Viviano Domenici, Corriere della Sera 18/01/2011, 18 gennaio 2011
MISTERO NEL GOLFO. E’ SCOMPARSA UN’ISOLA 1657 1706
Quell’isola era in mezzo al Golfo del Messico da almeno quattrocento anni: 22 gradi, 33 minuti latitudine nord e 91 gradi, 22 minuti longitudine ovest. Ora non c’è più. Si chiamava Bermeja, aveva una superficie di appena un quarto di chilometro quadrato, ma era importantissima perché con la sua esistenza avrebbe assicurato al Messico giacimenti petroliferi da 22 milioni e mezzo di barili di greggio. E se l’isola non si trova quel petrolio rimane in un’area di acque internazionali, denominata «Occhio di dama» , al quale gli Stati Uniti sembrano particolarmente interessati.
A riaprire il caso Bermeja, che va avanti ormai da alcuni anni, sono state le dichiarazioni di alcuni funzionari del ministero degli Affari esteri messicano secondo i quali l’isola è «affondata» . Affermazioni che hanno suscitato la reazione dei senatori dell’opposizione, i quali hanno fatto notare che, sebbene l’isola facesse parte del territorio messicano fin dal XVI secolo, «ora è scomparsa fisicamente, oppure le agenzie governative nascondono importanti informazioni che la riguardano» . L’isola apparve la prima volta su una mappa di Gaspar Viegas del 1535, conservata nell’Archivio di Stato di Firenze; nel 1544 fu disegnata su una carta di Sebastiano Caboto, ma è stranamente assente da una del 1772 e da una del 1805. Poco dopo, e per tutto il XIX e XX secolo, tornò a galleggiare sulle mappe pubblicate dal governo: nel 1920 sembrò perdere di consistenza ma ricomparve nel 1946, poi si riaffacciò nel 1997. Da allora più nulla, anche se tutt’oggi Google la mette dove dovrebbe essere.
Le polemiche politiche hanno fatto nascere una serie di ipotesi sostanzialmente riconducibili a due tesi. La prima: sprofondamento, ipotesi teoricamente non scartabile dato che secondo le mappe Bermeja si sarebbe trovata proprio sul bordo della piattaforma continentale, quindi soggetta a un eventuale frana sottomarina che avrebbe trascinato i resti a grandi profondità. La seconda: complotto politico, ovvero l’isola sarebbe stata ceduta sottobanco agli Usa che l’avrebbero poi fatta saltare a colpi di dinamite per evitare che il Messico rivendicasse ricchi giacimenti petroliferi sui quali gli americani avevano messo gli occhi.
I sostenitori di questa ipotesi da fantapolitica fanno notare che l’isola è sparita dalle pubblicazioni governative alla fine degli anni Novanta, proprio mentre erano in corso trattative tra Messico e Stati Uniti per definire i confini delle acque territoriali dei due Paesi nel Golfo del Messico; suggerendo quindi che la scomparsa di Bermeja sia da mettere in ambigua relazione con gli accordi stipulati nel 2000, tra Bill Clinton e Ernesto Zedillo Ponce de León, allora presidente della Repubblica messicana.
Un complotto che avrebbe sottratto al Paese petrolio per 1,3 trilioni di dollari. Non è un caso, fanno notare i più sospettosi, che il senatore José Angel Concello Dávila, uno dei primi a sollevare sospetti di un intrigo, nel 1998 rimase ucciso in un misterioso incidente d’auto e i suoi documenti scomparvero nel nulla. Per cercare di bloccare le polemiche e cercare di chiarire il mistero, dalla fine degli anni Novanta ad oggi le autorità messicane hanno organizzato ricerche oceanografiche alle quali hanno partecipato la Marina, alcune prestigiose università nazionali e la Società geografica messicana, ma il responso è sempre stato lo stesso: Bermeja non c’è, e a 1472 metri di profondità c’è solo un fondale piatto senza traccia di isole affondate. Stesso risultato ottenne una ricerca indipendente organizzata da due delle principali reti televisive messicane. Naturalmente, precisarono i ricercatori, non si può escludere che in realtà l’isola si trovasse in un punto diverso da quello indagato basandosi sulle coordinate fornite dalle vecchie mappe. Tante evidenze negative non hanno comunque scalfito le certezze di chi pensa a un intrigo internazionale, come Elias Cardenas, deputato al Congresso del Messico, secondo il quale l’isola fu affondata a colpi di dinamite dagli uomini della Cia, poco prima dell’accordo con gli Usa sui limiti delle acque territoriali. Il tutto, naturalmente, con la complicità di alcuni politici messicani. La storia ci insegna che tutto è possibile, anche l’incredibile, ma è più probabile che Bermeja non sia mai esistita, e sia figlia di un errore geografico ricopiato per secoli dai cartografi. Non sarebbe la prima volta. Le «isole fantasma» sognate dai geografi nel corso dei secoli, hanno scritto i capitoli più fantasiosi dei libri di geografia.
Viviano Domenici