Fabrizio d’Esposito, Il Riformista 19/1/2011, 19 gennaio 2011
L’onorevole governante e il pusher di Tarantini - Un’attenta lettura delle 389 pagine sulla deriva dell’anziano Sultano malato di satiriasi riserva varie sorprese
L’onorevole governante e il pusher di Tarantini - Un’attenta lettura delle 389 pagine sulla deriva dell’anziano Sultano malato di satiriasi riserva varie sorprese. La prima spunta nella parte iniziale, in cui i magistrati della procura di Milano ricostruiscono le concitate ore della fatidica notte di Ruby, alias la nipote di Mubarak, alla questura di Milano, quando Silvio Berlusconi telefonò per fare affidare la minorenne alla bruna e procace Nicole Minetti, una delle preferite del Drago poi premiata con un seggio nel consiglio regionale della Lombardia. Un’altra protagonista di quella notte fu una prostituta brasiliana cui la stessa Minetti sub-affidò la ragazza diciassettenne: «De Conceicao Santos Oliveira Michelle». L’agenda di Michelle A colpire è l’elenco della sua rubrica telefonica, riportata per intero nelle carte giudiziarie. Il primo nome è quello dell’ex assessore di Vendola Sandro Frisullo, come riportato ieri dal Giornale. Il politico pugliese si dimise perché coinvolto in un versante del sexgate provocato dalla quarantenne Patrizia D’Addario, che trascorse una notte con il premier a Palazzo Grazioli. Ma la vera sorpresa è una decina e passa di nomi più avanti: «Massimiliano Verdoscia». Rubricato sotto la voce «amico». Verdoscia è l’ex socio dell’imprenditore Giampaolo Tarantini nonché un pilastro del sistema venuto fuori ai tempi dell’Addario. Fu proprio Verdoscia, Massimo per gli amici, a presentare la matura escort a Tarantini per le trasferte lungo la rotta Bari-Roma con destinazione la residenza privata del Cavaliere nella capitale. Dopo un tormentone di voci durato di due mesi, Verdoscia fu poi arrestato dai magistrati baresi ad agosto del 2009 con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. In una parola: cocaina. Da offrire durante party e festini organizzati dal socio-amico Giampy per ottenere o consolidare «entrature» nel mondo della politica e della pubblica amministrazione. Queste le parole dei pm: si è «reso responsabile (Verdoscia, ndr) di condotte atte a detenere, custodire, cedere gratuitamente e offrire cocaina e altre sostanze, in occasione di diverse feste e di riunioni mondane che si sono tenute all’interno di ville private o di noti locali, alle quali partecipava anche il suo socio». «Rubbi troia» Dunque, c’è un punto di contatto tra il giro delle feste di Arcore (con più ragazze sospettate di essersi prostituite, non solo Ruby, che oggi tra l’altro parteciperà al programma di Alfonso Signorini, Kalispera, per offrire l’ennesima versione rassicurante: niente sesso con il premier) e le cene di Palazzo Grazioli, tra farfalline e altre buste di denaro donate dal Sultano benefattore alle giovani ospiti. Da notare che nella rubrica della escort brasiliana, tra il puscher Verdoscia e una serie di nomi femminili indicati come «troie», compresa l’inquieta Ruby, o «putane» compaiono due numeri telefonici di Berlusconi. Il primo è un cellulare sotto la voce «Papi Silvio Berluscone». Il secondo è un fisso: «Casa Roma Silvio». Ma la domanda è soprattutto una: perché l’amica di Ruby conosce Verdoscia? Senza dimenticare che il pusher frequentava Frisullo, altro nome che compare nell’agenda della De Conceicao, ed è stato anche sospettato di aver rifornito di cocaina l’attrice Sabina Began, l’Ape Regina del Cavaliere che proprio in questi giorni ha parlato di un grande amore platonico con l’Amato Silvio. E ieri, sempre per la serie un rapporto «sentimentale e pulito», si è espressa anche un’altra attrice, Evelina Manna, toccando vette altissime in un’intervista a Oggi: «Quando è stato male c’ero io accanto a lui. E questo crea un’intimità che va al di là della sfera sessuale. È più intimo fare la nannina a seggiolina stretti stretti, con la mentina in bocca, che far sesso. Lui la chiama la nannina. Gli piace addormentarsi “a seggiolina”, abbracciati». Il livello politico A prescindere dalle gravi accuse di concussione e atti sessuali con una minorenne, nel fascicolo della procura di Milano emerge ancora una volta il livello “politico” dell’harem del Sultano. In questo senso, le pagine dei magistrati sono di una chiarezza devastante e consolidano una certezza maturata da due anni, dall’estate delle intercettazioni hard delle tre ministre: nell’harem del Drago ci sono più livelli. Cioè: le stelline dello spettacolo, perlopiù passate per l’impresario Lele Mora; le escort vere e proprie; infine le ragazze di varia provenienza da promuovere alla politica. Non è un punto secondario. Perché stronca le ripetitive difese della maggioranza sui sexgate: dal «gossip» al rispetto per «la vita privata». Invece no, perché sarebbe utile conoscere il numero delle ragazze arrivate in Parlamento o in altre assemblee degli enti locali sfruttando l’insaziabile satiriasi del Sultano. Non è questione di gossip. Nel faldone recapitato a Montecitorio dai magistrati milanesi sono tre le esponenti politiche del Pdl citate. La prima, ovviamente, è Nicole Minetti. La seconda è un’altra infermiera, poi destinata a un seggio nell’Europarlamento: Licia Ronzulli. In una telefonata Minetti e Ronzulli parlano dell’organizzazione delle cene a Villa San Martino ad Arcore. Una conversazione che fa ritornare d’attualità quanto disse un’altra ragazza pugliese, Barbara Montereale, nella fase D’Addario. Ospite a Palazzo Grazioli e Villa La Certosa, residenza sarda del premier, Montereale tirò in ballo Ronzulli in questo modo: «A metà gennaio 2009 sono stata accolta a villa Certosa da Licia Ronzulli. È lei che organizza la logistica dei viaggi delle ragazze. Che decide chi arriva e chi parte e smista nelle varie stanze». Un ruolo simile a quello poi ricoperto dalla sua collega infermiera Minetti, con cui è tuttora in contatto. Per la cronaca, Ronzulli smentì tutto minacciando querele a destra e a manca. «Avverto la cucina» L’unica deputata presente alle cene del bunga bunga è Maria Rosaria Rossi, biondina dal portamento notevole. Schiva e restìa a dare interviste, Rossi colpì il Cavaliere durante un comizio a Cinecittà. Di qua il salto in Parlamento e una presenza costante nella vita quotidiana del premier. Rossi è ovunque: a Palazzo Grazioli, al castello di Tor Crescenza (rifugio romano dell’Amato Silvio dopo l’esplosione del caso D’Addario), adesso Villa San Martino ad Arcore. Di lei è uscito già un brandello di conversazione con Emilio Fede sul bunga bunga. Dalla lettura delle parti riservate a lei, si ha la sensazione che Rossi sia una sorta di governante tuttofare del Cavaliere. A confermarlo il prosieguo dell’intercettazione tra lei e il direttore del Tg4. I due sembrano avere una grande intimità: «Maria Rosaria: Ok allora avverto la cucina dai, non c’è Roberta se era quello che mi chiedevi. Emilio: No Roberta lo so, è lì. Maria Rosaria: Va beh allora mi devo vestire da femmina pure stasera? Emilio: Stai bene anche com’eri ieri sera... Maria Rosaria: Grazie come sei gentile... vabbeh mi vado a vestì da femmina allora, va... Emilio: Ma va dai... Maria Rosaria: S’incazza lui che dice che... Emilio: L’altra sera quando gli ho detto: “ammazza oh, questa è proprio (inc.)”. Maria Rosaria: Eh che t’ha detto, di me? Hai parlato? Emilio: Ma te l’ho anche detto, ho detto “senti”, “è anche” ha detto: “è bravissima, Emilio è bravissima”, dico: “è un fulmine, per bene, tutto, fa tutto”, lui ha detto: “sì-sì guarda, è veramente eccezionale”, quindi basta, sta zitta e non frignar e... Maria Rosaria: ride». Il dubbio è più che legittimo perché Maria Rosaria Rossi è stata nominata deputata dal Cavaliere? E con lei anche altre? Quanti segreti custodisce la pratica costante del bunga bunga da parte dell’assetato Drago di vergini?