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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

IMU, IRPEF ED ESENZIONI ALLA CHIESA. DIECI GIORNI PER TROVARE L’ACCORDO —

Prima una lunga chiacchierata con il ministro Roberto Calderoli, poi un’altra con Enrico La Loggia, presidente della Bicamerale e, per chiudere, un lungo e approfondito colloquio telefonico con il titolare dell’Economia, Giulio Tremonti. Il presidente dell’Associazione dei Comuni, Sergio Chiamparino, tiene aperto il filo del dialogo con il governo sul federalismo fiscale. Anche per questo la pausa di riflessione sollecitata ieri dai sindaci nell’esame parlamentare del decreto sulle tasse dei Comuni preoccupa l’esecutivo di Silvio Berlusconi assai meno della richiesta, del tutto analoga nei termini, arrivata ieri dai parlamentari del terzo polo. Sale la posta in gioco Se con i Comuni è pronto a ragionare alla ricerca di una soluzione, il governo non si fida delle obiezioni dei parlamentari di Fini, Casini e Rutelli. A Palazzo Chigi, anzi, c’è la fortissima convinzione che quello avviato ieri dal terzo polo, con la richiesta di qualche giorno in più per discutere il decreto nella Bicamerale, che altrimenti dovrebbe dare il suo parere al massimo il 28 gennaio, sia solo l’ennesimo tentativo di alzare la posta in gioco e prender tempo per tenere il governo sulle spine. È un rischio che comunque il governo correrà, perché oggi la proroga dei tempi della discussione, anche considerato il fatto che una nuova versione del decreto è stata consegnata alla Bicamerale solo due giorni fa, sarà accordata dal Consiglio dei ministri. Una settimana, forse dieci giorni in più, che serviranno almeno a cercare un punto di equilibrio con Chiamparino e i sindaci, nella convinzione, si spiega negli ambienti del governo, «che qualunque nuova concessione venisse fatta al terzo polo sarebbe immediatamente seguita da ulteriori richieste» . Addizionali e Imu Non che siano facili da esaudire, ma almeno le questioni sollevate dai Comuni, e per la verità anche quelle del Partito democratico che appoggia la proroga di qualche giorno per la discussione del decreto, hanno tutte un fondamento tecnico. Sul quale il governo, anche se ha già fatto molte aperture con la nuova versione del decreto, sembra ben disposto a ragionare ancora un po’. Sul meccanismo per determinare la nuova imposta comunale basata sugli immobili, ad esempio. L’aliquota dell’Imu, secondo il progetto del governo, dovrebbe essere fissata ogni anno dalla legge di Stabilità, ma per i sindaci l’incertezza nella programmazione a medio termine sarebbe insostenibile. Qualche apertura potrebbe esserci anche sul 2011, per consentire ai Comuni di recuperare almeno una parte delle risorse tagliate dalla Finanziaria. I sindaci chiedono la libertà di muovere le addizionali Irpef che oggi sono bloccate per legge, il governo potrebbe concedere al massimo un aumento plafonato, ma preferirebbe, e sta cercando, soluzioni diverse da quella di aumentare la pressione fiscale. Tasse ed esenzioni La nuova versione del decreto piace ai sindaci molto più della prima, ma lascia aperte alcune questioni e ne apre di nuove. Come le esenzioni dalle imposte sugli immobili di cui godrebbero (come oggi con l’Ici) la Chiesa e le onlus. Sono esenzioni che erodono la base imponibile del fisco comunale e che i sindaci non vorrebbero fossero poste a loro carico. Qualche perplessità c’è anche sulla tassa di soggiorno, prevista solo per le grandi città, quando secondo l’Anci «servirebbe soprattutto ai Comuni più piccoli» , e sul gettito delle imposte comunali a regime. L’importo dei trasferimenti da tagliare e sostituire con tasse proprie sarà deciso sulla base dei dati 2011. Ma i sindaci non vogliono che quei numeri restino scolpiti nella pietra. E vogliono scrivere nero su bianco che l’aumento naturale del gettito fiscale che arriva dagli immobili resti nelle casse comunali senza prendere la via di Roma.
Mario Sensini