Stefano Righi, CorrierEconomia 17/01/2011, 17 gennaio 2011
CALTAGIRONE. L’INGEGNERE SALE ANCORA SUL MONTE
Shopping di fine anno per Francesco Gaetano Caltagirone. Mentre la maggior parte degli italiani pensavano al cenone o si attardavano sulle piste di sci, l’ingegnere romano ha arrotondato la propria presenza nel capitale del Monte dei Paschi di Siena.
Gli effetti della crisi hanno spinto al ribasso il corso dei titoli di tutto il listino di Piazza Affari e in maniera particolare delle banche? Non importa. Chi può ne approfitta e compera. A piene mani. Proprio come ha fatto Caltagirone alla fine del 2010 con le azioni Mps, la terza banca italiana, di cui il costruttore romano è anche vicepresidente.
Le ultime mosse
Con cinque diverse operazioni (vedi grafico a destra ) tra il 29 e il 30 dicembre scorso (ultimi due giorni di Borsa aperta nel 2010) Caltagirone ha acquistato sul mercato 4,8 milioni di azioni Monte dei Paschi, per un controvalore di 4,1 milioni di euro, circa otto miliardi di lire.
La prima operazione è datata 29 dicembre, con il titolo che in chiusura si è collocato a 0,8575 euro e un investimento di 858.500 euro necessario per acquistare un milione di azioni. Il giorno dopo, 30 dicembre 2010, quattro operazioni, due riconducibili alla persona fisica dell’imprenditore laziale e due alla società quotata Caltagirone editore di cui peraltro Francesco Gaetano controlla il 60 per cento.
A lui sono riconducibili direttamente due operazioni da 256.500 euro e da 853.500 euro, per un totale di poco superiore al milione. Alla Caltagirone editore, invece, afferiscono una tranche in acquisto da 426 mila euro e la più corposa tra le cinque operazioni, per complessivi 1.709.350 euro. Il titolo, quel giorno, era in leggera flessione rispetto alla vigilia, a 0,8510 euro e questo ha permesso di acquistare circa 3,8 milioni di azioni in cambio di poco più di 3,2 milioni di euro.
La virata
Un Caltagirone sempre più banchiere dunque. L’immobiliarista editore ha da tempo concentrato la propria attenzione sulle attività del Monte dei Paschi di Siena, fino a volerne fare la prima banca della capitale occupando quegli spazi un tempo di Banco di Roma-Capitalia. Tanto che in più riprese, attraverso diverse società controllate, è salito fino al 4,724 per cento della banca, diventandone il primo azionista privato con una quota quasi doppia rispetto all’Unicoop di Firenze e al partner assicurativo francese Axa. Sorprende invece che sia tornato sul mercato approfittando dei corsi di Borsa (peraltro non riuscendo a prevedere che la scorsa settimana complici le tensioni sul Portogallo il titolo sarebbe sceso sotto gli 80 centesimi…), ed evidenziando una strategia diversa e grande attenzione.
L’acquisto di circa 5 milioni di azioni su 5,5 miliardi totali, quindi poco più dello 0,1 per cento non sposta gli equilibri interni all’azionariato del Monte, ma conferma una precisa volontà e fa di Caltagirone il grande protagonista della Borsa italiana, visto che proprio nei giorni scorsi ha arrotondato la propria quota anche in Acea, sfiorando il 15 per cento.
Il Monte dei Paschi, pressato come le altre banche da bassi tassi di interesse, dall’oneroso acquisto di Antonveneta di tre anni fa e da quasi 2 miliardi di Tremonti-bond, deve pensare al proprio futuro in chiave di rafforzamento del capitale. E con una fondazione Montepaschi (che controlla il 46,317 per cento delle azioni) che si trova meno agile che in passato dopo la stretta dei dividendi è difficile pensare a un aumento di capitale. Anche perché con il titolo sotto l’euro a che livello può essere proposto? Di certo distante dagli 1,5 euro a cui è stato sottoscritto l’ultimo aumento di capitale del Monte dei Paschi, quello dell’estate 2008 da 5 miliardi di euro. Un aumento oggi, significherebbe un brutto colpo per la fondazione, che considera al corso storico le azioni in portafoglio, ma che se dovesse essere impegnata in una nuova operazione sarebbe costretta a rivedere quel valore, quasi dimezzandolo.
Cresce anche in Acea
Così le strategie dell’ingegnere romano assumono particolare rilevanza. Capo indiscusso di cinque società quotate (Caltagirone, Caltagirone editore, Cementir, Vianini Industria, Vianini Lavori), con un ruolo di primissimo piano nella multiservice romana Acea (è il primo azionista privato con il 14,75 per cento dopo il Comune di Roma) e un posto da vicepresidente delle Assicurazioni Generali, di cui controlla il 2 per cento, Caltagirone, che da decenni sta costruendo in Italia, ora sta anche edificando il suo futuro da banchiere. Sempre di più.
Le intersezioni con i poteri forti non mancano, con la politica neppure (la figlia Azzurra ha sposato il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini) e il controllo di cinque quotidiani locali (dal Messaggero di Roma, al Mattino di Napoli, dal Corriere Adriatico di Ancona al Gazzettino di Venezia) garantisce importanti osservatori locali.
Così è sempre più evidente la trasformazione degli interessi, prima esclusivamente riconducibili alla solidità del mattone, oggi più manifesti della finanza dematerializzata.
Anche sotto questo profilo l’arrotondamento di fine anno di Francesco Gaetano Caltagirone, prima immobiliarista, poi editore, adesso sempre più banchiere, ha un senso strategico. D’altronde se Caltagirone dispone di una liquidità superiore ai 2 miliardi di euro appare logico attendersi altre mosse. Ed è certamente una banale coincidenza contabile che questa cifra corrisponda a quanto serve al Monte dei Paschi di Siena per ripagare i Tremonti bond emessi.
Stefano Righi