Danilo Taino, Corriere della Sera 19/01/2011, 19 gennaio 2011
BERLINO: NELL’UE PENSIONI ALLA TEDESCA A 67 ANNI
Se arriverà davvero a Bruxelles, la proposta covata in queste ore nella cancelleria di Berlino sarà dirompente. Si tratta di due regole tedesche, nel senso che in Germania sono già legge, che la cancelliera Angela Merkel (foto) e il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble potrebbero chiedere di inserire nelle legislazioni di ogni Paese. Come misure per stabilizzare la crisi del debito che minaccia l’euro. La prima è la pensione per tutti gli europei a 67 anni. La seconda è il freno automatico al debito per tutti i Paesi dell’Eurozona, cioè l’obbligo di pareggiare i bilanci per fare calare il rapporto tra debito e Prodotto interno lordo (Pil). Il Financial Times Deutschland ha scritto ieri di un incontro che si è tenuto nella cancelleria berlinese. Alcuni deputati cristiano-democratici, di ritorno dal weekend passato nelle circoscrizioni, si lamentavano della difficoltà di spiegare agli elettori la logica di aiutare i Paesi europei in crisi. Soprattutto, la quasi impossibilità di giustificare il fatto che chi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità debba essere oggi salvato dai tedeschi che negli scorsi dieci anni, da quando esiste la moneta unica europea, hanno accettato sacrifici tesi ad aumentare la competitività della Germania. «Perché un tedesco, che andrà in pensione a 67 anni, deve pagare per un greco che ci va a meno di 60?» , è la domanda che si sente spessissimo fare. Lunedì, Volker Kauder — il capogruppo parlamentare della Cdu, il partito di Frau Merkel — ha proposto di risolvere così la contraddizione: «Vogliamo creare standard comuni in Europa» . Non l’ha aggiunto, ma questi standard devono essere tedeschi. Quindi, Kauder ha citato la pensione a 67 anni, che in Germania è già stata decisa e inizierà a essere operativa per fasi a cominciare dal 2012 per tutti i nati dopo il 1964. Che diventi uno standard comune in Europa, o almeno nell’Eurozona. E ha proposto che lo stesso si faccia con la legge votata nel 2009 dal Bundestag che impone dal 2016 un deficit pubblico non superiore allo 0,35%del Pil. Su queste basi, l’impegno finanziario tedesco per salvare l’euro potrebbe essere giustificato agli occhi degli elettori con la maggiore disciplina di bilancio degli europei e con i maggiori sacrifici che dovrebbero sopportare anche i cittadini dei Paesi meno virtuosi. Lacrime e sangue in Europa. Cosa risponderanno greci, francesi, spagnoli, italiani?
Danilo Taino