Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 19/01/2011, 19 gennaio 2011
DAI BALLETTI AL TALENT SHOW. NELLE NOTTI DI ARCORE L’ITALIA DEI FORMAT TV
All’inizio viene da sorridere, ad esempio di fronte alla danzatrice del ventre, profilo professionale che si presume disincantato, che esce da Arcore «indignata» . Poi, ad ascoltare le ragazze dell’harem, è la tristezza, forse anche l’angoscia a prevalere. Quella che «eh, un cristiano normale lavora sette mesi per prendere quello che ho preso io, mi sa che è un po’ tanto...» . Quella cui la nottata è valsa «nove scarpe» . Quella che «papi qua è la nostra fonte di lucro, e se ci vuole ridurre le cene è ora che iniziamo a rubare qualcosa dalla casa» . Quella che scrive al presidente del Consiglio: «Amore, mi rivolgo a te, capendo perfettamente che siamo in tante e abbiamo tutte delle esigenze, amore per favore aiutami a trovare un lavoro per chiedere un mutuo, che è uno dei miei sogni più grandi...» . Non è solo una storia privata o uno scandalo politico. È uno spaccato dell’Italia com’è diventata. C’è un capo di governo che è anche uomo di spettacolo, e in tarda età pensa di fermare il tempo ricostruendo in privato i format delle sue trasmissioni di successo, dal balletto delle ragazze in costume di scena alla giuria di esperti tipo talent show— «questa sì, questa no» —. E ci sono decine di donne soggiogate e insieme ribelli, ansiose ora di compiacerlo ora di sfruttarlo, talvolta affascinate da una «persona buonissima» e talvolta infastidite da un anziano «più di là che di qua» . C’è l’eterna rivalità femminile — «praticamente mi ha dato uguale alle altre, pensavo che magari mi distinguesse un attimo...» , «e lei cos’ha avuto? 6,5, ok?» —, e c’è la preoccupazione dell’italiano che si sente scavalcato dall’immigrato — «ormai preferisce le venezuelane» —. C’è la ragazza che sogna di conoscere il suo idolo e se ne va delusa (ma con duemila euro nascosti tra i cd di Apicella, inflitto senza pietà un po’ a tutte), e quella che a imitazione della D’Addario scatta fotografie per spillare diecimila euro, se non al premier, a Emilio Fede. C’è la ex di Cristiano Ronaldo e la fidanzata del figlio di Bossi. Ci sono le terrificanti gemelle De Vivo, già fedelissime («l’ho visto un po’ ingrassato, è anche diventato brutto, deve solo sganciare...» ). C’è l’ossessione del denaro, ovvia in una prostituta; ma ci sono anche la competizione per ricevere il favore del capo— in questi anni certo non un’esclusiva dell’harem di Arcore —, e la rincorsa alla fama televisiva, divenuta nell’Italia berlusconiana la misura di tutte le cose. Anche perché non sempre si tratta di prostitute vere e proprie. Come illustra il consigliere regionale Minetti, «c’è quella un po’ più seria, c’è quella via di mezzo, e poi ci sono io» . Se avesse voluto, Berlusconi avrebbe potuto organizzarsi con professioniste a prova di indiscrezione, magari connazionali dell’amico Putin («troppo alte» fu invece la sentenza di Fede). Ha prevalso l’illusione di essere, se non amato, almeno venerato, conteso, ammirato. Il filmino con i successi da statista, l’esibizione della ricchezza dell’imprenditore, le maschere di Obama e Sarkozy a evocare e nel contempo irridere i «colleghi» . La sindrome del sultano nel serraglio, la pretesa di condurre sempre il gioco, l’idea di piacere ancora come ai bei tempi a ragazze eternamente giovani. E la bugia in parte sincera, tipica dell’antropologia berlusconiana, di non aver comprato l’amore, ma di averlo semplicemente ricompensato, come si regala un gioiello all’amata. Da qui la delusione nel leggersi oggi le reazioni inviperite: «Vabbe’, mi ha dato il braccialetto d’oro. Però, cavolo, con un diamantino piccino...» . Alcune parole intercettate diventeranno altrettanti, orribili vocaboli del linguaggio comune. Dopo il bunga bunga, ora tocca a «briffare» , «vederne di ogni» , e ovviamente: «Ti do tutto in oro» . Ma il vero spirito del tempo si trova nelle parole— rivelate sul Corriere da Luigi Ferrarella — della ragazza che così giustifica la sua scelta: «Se non m’aiuta lui, chi mi aiuta? Io qua a Milano non c’ho voglia di andare a cercarmi un lavoro da mille euro. Perché poi, coi titoli di studio che ho, se ne guadagno ottocento son già tanti...» . Una scorciatoia che non vige solo nel residence di via Olgettina. Certo, questa non è l’Italia. Non è la logica dei milioni e milioni di italiani, tra cui moltissimi elettori di Berlusconi, che credono invece nello studio, nel lavoro, nel sacrificio. Ma l’Italia è anche questa. Non è un paese incorrotto governato da un alieno, come non sono aliene queste povere ragazze da settemila euro a notte. E’ un paese dove il padre di Miss Torino, alla domanda se la figlia abbia una relazione con un uomo di cinquant’anni più anziano, non si inalbera come vorrebbe la tradizione e forse anche la buona creanza, ma sospira: «Magari!» .
Aldo Cazzullo