FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 21/1/2011, pagina 10, 21 gennaio 2011
New York, blitz all’alba In manette cento boss - È stata definita una delle più grandi operazioni anti-mafia condotte dalle autorità americane, grazie alla quale almeno 110 persone, affiliate a cinque delle principali famiglie mafiose, sono finite in manette con numerosi capi di imputazione
New York, blitz all’alba In manette cento boss - È stata definita una delle più grandi operazioni anti-mafia condotte dalle autorità americane, grazie alla quale almeno 110 persone, affiliate a cinque delle principali famiglie mafiose, sono finite in manette con numerosi capi di imputazione. «È un importante passo in avanti per sconfiggere Cosa Nostra e le sue attività», spiega il ministro della Giustizia Eric Holder poco dopo l’annuncio della retata. Il colpo assestato alla criminalità organizzata è il risultato di una serie di tre indagini parallele condotte con «l’importante e produttiva collaborazione delle autorità italiane», come ha tenuto a precisare la responsabile della sezione newyorchese dell’Fbi Janice Frederick. A finire nelle maglie della giustizia Usa sono stati gli affiliati a cinque famiglie mafiose, Gambino, Genovese, Bonanno, Lucchese e Colombo, oltre a un ex pezzo grosso dei Patriarca. A completare il quadro è stato l’arresto di Walter Samperi, membro dei Colombo, avvenuto a Siracusa, in Sicilia. Tra le accuse che pendono sulle loro teste ci sono quelle di omicidio, estorsione, traffico di droga, gioco d’azzardo, incendio doloso, usura e infiltrazioni in cantieri e porti. Le famiglie erano attive nelle zone di New York e del New Jersey oltre che in alcune aree del New England, come Rhode Island dove sono avvenuti alcuni degli arresti. L’operazione ha avuto inizio nella notte quando dai comandi centrali dell’Fbi e del New York Police Department è partito l’ordine di agire a centinaia di uomini dispiegati sul territorio. Complessivamente erano 127 le persone nel mirino, ma non è chiaro il numero esatto di quelle che sono state arrestate, anche perché l’operazione si è svolta su una porzione molto ampia della East Coast. Gli agenti federali sono entrati in azione persino in Florida, a Fort Lauderdale, dove si trovava Luigi Manocchio, considerato l’ex capo della famiglia Patriarca. È accusato di gestire una serie di locali notturni e assieme a lui è stato arrestato anche Thomas Iafrate, considerato «il contabile» di Manocchio. Tra gli altri sono finiti in manette i fratelli Andrew e Anthony Russo, Benjamin Castellazzo e Richard Fusco della famiglia Colombo, Bartolomeo Vernace per la famiglia Gambino, Joseph Pistone dei Bonanno, Nunzio La Grasso del clan Genovese. Secondo le indiscrezioni trapelate dalla procura federale ci sarebbe anche un ex poliziotto di New York tra le persone arrestate. «Per Hollywood la mafia è solo materiale buono per girare film e serie televisive - spiega il capo della Nypd, Raymond Kelly -. Ma nella vita reale i mafiosi commettono omicidi veri ed estorsioni». La maggior parte degli arresti si è concentrata nelle zone di New York e del New Jersey, mentre tra i capi di imputazione che pendono sulle teste degli affiliati ci sono almeno sei omicidi, alcuni dei quali risalgono a trenta anni fa e altri sono invece più recenti. Le indagini sono iniziate tre anni fa e gli inquirenti si sono avvalsi della collaborazione di mafiosi pentiti. Alcuni di loro sarebbero infatti stati convinti a raccontare tutto e a registrare di nascosto conversazioni scottanti in cambio di uno sconto di pena. «Non è stato facile a causa del codice omertoso proprio di questo genere di criminalità, ma in alcuni casi abbiamo avuto successo», spiega Frederick. Salvatore Vitale, ad esempio, ex mafioso arrestato nel 2003 e condannato per attività mafiose, ha consentito agli inquirenti di raccogliere tali informazioni da poter assestare duri colpi alla famiglia dei Bonanno attiva a New York. A svolgere un ruolo fondamentale sono state inoltre le intercettazioni, ovvero una valanga di telefonate e migliaia di ore di conversazioni tra affiliati, a dimostrazione del grande sforzo condotto da polizia e federali. Temibile erano soprattutto le attività di infiltrazione mafiosa nei sindacati, specie dell’industria del cemento e in quelli portuali. Come ha spiegato il ministro Holder in questi casi i mafiosi imponevano una serie di «tasse illegali» su porti, imprese di costruzioni e piccole aziende causando ricadute dannose «per tutta la nostra economia».