Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 16 Domenica calendario

I COLLETTI BLU AL PRIMO PIANO DELL’EUROTOWER

La sala mercati della Banca centrale europea è al primo piano del grattacielo che a Francoforte ospita l’istituto monetario. Piccola, quasi minuta, è occupata da una decina di persone, tutte con lo sguardo rivolto agli schermi che lampeggiano in continuazione, mentre il prezzo di titoli, azioni, valute e materie prime oscilla in tempo reale. Nulla a che vedere con le enormi quasi fastose sale delle grandi e ricche banche d’investimento che ogni tanto fanno bella mostra di sé in televisione.

Eppure, è da qui che l’Eurosistema, ormai da alcuni mesi, sta tenendo in vita l’Unione monetaria attraverso l’acquisto di titoli pubblici. La decisione è stata presa dal consiglio direttivo della Bce nel maggio dell’anno scorso, dopo un lungo tira-e-molla, pur di calmare le tensioni sul mercato obbligazionario ed evitare un drammatico sconquasso. Una scelta criticata da alcuni per il timore che possa mettere a repentaglio l’indipendenza della banca. In sette mesi, l’Eurosistema ha comprato sul mercato 74 miliardi di euro in obbligazioni statali.

Ufficialmente, nessun commento sui titoli acquistati, ma fonti di mercato rivelano che le obbligazioni sono state finora portoghesi, irlandesi, greche, tutte provenienti quindi dai paesi in piena crisi debitoria. Pur di evitare il rischio di monetizzare il debito, gli acquisti sono interamente sterilizzati. Francesco Papadia, il 63enne direttore generale delle operazioni alla Bce, insieme a Torsti Silvonen, un economista finlandese direttamente responsabile degli acquisti dei titoli, sta seguendo in prima persona questa delicata fase nella vita della zona euro.

«Quest’attività, come altre scelte straordinarie, è stata necessaria ma ha reso più complessa l’attuazione della politica monetaria – dice Papadia –. Nella crisi, il ruolo dei "colletti blu", come me, si è sovrapposto parzialmente a quello degli economisti, i "colletti bianchi" di una banca centrale. Al tempo stesso, queste misure hanno richiesto ancor maggiore coesione all’interno dell’Eurosistema: a un unico centro decisionale corrisponde ora ancora più chiaramente una sala operativa virtuale unica, anche se articolata su 17 diverse collocazioni geografiche».

Gli acquisti sono il risultato di una collaborazione tra centro e periferia nell’Eurosistema. Le linee strategiche provengono dal consiglio direttivo, ma le opzioni operative sono decise dal comitato esecutivo. Molte delle scelte non riguardano tanto l’ammontare esatto quanto il tetto massimo da rispettare. Che titolo comprare, quanto e quando acquistare sono decisioni invece prese dalla direzione delle operazioni. Il consiglio direttivo decide anche se gli acquisti debbano essere attivi o reattivi, vale a dire se in risposta alle offerte degli operatori o meno.

Le operazioni avvengono attraverso una quindicina di banche commerciali con le quali l’Eurosistema lavora regolarmente, ma l’aspetto determinante è sempre il prezzo dell’obbligazione, che deve essere il migliore possibile. Gli acquisti vengono effettuati dalle 17 banche centrali nazionali; anche se la stessa sala mercati della Bce vi partecipa. A seguire le operazioni sono una cinquantina di persone in 17 diverse città della zona euro (a Francoforte hanno sede sia la Bce che la Bundesbank). La chiave del successo è il coordinamento.

Ogni mattina, se non addirittura più volte al giorno, Papadia si riunisce in teleconferenza con le sue controparti nelle banche centrali nazionali. Si discute della situazione del mercato monetario, dei bisogni di liquidità del sistema bancario, dell’andamento dei cambi. Nel frattempo le sale mercati dei 18 istituti monetari dell’Eurosistema sono in contatto continuo con una linea telefonica e internet sempre aperta, per scambiare informazioni e documenti. Non potrebbe essere altrimenti: l’obiettivo è mostrare al mercato un fronte unico.

Gli operatori della Bce sono giovani, in media hanno tra i 30 e i 40 anni. Alcuni di loro hanno fatto gavetta nel settore privato. Altri hanno accumulato esperienza al primo piano del grattacielo di Francoforte. Oggi sono chiamati ad acquistare titoli per stabilizzare i mercati, ma fino al maggio 2010 l’acquisto di obbligazioni avveniva nel quadro della gestione del portafoglio della banca. Lo stesso Silvonen, 45 anni, è alla Bce dagli inizi. Si occupa degli acquisti obbligazionari dopo due anni trascorsi come consigliere della Banca centrale del Bahrain.

La storica scelta di acquistare titoli ha imposto alla Bce di modificare la stessa organizzazione della sala mercati. In precedenza era divisa in due. Una parte si occupava delle operazioni di rifinanziamento; l’altra completamente indipendente si occupava di investire il portafoglio dell’istituto monetario. Oggi questa seconda attività è stata congelata, o meglio è stato deciso per evitare conflitti d’interesse di gestire le diverse posizioni d’investimento con l’obiettivo di mantenerle immutate.

La Bce spera che a un certo punto il fondo salva-stati (Efsf) possa prendere il testimone e acquistare titoli sul mercato al posto della Bce, una scelta che l’istituto ha sempre ritenuto temporanea, «per risolvere il malfunzionamento dei mercati», ha detto il presidente Jean-Claude Trichet. Con successo? Risponde Jacques Cailloux, di Royal Bank of Scotland: «La Bce è stata cruciale in un momento in cui la zona euro era sul punto di implodere. Non ho dubbi: ha guadagnato prestigio dimostrando di poter prendere all’occasione decisioni così fuori dagli schemi».