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 2011  gennaio 18 Martedì calendario

IN FUGA CON IL «TESORO». L’IRRESISTIBILE TENTAZIONE DELLE MOGLI DEI LEADER

Nei momenti di disgrazia il primo pensiero va sempre alla cassa. A quel tesoro da far sparire in un batter d’occhio. Leila Ben Ali non è la prima e non sarà l’ultima ad aver pensato al vile denaro. La moglie del presidente tunisino, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stata previdente: avrebbe stipato l’aereo che l’ha portata verso la salvezza con 1,5 tonnellate di lingotti d’oro per un valore di 45 milioni di euro. Lui, il marito, era un po’ restio ad autorizzare il prelievo dalla Banca Centrale (che smentisce la notizia), ma poi avrebbe ceduto al pragmatismo della consorte che, chiaramente, ha a cuore il suo futuro e quello dei tre figli (la maggiore, Nesrin, partorirà tra qualche settimana in Canada). D’altra parte che Leila avesse in pugno la situazione l’aveva rivelato, nei cablogrammi diffusi da Wikileaks poche settimane fa, la vedova di un altro leader potente, Suha Arafat: «Il presidente — aveva detto in una conversazione telefonica che risale al 2007 con l’allora ambasciatore americano in Tunisia Robert Godec — fa solo quello che la moglie gli ordina; Leila Ben Ali e la sua famiglia stanno depredando il patrimonio della nazione; i parenti possono fare quel che vogliono impunemente» . Parole «profetiche» dettate dall’irritazione della donna per l’inaspettata revoca della cittadinanza tunisina. Ma da che pulpito: Suha è un’altra moglie sospettata di aver pensato molto al patrimonio. Cristiana, di buona famiglia, sposò Arafat nel 1990 quando lei aveva 27 anni e lui 61. Alla morte del presidente dell’Anp molti l’hanno accusata di aver ereditato dal marito centinaia di milioni di dollari sparsi in diverse banche europee, una sorta di «cassa di guerra» creata da Arafat nel corso degli anni. E che dire di Imelda Marcos, un’altra icona del lusso sfrenato: quando fuggì da Palazzo Malacanang si lasciò dietro una collezione di 3.000 paia di scarpe, 1.000 borse, 508 abiti da sera e 15 pellicce di visone. Il marito, Ferdinand Marcos, presidente delle Filippine tra il 1965 al 1986, avrebbe rubato al suo Paese tra i 4 e gli 8 miliardi di euro, e lei attingeva al salvadanaio segreto. Nel 1998 la Svizzera restituì a Manila 600 milioni di dollari di quel tesoro nonostante Imelda abbia sempre sostenuto che il patrimonio era del marito «ricchissimo prima di assumere il potere» . Indimenticabile è Michèle Bennett, un tempo moglie dell’ex dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier. Quando lasciarono Port au Prince, nel 1986, i due coniugi avevano già ammassato all’estero tra i 300 e i 900 milioni di dollari. Che fossero spendaccioni era noto. Il loro matrimonio è passato alla storia per il suo costo spropositato: 3 milioni di dollari di cui 100 mila solo per i fuochi d’artificio. Le cronache narrano di una donna crudele, vorace, dedita allo shopping compulsivo. Quando i poliziotti francesi perquisirono la villa Duvalier per indagare sul famoso «bottino» , la signora cercò di buttare nel water un taccuino su cui erano annotate le spesucce degli ultimi mesi: 270 mila dollari in gioielli, 168 mila in vestiti e novemila per due selle da cavallo di Hermes comprate per i figli. Si dice che quando il marito le chiese il divorzio nel 1990 lei gli ridusse di molto il tenore di vita. Nell’elenco non può mancare Lucia Hiriart, moglie di Augusto Pinochet, accusata insieme ai suoi figli di aver trasferito illegalmente, durante il regno del dittatore, 27 milioni di dollari su 115 conti esteri. E per finire c’è Raghad, la figlia di Saddam Hussein, oggi in esilio in Giordania: avrebbe trafugato oltre un miliardo di dollari in gioielli, gemme e altri preziosi. È il bottino che il marito, Hussein Kamal, era riuscito a nascondere nel regno hashemita prima di essere trucidato per ordine del Raìs.
Monica Ricci Sargentini