Federico Fubini, Corriere della Sera 16/1/2011, 16 gennaio 2011
Dai 150 mila di Clinton ai 50 di Pelé. Le agenzie degli oratori «in affitto» - Qualche anno fa, un gruppo di imprenditori invitò Margaret Thatcher a tenere un discorso a Stoccolma sull’esercizio del potere
Dai 150 mila di Clinton ai 50 di Pelé. Le agenzie degli oratori «in affitto» - Qualche anno fa, un gruppo di imprenditori invitò Margaret Thatcher a tenere un discorso a Stoccolma sull’esercizio del potere. L’anziana signora aveva lasciato Downing Street già da tempo, ma non disse di no. Si limitò a indicare alcune condizioni: sarebbe venuta volentieri, fece sapere, per un cachet pari all’equivalente di circa centomila euro. Gli organizzatori non si aspettavano niente di diverso e acconsentirono. Poi però l’ex premier di Londra fece pervenire il resto delle sue richieste. Avrebbe volato in prima classe, il livello sopra la business, e avrebbe dormito nel migliore albergo della città (normale, concesso subito). Ah, poi un altro dettaglio: si sarebbe fatta accompagnare volentieri da qualche familiare, ovviamente alle medesime condizioni e a spese dell’organizzazione. Il giorno della conferenza discesero dalla scaletta dell’aereo nella capitale svedese una ventina di congiunti dell’ex primo ministro britannico. Con loro stava atterrando fuori dal mondo anglosassone un’industria che, in questi anni di recessione, si è dimostrata fra le poche in Occidente capaci di crescere a ritmi cinesi. La sete per discorsi, conferenze, lezioni, sessioni pubbliche o private con celebrità grandi, medie, piccole o di nicchia non conosce ormai né confini, né limiti di bilancio. Decine di migliaia di oratori o aspiranti tali battono il circuito nella speranza di portare a casa un bonus. Non meraviglia che il settore si sia progressivamente strutturato con i cosiddetti «speaking bureau», vere e proprie agenzie di intermediazione ciascuna con il suo portafoglio di celebrità e corsi per insegnar loro a parlare da un palco. L’associazione di categoria, la Iasb di Tempe, Arizona, conta circa 160 agenzie attive in quasi tutti i Paesi del mondo. Le più grandi sono ovviamente americane, fra le quali spicca la Washington Speakers: il bureau che gestisce miniere d’oro come George W. Bush, l’ex capo della Federal Reserve Alan Greenspan o l’ex premier di Londra Tony Blair (almeno 150 mila euro a conferenza per tutti), nomi più «d’essai» come Sarah Brown (moglie di Gordon Brown) e una scelta granulare per categorie: «Avventuriero/esploratore», «astronauta/aviatore», «premio Nobel», «disabile», «eroe», «golfista», «top manager» e via suddividendo. La grande concorrente di New York, la Harry Walker Agency, tratta invece altri articoli di pregio come Bill Clinton, Dick Cheney, Kofi Annan, Al Gore, Pervez Musharraf: per loro non esiste tariffa suggerita a priori (anche se per Clinton si può dire che la cifra si aggira sui 150 mila euro). Di recente anche l’Italia, buon’ultima fra i Paesi avanzati, è stata raggiunta dal fenomeno. Da un paio d’anni ha aperto la filiale di Milano della Csa di Londra, che a livello globale gestisce migliaia di nomi da Hollywood agli esperti di panda cinesi. Per il momento la sede di Milano organizza fino a venticinque eventi l’anno, tutti per conto di grandi imprese. Richiestissimi in Italia, soprattutto dalle aziende che cercano di motivare i loro manager, sono i conquistatori e i vincenti di qualunque tipo: gente come Pelé (tariffa «a richiesta», ossia da 50 mila euro in su), astronauti, scalatori himalayani, ma anche premi Nobel per l’Economia come Paul Krugman (trattabile fra i 25 e 75 mila), o esperti indiani di «strategia». In realtà la Csa di Milano e altre agenzie hanno rapidamente sviluppato anche un portafoglio di conferenzieri italiani, nomi come Chicco Testa, Oliviero Toscani o il designer Alberto Alessi per il consumo interno e pochi altri, ma di successo, per l’esportazione. Umberto Eco figura fra i campioni del «Leading Speakers Bureau» assieme a Mark Zuckerberg di Facebook e all’ex premier svedese Goran Persson. Poi c’è il fenomeno Pierluigi Collina: durante i mondiali in Sudafrica, l’ex arbitro è stato all’apice delle richieste globali per Csa a cifre fra i 12 e i 20 mila euro (niente rispetto alle tariffe «a richiesta» di Rafa Benitez o di Sonia Gandhi). L’agenzia di solito trattiene circa il 30%dell’onorario, mentre tutt’intorno fiorisce un’intera economia di istruttori e manuali di oratoria. La cultura della celebrità del resto produce di continuo un’offerta di «ex qualcosa» disposti ad arrotondare la pensione e una domanda di aziende e ricchi signori pronti a pagare per attirare una platea d’affari o attingere a una qualunque verità. Più costa, più dev’essere vera.