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 2011  gennaio 18 Martedì calendario

PHILLIP BLOND «VI SPIEGO LA BIG SOCIETY»

Phillip Blond. Il consulente del premier inglese Cameron spiega (e aggiorna) l’idea centrale del nuovo governo. E respinge le accuse del Labour.

Phillip Blond, teorico della Big society di Cameron, spiega al Riformista perché l’Italia è un modello e perché non si tratta di rimpicciolire il welfare, «ma di cambiarlo».
L’Italia non è solo il paese del familismo amorale, dell’atavica diffidenza verso il prossimo diagnosticata da Banfield negli anni Cinquanta come male nazionale. C’è una tradizione secolare che ha il suo fulcro sul lato orientale dell’Appennino e che è l’opposto dell’autoreclusione nei confini angusti della famiglia.
È una radicata tendenza alla cooperazione, al volontariato e alla mutua assistenza che è forte in Emilia ma che si è diffusa anche in altre regioni. Ed è un esempio importante del famoso “territorio” di cui fuori dai confini nazionali si sa però poco. Philip Blond, teorico della Big society e consulente del premier britannico David Cameron, guarda invece con interesse all’esempio italiano, anche per l’Europa. «Il modello italiano, a partire dalle cooperative ma anche del modello Formigoni nella regione Lombardia, può insegnare moltissimo al resto del continente», osserva, a colloquio con il Riformista.
Notoriamente dalla fine del 2010 Blond sta studiando assieme al governatore della Lombardia come proporre la Big society anche a Bruxelles: «siamo appena nella fase iniziale ma pensiamo che gli altri paesi europei dovrebbe studiare molto questi modelli. I movimenti cattolici, in particolare, arrivano spesso dove lo Stato non arriva: la loro capacità di risucire dove lo Stato fallisce e di garantire coesione e aiuti è un patrimonio importante».
Occasione dell’intervista con il consulente del governo britannico e direttore del think tank “ResPublica”, le Giornate dell’economia cooperativa che si sono svolte la scorsa settimana a Milano e dove il presidente della Legacoop, Giuliano Poletti, ha annunciato finalmente la data ufficiale per il sospirato matrimonio tra Legacoop, Confcooperative e Agci, insomma per l’unione attesa da anni tra cooperative “bianche” e “rosse”: il 27 gennaio nascerà Cooperativa Italia.
Nel Regno Unito, dopo un anno ricco di polemiche, quel perno del programma elettorale di David Cameron che si è frattempo trasformato in programma di governo «va avanti», sottolinea Blond, ma registra anche qualche crepa. L’idea centrale della Big society, quella di ridurre il peso dello Stato, di delegare parte dei poteri e delle responsabilità che riguardano il sociale dal centro alla periferia, dalla pubblica amministrazione ai corpi intermedi della società - associazioni, imprese senza scopi di lucro o movimenti, è stata accolta con scetticismo dall’opposizione.
Per il leader dei laburisti Ed Milliband è semplicemente «un modo per nobilitare l’agenda dei tagli», insomma per attuare con meno sensi di colpa il maxi piano di tagli annunciato la scorsa estate che spazzerà via, tra l’altro, 500mila posti di lavoro nell’amministrazione pubblica nel giro dei prossimi quattro anni. Blond scuote la testa. «La Big society», scandisce, «non ha nulla a che fare con l’agenda dei tagli del governo. Quelli andavano fatti a prescindere: credo che anche l’opposizione convenga. Anzi, mi pare dalle notizie di questi giorni che i laburisti stiano cominciando a considerare con un certo interesse la nostra proposta».
Non si tratta neanche, come segnalano i detrattori, di rimpicciolire il welfare statale, sostiene Blond: «Non vogliamo rendere il welfare più piccolo, ma più efficiente. L’obiettivo è quello di responsabilizzare maggiormente le comunità locali, di creare nuovi asset, ma anche di creare nuovi posti di lavoro e un nuovo paradigma culturale. Quello, appunto della società “bottom up”, governata dal basso all’alto. Non sono interessato a tagliare il welfare ma a cambiarlo».
Uno dei punti di forza della Big society dovrebbe essere la Big society bank, un istituto di credito pensato per venire incontro alle esigenze delle realtà locali e finanziato con i conti correnti dormienti. Doveva partire a metà dell’anno, poi il lancio è stato rimandato al terzo trimestre; Blond è convinto che «partirà per la fine dell’anno o per l’inizio del 2012». Soprattutto, nei giorni scorsi la proposta di Stephen Bubb, amministratore delegato di Acevo, l’organizzazione che riunisce le associazioni del volontariato britannico, di tassare i bonus dei banchieri per finanziare la nuova banca, è stata respinta da Cameron. «Bubb è un mio amico ma io credo che il governo britannico non ami intervenire sugli stipendi, anche se sono quelli dei banchieri» commenta Blond. Anche se i banchieri lavorano in banche diventate di proprietà del governo perché altrimenti fallivano? «Anche».
Secondo Blond «non bisogna fare demagogia bensì cercare di trovare il modo di evitare future crisi e di scongiurare altre bolle speculative come quella immobiliare scoppiata nel 2007», un rischio particolamente forte adesso «a causa dei tassi di interesse così bassi». Soprattutto bisogna «fare in modo che venga ridotto il moral hazard» e che ai piani alti della finanza «si diffonda un maggiore senso di responsabilità».
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Alessandro Celluzzi
Edizioni Riformiste S.c.
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Da: jessica d’ercole [mailto:j.dercole@glgiustiziaeliberta.it]
Inviato: martedì 18 gennaio 2011 10.14
A: Alessandro Celluzzi; Emiliano Carli
Oggetto: Riformista 18

1-4 d’Esposito "Ora spunta pure Roberta"
1-7 Mastrobuoni "Vi spiego la Big society"


Jessica D’Ercole
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