A.V., Libero 18/1/2011, 18 gennaio 2011
«IL MASSIMO DELLA TRASGRESSIONE? QUALCHE BARZELLETTA»
Barbara Guerra è forse la più famosa delle ragazze finite nell’inchiesta della procura di Milano. Lei, ex fiamma di Balotelli e ospite della Fattoria, avrebbe partecipato ai festini ad Arcore contestati dai pm.
Allora,chesuccedevadipruriginosoaVillaSan Martino? Erano cene normali o festini? «È offensivo anche solo pensare che io possa aver partecipato a incontri a luci rosse. È vero che voglio far carriera nel mondo dello spettacolo, ma non a certe condizioni. Se cenare, fare conversazione, cantare, ballare significa partecipare a un festino, allora sì, ci ho partecipato. Ma se festino vuol dire fare sesso o anche solo spogliarsi, posso assicurare che da Berlusconi non è successo niente di simile. La cosa più spinta è stata la barzelletta del Bunga Bunga: ci hanno montato uno scandalo, ma era solo una barzelletta». Qualcosa di piccante sarà pure accaduto in quelle cenette...
«Non erano cenette, c’erano molte persone. Non c’era niente di losco o men che pulito. Lui parlava e cantava. Ripeto, il massimo della trasgressione è stata qualche barzelletta un po’ spinta».
Che tipo di rapporto ha con il Cavaliere?
«Ho grande riconoscenza nei suoi confronti, perché è sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno, ed averlo conosciuto è stato per me una grande occasione. Mi dispiace che quello che per me è un rapporto speciale, in cui non c’è mai stato nulla di male, qualcuno lo voglia trasformare in spazzatura. Circondarsi di persone giovani e trascorrere qualche serata spensierata è un reato? Ma dov’è finito il diritto alla privacy?».
Dunque non c’erano escort alle cene?
«Senta, se insiste la querelo. Non ho intenzione di farmi calpestare da questo gioco che a voi giornalisti piace tanto: prendere una persona e massacrarla senza badare ai danni che provocate. Ho ventiquattro anni, una famiglia che mi vuole bene e un fidanzato che mi adora. Questi giorni li ho passati a piangere pensando a ciò che potrebbero pensare di me. Per fortuna i miei mi conoscono e mi credono, ma anche loro hanno amici, colleghi, conoscenti, a cui devono spiegare, chiarire».
Guardi che noi ci limitiamo a raccontare notizie, le indagini le fanno i magistrati non i giornalisti. «Infatti non perdono chi mi ha messo dentro questa storia. Credevo che i magistrati si occupassero di delinquenti e di chi vìola la legge. Non di chi accetta un invito a cena dal presidente del Consiglio. A meno che cenare con lui sia diventato un reato».