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 2011  gennaio 26 Mercoledì calendario

Lilli Gruber. Sposata con Jacques Charmelot. Si sono incontrati nel 1991 a Baghdad, fidanzati nel 1995 e sposati nel 2000

Lilli Gruber. Sposata con Jacques Charmelot. Si sono incontrati nel 1991 a Baghdad, fidanzati nel 1995 e sposati nel 2000. […] Charmelot. «Mi trovavo all’interno del ministero dell’Informazione iracheno, a Baghdad, chiuso in uno stanzone a lavorare con gli altri giornalisti stranieri. A un certo punto il capo ufficio stampa Uday Altai irrompe nella stanza furibondo, agitando una videocassetta e gridando che la collega sarebbe stata rimpatriata immediatamente. Lilli lo seguiva, bellissima e visibilmente alterata. Rimasi colpito al cuore!». D. Che cosa aveva combinato? Gruber. «Avevo filmato i carri armati iracheni che si dirigevano verso il Kurdistan. Mi aveva dato due ore di tempo per lasciare il Paese». Charmelot. «Avevo sei anni di guerra in Libano alle spalle. Mi ero guadagnato la stima delle autorità... Uday era filofrancese. Insomma, cercai di mediare. Non volevo che venisse cacciata dall’Iraq. Lo convinsi e Lilli tagliò qualche cosa del servizio». Gruber. «Pochissimo...». Charmelot. «Comunque, quella stessa sera, all’hotel Rachid, cenammo insieme». Gruber. «Beh, non volevo farmi cacciare. E poi, dico la verità: sono passati vent’anni, lui era un gran "figo". L’avevo già notato dalla finestra dell’hotel, mentre nuotava vigorosamente in piscina». D. Un vero colpo di fulmine a Baghdad. Molto romantico, ma in un Paese in guerra... Gruber. «Ci si abitua a tutto. E poi non eravamo mica al fronte. Nessuno ci permetteva di girare liberamente. All’epoca non eravamo liberi nemmeno dal punto di vista sentimentale, a dire la verità. Quindi... […] Jacques partì per gli Stati Uniti. Gli proposero tre anni al Dipartimento di Stato, a Washington, e mi lasciò una lettera con scritto: "Prima o poi ci ritroveremo"». D. Vi siete inseguiti per un po’ di anni. Gruber. «Merito di Jacques. L’ha costruito a poco a poco, questo amore. Non ha mai perso i contatti, come quando si è trovato a passare per Roma dagli Usa con i colleghi o di ritorno da Sarajevo. Nel 1993 mi scrisse dalla Cina, avvisandomi che era "libero". A me successe dopo». Charmelot. «Una volta ero all’Excelsior con dodici colleghi e mi ha fatto aspettare ore. Per lei abbiamo ritardato la partenza». […] Gruber. «[…] Facciamo lo stesso mestiere in modo diverso. E siamo diversi: io teutonica, lui mediterraneo, mezzo corso. Io vivo abitualmente come una suora: lavoro, mangio bio e vado a letto presto: lui è disordinato e ama la buona cucina. Ci completiamo. […] Mai stata comunista. Vengo da una famiglia borghese di imprenditori. Mio padre spesso ce l’aveva con i sindacalisti. Sono sempre stata progressista».