Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 15 Sabato calendario

IN VIAGGIO CON IL TRADUTTORE (AUTOMATICO)

Chiunque sia stato preso da un attacco improvviso di malumore sa benissimo che un metodo rapido e efficace per farsi due risate è utilizzare uno dei vari traduttori automatici offerti dalla Rete (c’è solo l’imbarazzo della scelta: BabelFish, Google Translate, WoridLineo, Lexicool...). Il gioco è semplice, e non richiede particolari competenze linguistiche.
Bastano poche mosse: 1) scegliere un brano qualsiasi, dalla pubblicità di un dentifricio all’incipit dei «Promessi sposi» (in effetti, più il testo è letterario e migliori sono i risultati); 2) infilarlo nella finestra bianca del traduttore automatico; 3) trasportarlo con un clic in un’altra lingua - inglese, spagnolo o hindi, poco conta - e infine 4) ritrasferirlo con un altro clic in italiano. In questo andirivieni istantaneo il brano iniziale sarà stato smembrato e ricomposto con effetti infallibilmente comici. Per i più malinconici, il consiglio è di far fare al testo un viaggio un po’ più lungo, passando magari per tre o quattro lingue.
Tutto questo per dire che di fronte al titolo del sito Discovery News (news.discoveiy.com) «Google dice addio alle barriere linguistiche», l’unico dubbio è se sorridere, ridere o sghignazzare. Dubbio destinato a non dissolverei leggendo l’articolo firmato dalla giornalista - si spera per lei giovane e ingenua - Amy Dusto, che comincia così: «I viaggiatori e i turisti desiderosi di comunicare meglio con la gente del posto vedranno ben presto il loro sogno esaudito». Dusto spiega come Google abbia appena messo a punto per gli smartphone il prototipo di un traduttore vocale, Conversation Mode, che combinando le tecnologie di Google Voice e Google Translate è in grado di tradurre frasi da una cinquantina di lingue - e commenta: «Immaginate cosa vorrà dire visitare un posto qualsiasi nel mondo e poter parlare con i nativi di temi ben più complicati dell’ubicazione del bagno». Purtroppo questo nuovo prodigio della tecnica non è
ancora stato messo sul mercato, ma c’è da augurarsi che, quando finalmente sarà in vendita, venga dotato anche di un registratore automatico incorporato, in modo che tutte queste belle conversazioni tra viaggiatori e indigeni possano essere riascoltate più volte e rappresentino un serbatoio di buonumore per i tanti momenti bui dell’esistenza.

A proposito di tecnologie nuove e seminuove, Clifford Coonan, inviato a
Pechino per l’«lrish Tìmes», scrive che in Cina i cellulari sono i protagoni-
sti di una vera rivoluzione della lettura. Dopo avere spopolato tra gli
adolescenti in Giappone, infatti, i romanzi scritti appositamente per es-
sere letti sullo schermo del telefonino stanno conquistando i lettori di
Pechino e Shanghai: «Milioni di cinesi hanno abbandonato i libri tradi-
zionali per i romanzi da cellulare - scrive Coonan - e dato che gli smar-
tphone sono sempre più popolari in Cina, il genere si diffonde e si con-
solida». Da parte sua Qian Fucheng, autore nel lontano 2004 del primo
romanzo cinese per telefonino, «Fuori città», sostiene che anche per gli

tori lavorare pensando a un piccolo schermo e non a una pagina
.appresenta una sfida; «II modo di scrivere è del tutto diverso, perché in
un romanzo tradizionale settanta caratteri non bastano per una frase.
Così mi ripeto sempre: meno conversazioni, meno descrizioni. Certo, la
storia deve essere raccontata bene, ma bisogna risparmiare spazio, non
si può sprecare una sola parola, e neanche una virgola o un punto».