varie, 19 gennaio 2011
fare? Nettuno, suicida a 15 anni dopo una lite con i genitori di Ivo Iannozzi ROMA (18 gennaio) - Forse voleva mettere paura ai genitori inscenando un tentativo di suicidio; già un’altra volta li aveva messi in apprensione allontanandosi da casa per due giorni
fare? Nettuno, suicida a 15 anni dopo una lite con i genitori di Ivo Iannozzi ROMA (18 gennaio) - Forse voleva mettere paura ai genitori inscenando un tentativo di suicidio; già un’altra volta li aveva messi in apprensione allontanandosi da casa per due giorni. E invece questa volta ha trovato la morte. Saranno le indagini della polizia e l’esame autoptico disposto dalla procura della repubblica di Velletri ad accertare sia la dinamica che la causa della morte di Marco (il nome è di fantasia) un ragazzino di 15 anni residente a Nettuno che domenica, intorno alle 14,30, è stato trovato privo di sensi dalla madre adottiva: era nella sua cameretta, all’interno dell’armadio con la cinta dell’accappatoio annodata al collo. Secondo indiscrezioni non sarebbe morto per soffocamento, ma per la rottura del collo: ciò significa che dopo aver fatto il cappio ed averlo avvolto al collo, Marco sarebbe inciampato subendo il forte trauma che gli è stato fatale. I genitori lo hanno subito soccorso e chiesto l’intervento dell’ambulanza del 118, ma agli ospedali “Riuniti” di Anzio e Nettuno è arrivato privo di vita. Secondo una prima ricostruzione dei fatti Marco, che frequentava il primo anno in un istituto di Nettuno, durante il pranzo ha avuto una discussione con i genitori per alcuni compiti non fatti. Una lite come quelle accadono in tante famiglie; indispettito per il rimprovero il ragazzo ha lasciato la tavola per ritirarsi nella propria cameretta al piano superiore. Dopo pochi minuti la mamma ha deciso di raggiungerlo per chiedergli di tornare a pranzo; ma una volta aperta la porta della stanza, ha trovato il figlio penzoloni all’interno dell’armadio: una scena straziante. La tragedia ha colpito una coppia di impiegati che quattro anni fa, dopo un lungo percorso e il superamento di tante barriere frapposte dalla burocrazia, avevano adottato Marco che all’epoca aveva undici anni; abbandonato dalla famiglia originaria, viveva in un orfanotrofio di un paese del centro America. I nuovi genitori hanno vissuto con il ragazzo per un mese nel paese estero e poi si sono trasferiti in Italia per cominciare una nuova vita. Doveva essere un passaggio fondamentale per Marco cresciuto senza affetti: però, così non è stato nonostante il calore e l’amore che in questi quattro anni i nuovi genitori gli hanno dato. Con loro, da qualche tempo, aveva dei contrasti. Che possono essere fisiologici in una famiglia, ma sui quali, in questo caso, evidentemente deve aver pesato l’infanzia vissuta in un orfanotrofio e un nuovo stile di vita al quale forse Marco non si era abituato: tempo fa si era allontanato dall’abitazione per due giorni lasciando nell’angoscia i genitori. Una fase critica che li aveva spinti a chiedere il sostegno del Servizio di neuropsichiatria infantile della Asl RomaH dove gli psicologici hanno cercato di aiutare il ragazzo a ricostruire il rapporto con la mamma e il papà. Ma evidentemente non è servito. E a quanto sembra non è stata nemmeno una buona medicina il suo impegno sportivo: di recente Marco aveva cominciato a praticare atletica leggera con buoni risultati in una società sportiva locale. «Aveva un gran fisico ed era predisposto per la velocità», spiega un altro atleta che ricorda con affetto Marco sul sito della società sportiva. *** NETTUNO Litiga con i genitori, morto ragazzino adottato Suicidio o finta impiccaggione finita in tragedia Trovato esanime, nell’armadio, con la cinta dell’accappatoio avvolta intorno al collo, legata all’altro capo ad uno dei bastoni appendiabiti La simulazione di un’impiccagione finita in tragedia o forse un suicidio: la polizia di Anzio indaga sulla morte di un ragazzo di 15 anni, residente a Nettuno, avvenuta ieri sera. Il giovane, originario dal Centroamerica, era stato adottato circa 4 anni fa, insieme alla sorella più piccola, da due coniugi che hanno sempre seguito con grande attenzione i due fratelli. Ieri - a quanto sembra - l’adolescente aveva avuto una discussione con i genitori, forse a causa di un problema di compiti o di voti scolastici, ed era stato punito e mandato nella sua stanza. Dopo una ventina di minuti la mamma è andata a chiamarlo per invitarlo a tornare a tavola, ma lo ha trovato esanime, nell’armadio, con la cinta dell’accappatoio avvolta intorno al collo, legata all’altro capo ad uno dei bastoni appendiabiti. Inutili i soccorsi, perchè il ragazzino era deceduto per una grave frattura cervicale. Gli amici e i conoscenti, pur sapendo che proprio con l’adolescenza il ragazzo aveva acuito i disagi dovuti all’abbandono subito dai genitori naturali, escludono il suicidio. Propendono invece per una sorta di ’ripicca’ per la sgridata dei genitori, inscenando una finta impiccagione che avrebbe dovuto spaventarli. Invece in qualche modo sarebbe scivolato dal pianale dell’ armadio rimanendo ucciso sul colpo. Il medico legale avrebbe infatti escluso il soffocamento, ma solo l’autopsia potrà dare certezze sull’accaduto. Il ragazzo, che frequentava la prima classe in un istituto superiore, di recente aveva cominciato a praticare anche l’atletica con buoni risultati. (17 gennaio 2011)