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 2011  gennaio 18 Martedì calendario

NON PUÒ ESSERCI LIBERTÀ SENZA IL DISSENSO RELIGIOSO

In Italia il pensiero laicista comunemente identifica la Riforma protestante e gli effetti portentosamente anti-clericali della Rivoluzione francese come gli eventi che permisero alle nazioni dell’Europa occidentale e settentrionale di percorrere migliori e più rapidi sentieri di sviluppo socio-economico rispetto a quelle sotto la predominante influenza cattolica. Ma è davvero andata così? Il protestantesimo pretese che il fedele potesse confrontarsi con la Bibbia senza la mediazione della Chiesa. Sarebbe stata, questa, una delle ragioni per cui il pensiero protestante sarebbe risultato assai più libertario di quello cattolico. Solo che così, allora, diventa alquanto difficile spiegare perché nell’Islam i fedeli di ogni estrazione sociale e livello d’istruzione sin dalle sue più remote origini sono più che caldamente invitati a leggere il Corano. Cosa che, mi pare, non ha affatto impedito una fortissima influenza della religione nella vita politica e sociale nei Paesi musulmani. Esiste una spiegazione plausibile?
Giulio Prosperi
giulio.prosperi@email.it
Caro Prosperi, giudicata senza prevenzioni religiose e considerazioni teologiche, la Riforma protestante ebbe il risultato di sfidare le autorità costituite e di legittimare il dissenso. Questi effetti non furono immediati. Lutero si ribellò a Roma, ma la sua Chiesa non fu meno dura con gli anabattisti di quanto il Sant’Uffizio lo fosse con i luterani. L’Inghilterra di Enrico VIII si ribellò al Papa, ma la Chiesa anglicana trattò le sette protestanti con la stessa ferocia con cui Maria la sanguinaria, figlia di Enrico e moglie del re di Spagna Filippo II, perseguitò i suoi connazionali scismatici nel breve periodo del suo regno. I quaccheri, gli ugonotti, i calvinisti, i metodisti, gli hussiti furono perseguitati e repressi, ma non furono meno intransigenti e intolleranti dei loro oppressori. Nelle guerre di religione vi furono sempre forti motivazioni politiche, ma la contrapposizione tra le fedi cristiane rese i contendenti ancora più feroci e crudeli. Nella Riforma protestante vi era tuttavia un seme nascosto di libertà. Se il fedele è autorizzato a leggere i testi sacri senza la mediazione di un interprete, la Bibbia finirà inevitabilmente per creare una pluralità di interpretazioni e letture. E se queste letture sono contrastanti, il potere civile dovrà prima o dopo affrontare il problema della loro convivenza all’interno di una stessa società. I Trattati di Westfalia tentarono di risolverlo decidendo che la religione di uno Stato sarebbe stata quella del suo sovrano. Ma il congelamento religioso dei maggiori Stati europei si dimostrò impossibile. Poco più di un secolo dopo Giuseppe II, imperatore d’Austria, emancipò gli ebrei e aprì le porte dello Stato ai luterani, ai calvinisti e ai greco-ortodossi che vivevano nella più grande monarchia cattolica d’Europa. Il terreno era già stato preparato dalle «Quattro lettere sulla tolleranza» di John Locke e, più recentemente, dal «Trattato sulla tolleranza» di Voltaire. Non è sorprendente quindi che la democrazia moderna fiorisca più rapidamente là dove vi erano stati scontri tra diverse confessioni religiose, e più lentamente dove la Chiesa cattolica o ortodossa, come nel caso della Russia, aveva eliminato gli avversari e affermato il proprio monopolio. Quanto all’Islam, caro Prosperi, la lettura univoca e monocorde del Corano mi sembra un fenomeno contingente, dovuto soprattutto alle difficoltà con cui il mondo musulmano affronta i problemi della modernizzazione. Anche il Corano si è prestato in passato a letture diverse. Forse assisteremo prima o dopo alla nascita di un protestantesimo islamico.
Sergio Romano