Marco Imarisio, Corriere della Sera 18/01/2011, 18 gennaio 2011
«IL VOTO CHIUDE LA FRATTURA DEL 1980. IL SI’ MERITA RISPETTO» —
Prima la matematica, perché c’è da aggiornare il pallottoliere: nel Turno C, quello di notte, i seggi non erano divisi per categoria. I 20 impiegati di quel reparto hanno votato insieme agli operai, e hanno votato tutti, anche se le loro schede sono finite nel conteggio «operaio» . Considerato che i loro colleghi si sono espressi al 96 per cento in favore dell’accordo su Mirafiori, fatte le debite proporzioni ne risulta che i 9 voti di margine che il sì ha avuto dalle tute blu risulterebbe eroso e il risultato parziale ribaltato. Ai posteri, e agli amanti della statistica, l’ardua sentenza e le conclusioni. Poi il resto. I numeri non raccontano le tensioni del giorno dopo, la tentazione alla quale hanno ceduto in molti, di dividere Mirafiori tra un no «da eroi» e un sì «da crumiri» , considerando poi gli impiegati come dei paria aziendalisti. Partiamo da qui con Giorgio Airaudo, responsabile auto Fiom, considerato a sinistra come uno degli artefici della «bella sconfitta» , possibile candidato vendoliano alle primarie di Torino. «Sul tema dico solo che non vedrei male una forza politica che tra poteri forti e rappresentanze deboli sceglie le seconde» . Airaudo, è davvero convinto che il sì abbia un peso etico inferiore al no? «I lavoratori che hanno votato sì hanno la stessa dignità di quelli del no. Hanno dimostrato anche loro di avere coraggio. Bisogna dirlo in modo chiaro: le tute blu di Mirafiori vanno ringraziate in blocco» . Dalla sua parte esiste la tendenza a considerare il sì un voto da «servi» ? «Se qualcuno lo pensa, spero che cambi subito idea. I lavoratori del sì non sono certo stati vigliacchi, e molti di loro hanno espresso la loro opinione con legittima convinzione. Ma vogliamo essere sinceri? Se quel voto fosse stato davvero libero, io so chi avrebbe vinto» . Per il muro contro muro non bisogna essere in due? «Chi ha scelto una via così manichea è stato Sergio Marchionne. È l’amministratore delegato Fiat che non ha voluto discutere nel merito l’accordo. Ha chiuso la porta dicendo o così oppure niente» . Scusi, ma gli operai non vi hanno riempito di domande tecniche sulle pause, sulla mensa fine turno? «Certo. Ma non si è votato su quello, bensì sul fatto che la fabbrica dovesse restare aperta o chiudere» . Quindi chi ha votato no voleva la chiusura di Mirafiori? «Ma figuriamoci. Il no è stato un voto per chiedere la riapertura di una trattativa mai nata» . L’impiegato che ha scritto al «Corriere» sostiene di avere operato una scelta libera, senza condizionamenti. «Ho letto. E non mi permetto di dubitare. Mirafiori, però, bisogna conoscerla. Alle Carrozzerie ci sono solo impiegati di gerarchia aziendale, non ci sono colletti bianchi» . E questo cosa cambia? «Le riunioni convocate dalla Fiat per spiegare la sua versione dell’accordo sono state organizzate con l’aiuto attivo di quegli impiegati. L’autore della lettera dovrebbe ammettere di aver militato con l’azienda a favore del sì. Legittimo, per carità. Ma non giochiamo a fare Biancaneve» . Proprio il voto decisivo degli impiegati ha autorizzato paragoni con la marcia dei quarantamila e il 1980. Condivide? «Per nulla. Anzi: questo referendum rimargina quella ferita, che era ancora aperta dopo trent’anni» . In che modo? «I lavoratori che venerdì hanno votato sono gli stessi che dopo il 1980 hanno vissuto un abbandono totale. Proprio la marcia dei quarantamila chiude quella vicenda senza possibilità di replica da parte degli operai, completamente abbandonati dai loro sindacati. Le modalità di quella sconfitta hanno generato tra gli operai di Mirafiori una diffidenza ormai storica nei confronti del sindacato» . Compresa la Fiom? «Nel 1980 anche noi metalmeccanici della Cgil mollammo gli operai. Per la Fiom il referendum è stata l’occasione per saldare quel conto. Mai come in questi giorni ho vissuto al ricomposizione di un rapporto, con gente che ti cercava per fare domande, per capire. Che si fidava» . — si aspettava un risultato del genere? «Anche dalla mia parte erano tanti quelli convinti che sarebbe stato un altro disastro. Io invece ho sempre pensato che Mirafiori fosse ancora viva. E sono contento di non essermi sbagliato» .
Marco Imarisio