Peloso, Il Riformista 19/1/2011, 19 gennaio 2011
Primi imbarazzi nella Cei si rompe il voto del silenzio (aspettando Bagnasco) - chiesa. Il presidente della Cei lunedì parlerà della crisi italiana
Primi imbarazzi nella Cei si rompe il voto del silenzio (aspettando Bagnasco) - chiesa. Il presidente della Cei lunedì parlerà della crisi italiana. L’agenzia Sir chiede che sia fatta chiarezza al più presto. E intanto “Avvenire” esprime sconcerto per le vicende del Cavaliere, pur con qualche cautela. Radio Vaticana denuncia «la scarsità di politici cristiani capaci». I giorni passano e la Chiesa, nelle sue vesti ufficiali, cioè la conferenza episcopale e il Vaticano, non proferisce verbo sulla nuova ondata di scandali e inchieste che hanno travolto il Presidente del Consiglio. Parlano però, come del resto è avvenuto di frequente in passato, gli organi d’informazione ecclesiali. Lo fanno Avvenire e il Sir, vale a dire il quotidiano e l’agenzia stampa della Cei e qualcosa dice pure la Radio Vaticana. Infine l’Osservatore romano si limita a pubblicare per intero la nota del Quirinale attestandosi su una perfetta posizione istituzionale caratterizzata da una certa freddezza che lascia capire come Oltretevere già si mediti una rapida presa di distanza dai destini del premier. Tuttavia lo sganciamento della Chiesa dal Cavaliere, se pure è in atto, risente dei tatticismi infiniti dei mesi scorsi. Il quesito di fondo che ha percorso i sacri palazzi è stato il seguente: l’attuale esecutivo dà certezze politiche e legislative alle gerarchie ecclesiali che forse nessun altro governo può garantire, è opportuno allora lasciarlo andare in frantumi? Se tale è stato il dilemma che ha animato il dibattito nella Chiesa italiana, resta nell’ombra l’altra metà del ragionamento compiuto questa volta dalla controparte politica: il patto trono-altare, per funzionare, presuppone un sostegno chiaro del secondo al primo, dei vertici ecclesiali al governo, senza che il giudizio etico e morale sui comportamenti del “principe” prenda il sopravvento facendo venir meno la solidità dell’alleanza. Così si spiega l’imbarazzo crescente di queste ore in cui i vescovi sembrano aver fatto il voto del silenzio, almeno in via ufficiale, mentre si attende che il cardinale Angelo Bagnasco, lunedì prossimo, spieghi, nella prolusione di fronte al Consiglio episcopale permanente, cosa pensa la Chiesa dell’ultimo capitolo della crisi italiana. «Solo l’idea che un uomo che siede al vertice delle istituzioni dello Stato sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile ferisce e sconvolge», scriveva ieri in un editoriale, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, e ancora affermava: «Non so come si concluderà l’indagine milanese a carico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma so che i reati che avrebbe commesso secondo i pubblici ministeri sono molto pesanti: concussione e prostituzione minorile». Quindi proseguiva: «E so che se sul piano delle possibili conseguenze penali il primo reato ipotizzato - la concussione - è il più grave, il secondo reato - la prostituzione minorile - sul piano della valutazione morale è addirittura insopportabile». Tuttavia Avvenire non rinunciava a collocare la vicenda nella guerra fra settori della magistratura e della politica e sottolineava come «ci si può persino interrogare sulle straordinarie energie investigative investite in questa vicenda da strutture centrali di polizia e dalla procura milanese». Era poi il Sir, l’agenzia stampa della Cei, a chiedere alla politica, con toni allarmati, di affrontare i problemi urgenti e reali del Paese dal federalismo alle novità introdotte con il nuovo contratto della Fiat da Sergio Marchionne, e proprio per questo «bisogna che si faccia chiarezza in termini stringenti, che la questione sollevata dalla procura di Milano abbia delle celeri risposte, così da non tenere sul filo la politica, le istituzioni, più ampiamente la governabilità». Il tema della governabilità, del resto, era stato sollevato da parte ecclesiale anche in occasione della fiducia del 14 dicembre scorso, quando si salutò il fortunoso voto in favore dell’esecutivo, come un messaggio di governabilità. Da sottolineare, infine, che la Radio Vaticana dedicava un servizio al tema del rapporto fra Chiesa e politica apparso anche sul sito dell’emittente dove era accompagnato dalla foto di Don Luigi Sturzo e dall’eloquente titolo: «Il rapporto tra Chiesa e politica alla luce del Concilio: pochi i politici cristiani di spessore professionale e morale». Quindi la radio diretta da padre Federico Lombardi, spiegava che «il problema di oggi è la scarsità dei politici cristiani, capaci professionalmente e moralmente, ad impegnarsi in politica come cristiani».