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 2011  gennaio 17 Lunedì calendario

NON C’È RECESSIONE PER LE ENERGIE PULITE OGGI IL VIA AL WORLD FUTURE ENERGY SUMMIT AD ABU DHABI: LA CAPITALE DEL GOLFO OSPITA ANCHE L’AGENZIA INTERNAZIONALE PER IL SETTORE VOLUTA DA BAN KIMOON

Tremila delegati da 150 paesi, 4 giornate di dibattiti, la prospettiva di superare i 300 miliardi di dollari di investimenti nelle energie rinnovabili nell’arco del 2011. Il World Future Energy Summit si apre oggi ad Abu Dhabi nel segno dell’ottimismo. I tre anni di crisi non hanno frenato la corsa dell’energia pulita che nel 2010 ha fatto registrare un +30% di investimenti globali: è dal 2008 che i mercati hanno deciso di puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica più che sulle fonti convenzionali. Un exploit a cui i paesi arabi, che pensano a quando dovranno vendere sole invece di petrolio, danno un contributo ospitando a Masdar, la città verde che sta nascendo a 17 chilometri da Abu Dhabi, l’agenzia internazionale per diffondere le fonti rinnovabili nel mondo, l’International Renewable Energy Agency. «E’ la prima organizzazione internazionale che ha il quartier generale in Medio Oriente», ha notato il segretario di Stato americano Hillary Clinton congratulandosi per l’iniziativa degli Emirati Arabi. «Il mondo ha bisogno di trovare la strada dell’energia rinnovabile e delle tecnologie pulite per mitigare gli effetti del cambiamento climatico che ci pone una delle più grandi sfide dei nostri tempi», ha aggiunto il segretario generale dell’Onu Ban KiMoon annunciando il suo arrivo al summit.
Ma qual è lo scenario più probabile per le rinnovabili nell’anno che si è appena aperto? Secondo le previsioni dell’European Photovoltaic Industry Association il fotovoltaico dovrebbe mantenere le posizioni raggiunte nel 2010 (con un raddoppio rispetto all’anno precedente), in attesa di un ulteriore raddoppio al 2014 che consentirebbe di arrivare a 30mila megawatt. Se il fotovoltaico è il settore delle rinnovabili con la crescita più veloce, i grandi numeri (a parte l’idroelettrico) sono dati dall’eolico che aumenta al ritmo di decine di migliaia di megawatt all’anno, trainato soprattutto dalla Cina. Pechino, dopo aver conquistato la leadership dell’export delle centrali mosse dal vento e dal sole, sta infatti moltiplicando, anno dopo anno, il numero degli impianti eolici installati sul suo territorio.
Mentre in Italia il governo batte sul tasto della «rinascita nucleare» i tecnici fanno presente un quadro della situazione piuttosto diverso. Il totale dell’elettricità prodotta dall’atomo è superiore a quello delle rinnovabili di nuova generazione (l’idroelettrico pesa oggi più dell’atomo) ma se si esamina il trend degli ultimi anni la prospettiva cambia. «Prendiamo i cinque anni che vanno dal 2005 al 2010: in questo periodo la nuova potenza eolica e solare installata nel mondo è stata 14 volte maggiore rispetto alla nuova potenza nucleare», osserva Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. «Calcolando l’elettricità effettivamente prodotta dai nuovi impianti installati nei sei anni, l’atomo viene comunque battuto dall’accoppiata sole e vento per 3 a 1. Anche prendendo l’assieme delle centrali, il sorpasso dell’energia elettrica prodotta da eolico e fotovoltaico su quella prodotta dal nucleare è vicino: penso che avverrà nell’arco di una quindicina di anni».
La prospettiva di un declino dell’atomo che accompagna la crescita delle rinnovabili, emerge dall’analisi di un economista che si definisce «nuclearista non pentito» come Alberto Clò. «Tra il 1970 e il 1990 sono entrate in esercizio 17 centrali ogni anno. Dal 1990 a oggi meno di 2 centrali l’anno», scrive Clò in Si fa presto a dire nucleare, appena pubblicato dal Mulino. «Nel 2008, per la prima volta dall’inizio dell’uso commerciale del nucleare, nessuna centrale è entrata in esercizio, mentre nel 2009 si è ridotto sia il numero sia la potenza del parco centrali». Se sulla crescita delle rinnovabili il consenso è ampio, l’incertezza riguarda il peso che avranno le varie filiere. Al World Future Energy Summit grande attenzione verrà dedicata al progetto Desertec, un investimento di 400 miliardi di euro nel Nord Africa (a cui hanno aderito una ventina di aziende e banche di primo piano come Munich Re, Siemens, Deutsche Bank, E. On, Rwe) per dare, entro il 2050, il 15% dell’elettricità di cui ha bisogno l’Europa. «L’Italia, esclusa in un primo momento, è rientrata in pista grazie alla partecipazione di Enel Greenpower», ricorda Giovanbattista Zorzoli, presidente dell’International Solar Energy Society. «E la novità che emergerà dal summit di Abu Dhabi sarà la spinta a spostare la parte di solare termodinamico, quella sperimentata in Italia con il progetto di Carlo Rubbia, in Medio Oriente, dove c’è una maggiore possibilità di costruire impianti sulle coste, con facile accesso all’acqua, mentre per la parte sahariana del progetto Desertec si vedrà probabilmente l’impiego del fotovoltaico».