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 2011  gennaio 17 Lunedì calendario

E L’AGCOM ITALIANA FA DA BATTISTRADA

Corrado Calabrò fa i conti con Internet. E con la tutela del diritto d’autore in Rete. Il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha infatti giurisdizione anche su questo spinoso settore. Così, prima di mettere mano a un regolamento, ha avviato una consultazione pubblica sulle proprie idee in merito.
Il documento che contiene Calabrò-pensiero sul copyright online è articolato in due sezioni: prima studia come promuovere sviluppo dell’offerta legale di contenuti, la seconda suggerisce nuove soluzioni per rimuovere i contenuti illegali. Si tratta di pagine che, da un lato, ricalcano analoghi provvedimenti americani, dall’altro, contengono alcune interessanti novità.
In particolare, la prima sezione contiene — oltre a indicazioni scontate, come il potenziamento delle attività di educazione alla legalità e lo sviluppo di metodi di pagamento semplici, efficienti e sicuri — due indirizzi innovativi:
1) favorire la riduzione dello scarto temporale fra la pubblicazione dei contenuti attraverso canali tradizionali e l’accesso agli stessi tramite canali innovativi (per esempio: fra distribuzione di un film nelle sale, vendita del dvd e distribuzione tramite piattaforme digitali);
2) contrastare la logica dei walled garden (cioè l’integrazione monopolistica fra tecnologie, contenuti e reti distributive, con ricorso formati proprietari incompatibili con piattaforme e prodotti concorrenti) promuovendo il livello più ampio possibile di interoperabilità fra piattaforme. Non meno interessante la procedura di contrasto alla diffusione illegale di contenuti protetti da copyright presentata nella seconda sezione:
1) il titolare del diritto contatta fornitore di servizio segnalando violazione (per esempio un video pubblicato su YouTube senza consenso dell’autore);
2) se il fornitore non provvede rimozione entro 48 ore, il titolare segnala l’infrazione all’Autorità;
3) l’Autorità convoca le parti contraddittorio;
4) se verifica l’illegittimità della pubblicazione ne ordina la rimozione.
Riassumendo, il provvedimento mira, da un lato, a semplificare vita al consumatore, accrescendone le possibilità di scelta e migliorandone l’esperienza d’acquisto; dall’altro, a offrire una valida alternativa al proliferare di conflitti legali lunghi, costosi e non sempre efficaci nel contrasto alla pirateria digitale.
Tutto bene quindi? Dato atto di aver compiuto un notevole sforzo per allineare il quadro regolamentare alle trasformazioni tecnologiche e culturali maturate negli ultimi anni, occorre anche sottolineare alcuni limiti del provvedimento.
In primo luogo, va detto che pur lodevole impegno a favore dell’interoperabilità rischia di restare lettera morta in una situazione che vede, piuttosto, il prevalere di logiche monopolistiche, con gestori di rete, Internet company e fornitori di contenuti impegnati a stipulare accordi incrociati finalizzati a escludere la concorrenza, mentre crescono i rischi di un accantonamento del principio di neutralità della rete (vedi la recente, debole soluzione di compromesso adottata in materia dalla Federal communication commission americana).
Infine occorre ricordare che procedura prevista dalla seconda sezione vale per i siti in territorio italiano, mentre per quelli i cui server siano localizzati al di fuori dei confini nazionali sono previste «di proscrizione» e procedure oscuramento, una pratica che di rafforzare la tendenza - già innescata dalle pratiche censorie dei regimi autoritari — alla «balcanizzazione» della rete.
Carlo Formenti