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 2011  gennaio 18 Martedì calendario

LEGGERESTE UN LIBRO FATTO SOLO DI DOMANDE?

Saresti disposto a leggere un libro composto esclu­sivamente da domande? E nel caso che lo fossi, non ritieni che investire 14,50 eu­ro in un libro del genere, per di più intitolato Interrogative mo­od , sia un atto di coraggio supe­riore alle tue forze? Pensi davve­ro di reggere 138 pagine di do­mande per poi scoprire - giunto alla fine- che non riesci a ritrova­re un nesso logico, o anche solo letterario,tra una e l’altra?Non ti viene il dubbio che l’autore, l’americano Padgett Powell, si sia soltanto inventato qualcosa di editorialmente curioso, e che qualcuno ci sia cascato? A parti­re da Guanda, che lo pubblica in Italia? Ti sei mai fermato a riflette­re sul fatto che esista una diffe­renza tra il concetto di «furbizia» e quello di «originalità»? E se an­che non ti fossi mai posto il dub­bio, non pensi che già dopo la se­conda pagina potresti finire per trovare la cosa stucchevole? O noiosa? O presuntuosa? E se ti fa­cessero osservare che, però, a nessuno prima era mai venuto in mente una cosa del genere, non potresti legittimamente ri­spondere che, se è per questo, a nessuno è mai venuto neppure in mente di pubblicare un libro con tutte le parole stampate ca­povolte, e non per questo- nel ca­so qualcuno lo pubblicasse - si debba ritenerlo per forza «origi­nale »? A proposito, hai mai letto qualcosa di Raymond Quene­au? E se lo hai fatto, accetteresti un paragone tra, ad esempio, Za­zie nel metro e Interrogative mo­od ?
E secondo te, perché qualcu­no lo ha fatto? Solo per vendere meglio il libro di Powell? Ma per­ché il marketing editoriale non conosce un minimo di pudore? Detto questo, conosci qualche editor ancora disposto a usare l’espressione «un divertisse­ment letterario » in un risvolto di copertina? E la circostanza che l’edizione italiana riporti sotto il titolo una frase elogiativa del li­bro firmata da Jonathan Safran Foer, non potrebbe costituire una buona occasione per riconsi­derare il tuo giudizio su Ogni co­sa è illuminata , ammettendo che, forse, era davvero una gran­de str***ta? È corretto affermare che difficilmente la gente si pone domande del tipo «Sai dire di pri­mo acchito se un ippopotamo su­da? » o «Qual è la tua posizione sull’importanza di rastrellare il cortile?», e ancora meno è inte­ressata a un’eventuale risposta? E soprattutto, che porre doman­de s­ia più importante del dare ri­sposte, non è una cosa che, in cir­ca ventimila anni di linguaggio umano e duemilacinquecento di storia della filosofia, abbiamo sentito ripetere un po’ troppo vol­te per accettarla come pretesto per leggere un libro del genere? Davvero lo leggerai?