. L’impianto di base dell’assistenza clinica viene ribaltato e, per dirla in breve, è come se in Italia venissero cancellate le Asl e le competenze delle Regioni. L’Inghilterra (i cambiamenti non toccano Scozia, Galles e Irlanda del Nord che hanno poteri autonomi) sceglie una strada davvero radicale perché sfoltisce i ranghi della burocrazia, accorcia la catena di comando, allontana la politica dalla gestione dei fondi statali, responsabilizza gli ospedali aprendoli al mercato e, in parte, ai privati, obbligandoli alla competitività qualitativa, e, almeno sulla carta, colloca il paziente al centro del sistema. «Nothing about me without me» : nessuna scelta senza il mio consenso. Ogni cittadino dovrà essere messo nella condizione di valutare i servizi e di sceglierli, dovrà dare il consenso agli interventi che lo riguardano. Il vecchio pilastro dei Primary Care Trusts (ciò che a grande linee può identificarsi con le nostre Asl) sarà abbattuto. Il che significa che ci sarà un taglio valutato fra le 16 mila e le 26 mila posizioni politico-manageriali con alte retribuzioni, controbilanciato da circa 50 mila assunzioni di personale infermieristico e medico. Il saldo di bilancio, calcola il governo, sarà positivo: un risparmio di 1,7 miliardi di sterline all’anno nel costo del lavoro e altri 12 miliardi, da qui al 2020, per la migliore gestione delle risorse. Assieme ai Primary Care Trusts, che hanno oggi la duplice funzione di dirigere l’esercito dei medici convenzionati e di finanziarie gli ospedali, spariscono anche le Strategic Health Authorities che, nella scala della burocrazia, stanno nel gradino più alto e assumono il ruolo ricoperto in Italia dalle Regioni. Le strategie della nuova sanità pubblica inglese, il National Health Service, si concentrano in una frase: meno intermediazioni e rapporti più diretti col cittadino. Ecco, allora, che alla testa della gigantesca macchina sanitaria (budget di 100 miliardi di sterline — 117 miliardi di euro — nel 2010) si collocheranno i «GP commissioning consortia» , associazioni formate dai general practitioner, i medici di famiglia. Saranno proprio loro, i medici di famiglia che si accorderanno liberamente per formare piccoli consorzi di professionisti, a coordinare e gestire il 70%dei finanziamenti statali destinati al National Health Service quindi a determinare, i modi e i mezzi per migliorare i servizi di assistenza e di cura dei pazienti, oltre che i fondi per modernizzare gli ospedali. Queste commissioni opereranno d’intesa con i Comuni, per le scelte sanitarie di base e risponderanno a un Board di controllo e supervisione. Come per tutte le riforme, l’accoglienza è oscillante fra l’adesione di un medico su 4 e le prudenza degli altri 3. La British Medical Association parla di «scommessa enorme» ma annuncia opposizione a programmi di eccessiva privatizzazione ospedaliera. I sindacati si attestano sulla difensiva: un errore di proporzioni titaniche. Ma il più contento è il professor Richard Titmuss della London School of Economics. Guarda caso è l’ex consigliere di Tony per le politiche sulla sanità. Il rischio che la competizione fra ospedali, dice, si fondi sulle tariffe e sui prezzi anziché sulla qualità delle prestazioni è reale. Ma nel complesso il progetto del governo Cameron ha una sua logica: «È l’estensione di ciò che aveva già in mente Tony Blair» .
Fabio Cavalera