CURZIO MALTESE , la Repubblica 19/1/2011, 19 gennaio 2011
L´ITALIA NEOREALISTA DI CETTO LA QUALUNQUE - E
ora qualcosa di completamente diverso, annunciavano i Monty Python. Qualcosa di diverso è l´atteso Qualunquemente di Antonio Albanese. Un film vero, non il solito copia e incolla del meglio di un fortunato personaggio televisivo, nel caso l´onorevole tamarro Cetto La Qualunque, sindaco di un paese calabro di (non troppa) fantasia.
È un Imprenditore corrotto e corrivo, spregiatore della natura e della democrazia, amante del cemento armato e del "pilu". Un moderato va´, di questi tempi.
Qualunquemente è un film comico diverso dalle abbuffate natalizie. Da molti anni la comicità nel cinema italiano svolge una funzione eminentemente (o qualunquemente?) consolatoria. Un po´ come i telefoni bianchi nel ventennio. Le gag cambiano, neppure molto che altrimenti il pubblico non s´affeziona, ma la trama è una e una sola, da Pieraccioni a Checco Zalone. Racconta di un tipo buffo e sfigato che s´innamora di una ragazza molto carina, meglio se straniera, mito del maschio italiano, e ne combina di tutti i colori per conquistarla. Alla fine l´eroe riesce, perché le donne, si sa, bisogna farle ridere, specie se non capiscono la lingua, e trova anche un buon posto di lavoro. Poi vivono tutti felici e contenti. Fine, applausi, incassi record. In Italia, perché già a Bellinzona non capiscono lo humour.
Checco Zalone ha segnato l´apoteosi del genere, per merito certo di una forza comica irresistibile. Qualunquemente no. È un´altra cosa. Per la verità, "u pilu" è anche qui centrale, diciamo il deus ex machina, ma senza orpelli sentimentali, aspirazioni a una vita perbene, eccetera. Cetto La Qualunque è uno stronzo, ma sincero, dichiarato, fiero d´esserlo. Uno dei tanti, insomma. Siamo nella satira pura, cattiva, sarcastica a tratti, in una storia dove si ride amaro e talvolta, per la vergogna, non si ride affatto.
Perché c´è il solito problema, amplificato in questi giorni. Che come provi a fare satira in Italia, per quanto grottesco e grand guignol si possa aggiungere, alla fine ne esce un saggio di neorealismo. In altri termini, se Cetto La Qualunque è una caricatura, che cosa sono tanti consiglieri della Regione Calabria, sindaci e deputati d´ogni angolo d´Italia che abbiamo conosciuto in questi anni da cronisti? Per non parlare di quando si sale ancora più in alto. Lo stesso La Qualunque, con tutto il suo disprezzo per la donna, l´odio per ogni forma di legalità e perfino per la semplice decenza, la concezione degenerata della paternità che lo spinge a sgridare il figlio perché guida il motorino col casco («Ho un nome in paese…»), questo stesso nuovo mostro inorridirebbe all´idea di organizzare bunga bunga fra ottuagenari e minorenni dell´età della figlia, addobbate da Colpo Grosso.
Antonio Albanese si muove per tutto il film lungo questo sottile confine fra surreale e cronaca, con alcuni squarci di sublime. Un´antica processione che attraversa un pezzo di Calabria rimodellato dalla corruzione e dal cemento armato in periferia universale. Le scene di caccia alle femmine in una casa che pare partorita dalla fantasia visionaria di un genio di Cinecittà ed è invece la vera dimora di un nuovo ricco scovata per caso dalla produzione alle porte di Roma. L´educazione del figlio, che per anni aveva goduto della fortuna di crescere lontano dal padre, galeotto o latitante, e quindi civile e sensibile. "Visioni del Sud" (e ora dell´Italia tutta) per metà grottesche e per metà angoscianti come una rilettura delle opere di Ernesto De Martino.
Sono le perle di un film pieno di talento. Non solo quello strepitoso, davvero eccellente, dell´attore Albanese, ma di un cast d´altissimo livello, dal mitico Luigi Maria Burruano a Sergio Rubini, da Lorenza Indovina a Nicola Rignanese a Salvatore Cantalupo, l´odiato nemico politico De Santis, diretti da uno fra i nostri registi più interessanti, Giulio Manfredonia, reduce dal bellissimo Si può fare.
L´unico rischio è che la trama, prevedibile, sorprenda meno della realtà. Sarà interessante vedere la reazione del pubblico. Perché non è detto che alla voglia di ridere degli italiani, certificata dai botteghini, corrisponda il coraggio di guardare ai propri difetti, come accadeva nell´epoca d´oro del cinema italiano. Soprattutto non è detto che il pubblico abbia voglia di ridere del principale bersaglio di Albanese, l´assuefazione al peggio. Alla irresistibile ascesa dei Cetti La Qualunque sono rassegnati tutti, dai parenti stretti ai comuni cittadini. Rispetto ai colleghi reali, il personaggio di Albanese è soltanto più sincero, cioè più simpatico. Non si capisce più nemmeno con quanta ironia decine di migliaia di fan gli propongano su Internet di candidarsi sul serio alle elezioni. Dove riceverebbe un largo consenso elettorale e gli estasiati omaggi della servitù giornalistica, magnificamente resa sullo schermo dal conduttore lecchino Calogero (uno splendido Massimo De Lorenzo). Già i manifesti di lancio di Qualunquemente, sulle strade delle nostre città, finiscono per confondersi con la cartellonistica elettorale corrente. Un personaggio comico fra tanti comici personaggi.